Ucraina due anni di guerra e distruzione

Generale Giuseppe Morabito, membro del Direttorio della NATO Defence College – Sabato 24 Febbraio, saranno esattamente due anni dal giorno in cui l’Ucraina ha iniziato a combattere la Russia per liberare le sue terre e respingere le forze armate di Mosca. Sfortunatamente, la catena logistica dei rifornimenti alleati arrivati “a singhiozzo”, le tattiche ucraine errate, la superiorità aerea e la resistenza organizzata russe hanno fatto sì che la tanto decantata controffensiva ucraina dello scorso anno abbia prodotto pochi (se non nulli) risultati tangibili.

La Russia ha, purtroppo, avuto mesi per preparare le proprie difese e costruirle in profondità. File e file di trincee, ostacoli anticarro, fossati e bunker rinforzati hanno formato una barriera, spesso profonda chilometri, che ha contenuta di fatto le forze ucraine in controffensiva che hanno ripetutamente tentato di sfondare in aperta campagna, con scarso successo e perdite umane ingentissime. Si parla di una generazione di uomini ucraini scomparsa. La controffensiva si è “impantanata” in una guerra lenta e logorante poiché la strategia della Russia di far pagare all’Ucraina ogni metro che tenta di percorrere, ha mostrato e mostra segni di successo.

La qualità dei soldati russi può essere discutibile, ma sono stati comunque in grado di rallentare l’avanzata ucraina, protetti in rifugi fortificati, insieme all’aiuto di droni di sorveglianza che impediscono all’esercito ucraino di lanciare attacchi a sorpresa contro di loro.

In questo modo, un mix di armi nuove e vecchie ha cambiato le dinamiche del moderno campo di battaglia e della guerra combattuta sulle vaste pianure ucraine. Certamente si sono impiegate nuove tattiche e sono stati messi in campo moderni sistemi d’arma di successo ma quelli vecchi, come i carri armati, sono stati mantenuti con successo.

Nonostante tutte le innovazioni del 21° secolo, i campi di battaglia dell’Ucraina meridionale in questo inverno stanno iniziando ad assumere l’inquietante dinamica della Prima Guerra Mondiale. Un Generale italiano di un secolo fa, dopo l’esperienza del Piave non avrebbe avuto problemi a comprendere la brutale fatica di questo conflitto.

I droni sono stati, sono e saranno parte integrante di entrambe le parti di questa guerra. La Russia è arrivata molto tardi ad adottarne l’uso e ne ha pagato il prezzo quando i tentativi dei suoi militari di sorprendere l’Ucraina sono stati vanificati, con l’artiglieria di massa utilizzata per distruggere le unità corazzate e di fanteria russe. Piccoli droni ucraini furono usati per lanciare granate sulle posizioni russe, demoralizzando le truppe bloccate nelle trincee e nelle trincee.

L’artiglieria ucraina li usava per individuare batterie in grado di regolare rapidamente il fuoco in tempo reale, catturando truppe e carri armati russi allo scoperto mentre cercavano di avanzare attraverso le distese agricole.

Le forze di Mosca, nel tempo, hanno applicato al proprio agire le lezioni apprese dalle tattiche ucraine e hanno sfortunatamente ribaltato la situazione. Ora sono le unità ucraine ad essere sorprese nell’avanzare e appare evidente che uscire allo scoperto equivale ad essere distrutti dagli attacchi dell’artiglieria russa.

Entrambi i rivali hanno compreso il valore non solo dei droni di sorveglianza, ma anche dei droni a lungo raggio che possono essere utilizzati per colpire obiettivi preziosi nelle profondità dietro le linee nemiche.

La Russia ha utilizzato sia centinaia di droni Shahed-136 importati dall’Iran sia missili da crociera a basso costo. Questi volando lentamente, servono a saturare le difese aeree ucraine, esaurendo le scorte missilistiche di Kiev poiché una combinazione di attacchi di droni, crociere e missili balistici erode costantemente la capacità dell’Ucraina di difendersi. Quando la difesa aerea si satura un secondo scaglione di droni e missili non ha ostacoli e distrugge gli obiettivi in profondità.

L’Ucraina ha oggi capito tale lezione secondo cui un gran numero di droni armati ed efficaci sono utili in una guerra a livello industriale e un buon modo per compensare una forza aerea più debole. Infatti, l’Ucraina prevede la produzione di massa di droni in grado di distruggere obiettivi fino a 1.000 km di distanza, portando teoricamente Mosca e San Pietroburgo nel raggio d’azione. Ancora più importante, gli scali di smistamento, le strutture portuali, i depositi ferroviari e le caserme sarebbero forse in futuro tutti potenzialmente sotto il fuoco, complicando ulteriormente le sfide logistiche russe nel rifornire le sue forze in prima linea. Per dare un’idea della dipendenza dai droni, fonti governative di Kiev hanno affermato che solo nel 2023, la produzione nazionale di droni è salita a 300.000, senza contare quanto fornito dalle nazioni alleate. L’obiettivo dichiarato per quest’anno è quello di produrre oltre un milione di droni, con almeno la metà dei componenti realizzati localmente, nel tentativo di compensare il calo del sostegno degli Stati Uniti e da tutto l’Occidente .

Quanto precede perché’, indipendentemente da chi vincerà le elezioni americane, il sostegno all’Ucraina si è attenuato man mano che le preoccupazioni interne e altri conflitti, come la reazione israeliana agli attacchi dei terroristi di Hamas, assorbono il sostegno e le risorse degli Stati Uniti.

L’Ucraina non sta ricevendo tutti gli aiuti militari di cui ha disperatamente bisogno mentre la Russia organizza la sua economia di guerra, stanziando ora il 6,5% del suo budget per rimpiazzare le sue perdite sul campo di battaglia, tanto è vero che una stima, pubblicata dal think tank Royal United Services Institute (RUSI), afferma che la Russia può ora produrre 125 carri armati al mese, più che sufficienti per sostituire quelli distrutti nei recenti combattimenti.

Kiev fa sempre più affidamento sui membri europei della NATO (Italia compresa) per compensare qualsiasi potenziale carenza di aiuti militari da parte degli Stati Uniti e il dichiarato potenziamento della produzione ucraina di droni e munizioni per l’artiglieria è ora considerato una priorità nazionale.

Secondo gli analisti parrebbe che per “brutale aritmetica” l’Ucraina ha bisogno di 240.000 proiettili in più di quanti ne dispone al mese per tenere il passo con la Russia. Poiché la maggior parte dei combattimenti vengono condotti a lungo raggio, l’artiglieria è fondamentale per entrambe le parti. L’industria russa ha notevolmente aumentato la produzione di proiettili di artiglieria e sistemi di razzi a lancio multiplo (MLRS), insieme a grandi importazioni di munizioni di artiglieria e missili balistici dal regime nordcoreano . La Russia sarebbe ora in grado di sparare cinque proiettili per ogni colpo ucraino sparato e secondo alcune fonti i disperati difensori ucraini in alcune zone sono ora costretti a sparare qualche colpo al giorno, solo per evitare di capitolare.

Evidente che gli esperti militari di tutti i principali paesi hanno osservato lo svolgersi del conflitto e hanno dovuto recepire alcune lezioni. Le stime prebelliche per la produzione di artiglieria erano tristemente basse e il conflitto ucraino dimostra quanta potenza industriale sia necessaria quando si combatte un esercito equivalente o più grande. Anche le scorte di missili prebelliche erano estremamente basse. La maggior parte dei missili da attacco terrestre erano residui della Guerra Fredda e ora è chiaro che ne sarebbero serviti migliaia, il che significa che i missili a basso costo e di rapida produzione sono parti fondamentali di qualsiasi arsenale. Lo stesso vale per un sistema di difesa aerea e per i missili da crociera. Missili con una gittata di oltre 250 km (155 miglia) sono estremamente efficaci ma sono costosi e richiedono molto tempo per essere costruiti. Sono necessarie alternative economiche. L’idea del carro armato è tornata di moda. Prima dell’invasione, molti paesi stavano gradualmente riducendo le scorte di carri ma l’esperienza ora dimostra che il carro armato, adeguatamente protetto, ha ancora importanza sul campo di battaglia e rimane un’arma formidabile. Tornando ai droni, di cui sentiamo parlare quotidianamente nei notiziari, gli stessi, come indicato, si sono diffusi a ogni livello del campo di battaglia. Seri moltiplicatori di forza, possono aiutare qualsiasi esercito a sfruttare al meglio l’equipaggiamento e le armi di cui dispone. Le forze armate di Kiev hanno dichiarato che la precisione delle unità di artiglieria aumenta del 250% se abbinate ai droni.

In conclusione, dopo due anni di conflitto, gli analisti più qualificati insistono sulla teoria che non continuare il convinto sostegno all’Ucraina rappresenterebbe un enorme fallimento della politica estera e di difesa NATO e indebolirebbe la leadership occidentale.

Inoltre, nell’auspicata possibilità di convincere Mosca attivare in Svizzera una conferenza di pace, Kiev deve sedersi al tavolo in una posizione di forza o paritaria. Un’Ucraina senza supporto finanziario e militare costante e confermato non avrebbe una buona posizione contrattuale per rivendicare i suoi diritti soprattutto sul piano territoriale (le sarebbe chiesto forse di concedere più di quanto già ceduto). Mosca deve sapere che in assenza di accordo il conflitto può continuare e il suo esito, con il tempo, andrebbe a favore di Kiev, anche se in questo momento gli indicatori lo negano e un piano che sia strutturato su una ripartizione di quanto “controllato” al momento dalle due forze armate sarebbe la “base da cui partire” per accordarsi sul futuro.  

Comunque, stabilire una pace sostenibile in Ucraina è obiettivo d’inizio 2024.

didascalia: Generale Giuseppe Morabito, membro del Direttorio della NATO Defence College

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