Il 6 Giugno, fatidico giorno per l’ Europa

Il 6 Giugno 1944 gli Alleati sbarcavano in Normandia e dieci mesi dopo entravano a Berlino. Si chiudeva così un conflitto (costato 55 milioni di morti, in maggioranza civili) da cui sarebbe nata una nuova Europa.

Il 6 Giugno 2024, in un contesto ovviamente e, per fortuna, molto diverso, oltre 400 milioni di europei saranno chiamati al voto per riformare (o rifondare?) un’Europa che molti non avvertono più come loro casa comune.

I 27 Stati che compongono l’Unione sono portatori di costumi, tradizioni e persino culture proprie. Il transumanesimo, voluto da una parte delle élite mondiali e, in qualche misura, favorito anche da alcune scelte della Commissione europea, si scontra palesemente con il sentire comune dei popoli del Vecchio Continente.

In questi cinque anni di governo di Ursula Von der Leyen (che si è retto su una maggioranza di soli 9 voti, generosamente garantiti anche da quei 5 Stelle che s’erano ripromessi di ribaltare l’Europa) abbiamo verificato quanti guasti sono stati prodotti.

Popolari, Socialisti e Verdi – efficacemente sostenuti da una burocrazia diventata essa stessa un potere dentro il potere – hanno assecondato l’ideologia ambientalista che, coniugata alle istanze di mal interpretati diritti civili, sta sgretolando l’Unione europea.

Soprassedendo sulle distruttive politiche green c’è da chiedersi che razza di diritto (civile) sia quello di avere un figlio affittando un utero. Che razza di individui siano coloro che spingono, con il denaro, una donna,estranea al rapporto di coppia, a mettere a disposizione il proprio utero per portare avanti una gravidanza altrui?

Dobbiamo essere orgogliosi del nostro Parlamento che (come ha anche ricordato Roberto Formigoni in un articolo su “Libero” poche settimane fa), primo e unico al mondo, ha sancito che è reato universale la maternità surrogata.

Senza principi etici che rispettano l’uomo non si va da nessuna parte. Piaccia o non piaccia è destinata a fallire qualsiasi iniziativa umana che non osservi il diritto naturale.

Il 6 Giugno 2024 c’è da augurarsi che sbarchino nel rinnovato Parlamento europeo deputati capaci di promuovere l’umanità delle persone e soprattutto determinati a contrastare le derive della mondializzazione del nichilismo illuminato. Deputati che abbiano cognizione della loro finitudine e siano portatori di una visione trascendentale della vita.

Le politiche se non sono per l’uomo, sono contro l’uomo, “tertium non datur”, non c’è una terza possibilità.

I socialisti europei e i sinistri nostrani dimostrano di non volere bene alle persone quando lavorano per far fallire intese tra Unione europea e Stati africani in materia d’immigrazione.

Disprezzano i ceti meno abbienti delle loro società, sui quali gravano i pesi maggiori di un’immigrazione incontrollata, ma soprattutto infieriscono sulla disperazione di emigranti esponendoli ai lucrosi traffici degli schivisti.

L’accoglienza è doverosa. Non occorrono leggi per sancirla; è nel Dna delle persone buone, che per fortuna sono ancora la maggioranza nel mondo. Ma nel biblico esodo di milioni di persone – va ricordato – sono coinvolti anche i governi, le classi dirigenti dei Paesi d’emigrazione. Più prima che poi, si spera che costoro siano chiamai a rispondere delle loro azioni. Troppo semplice (e infondato) l’assioma che l’Occidente, ricco, è sfruttatore, mentre il resto del mondo, povero, è sfruttato.

Tornando al 6 Giugno 2024 ci domandiamo: i credenti e i cattolici che vivono in Europa che fanno? Partecipano, si mobilitano, danno vigore a quei partiti, movimenti, istituzioni che li rappresentano, o si limitano al mugugno e alla critica sterile delle decisioni prese da altri?

La domanda è molto seria e per trovare una risposta usiamo le parole di monsignor Giampaolo Crepaldi, vescovo emerito di Trieste. «A questa pressione coerente e coesa che vuole la distruzione della natura e della sopra natura», egli afferma, «i cattolici, laici e uomini di Chiesa, si adeguano o tentano di opporsi?

Per opporvisi servono le idee, oltre che le mani, con il che torniamo a quanto detto in passato: il cristianesimo e la Chiesa hanno qualcosa di proprio e di unico da dire al mondo. Se non lo fanno, o se lo fanno non come dovrebbero farlo, non rimarranno neutrali in un mondo a sé, ma saranno penetrati da altre idee che con le proprie non hanno niente a che fare».

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