Il mostro buono di Bruxelles

Il mostro buono di Bruxelles –ovvero l’Europa sotto tutela”, è un pamphlet del poeta e scrittore tedesco Hans Magnus Enzensberger, pubblicato da Einaudi nel 2013, un piccolo testo che, al di là di alcuni eccessi polemici, mantiene una sua attualità rispetto al cuore del problema europeo.

Così scriveva Enzensberger dieci anni fa: “Sono sempre di più gli europei che chiedono che cosa muova questi governanti (europei) in gran parte sconosciuti e dotati di una legittimazione alquanto discutibile”, osservazione del tutto condivisibile visto che i difetti di questa “discutibile legittimazione” si stanno rivelando ogni giorno più pesanti.

Le più recenti decisioni europee sono le ultime gocce hanno fatto traboccare il vaso se è vero che Italia Germania, e altri paesi al seguito, hanno bloccato la direttiva riguardante le auto elettriche che comporterebbe la messa fuori gioco della produzione di auto tradizionali in tempi troppo brevi.

Una seconda direttiva, quella riguardante gli interventi sugli immobili per arrivare a zero emissioni farà probabilmente la stessa fine visti i costi e i tempi necessari per rinnovare un patrimonio immobiliare.

Non è il caso di tornare sulla classificazione dei cibi, sull’introduzione del consumo di farine di insetti, sul semaforo da mettere sulle confezioni destinate al consumo e su tante altre intromissioni nella vita quotidiana degli europei. Ancora più grave è quando la Commissione pensa di introdurre nel costume e nelle leggi dei paesi una concezione della persona, dei suoi diritti e in genere della vita, per cui non ha alcun mandato dai governi.

Bene quindi il parere negativo del Senato sulla proposta del regolamento UE per l’istituzione di un certificato di filiazione europeo che porterebbe a riconoscere anche in Italia pratiche come la maternità surrogata. Questo ordine di argomenti non può essere affrontato con interventi burocratici ma solo con un dibattito coinvolgente i cittadini.

Qui emerge la mancanza di una vera e propria democrazia europea. La Commissione, che sarebbe l’equivalente di un governo, è frutto di un accordo politico tra i diversi paesi, una volta nominata non è revocabile e, nonostante l’esistenza di un Parlamento Europeo, riassume in sé il potere legislativo assieme a quello esecutivo oltre a influenzare la stessa corte di giustizia europea. Non c’è quindi la separazione dei poteri, fondamentale in democrazia, e le sue decisioni possono essere fermate solo dal veto espresso da qualche paese, come nel caso dell’auto elettrica.

Questa impalcatura istituzionale che forse poteva funzionare nell’Europa delle origini, forse fino all’allargamento ai primi tredici stati, in tempi in cui l’ideale europeo era diffuso e sostenuto dai grandi partiti popolari, come il Partito Popolare Europeo e quello socialista (ma non i partiti comunisti occidentali), ha mostrato gravi limiti con gli allargamenti ulteriori fatti dopo la fine della divisione europea e il crollo del comunismo sovietico.

A quel punto “il mostro” ha cominciato ad avere difficoltà nel riconoscersi in un progetto e soprattutto in radici condivise. La chiesa di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI aveva messo in guardia per tempo dal rischio di edificare una costruzione europea fondata solo sull’economia. Il rifiuto di richiamarsi a comuni radici cristiane, la forzatura verso un Trattato Costituzionale avulso dalla storia e dalla stessa realtà europea fece sì che ben nove paesi chiamati al referendum sul trattato votassero contro, affossandolo definitivamente.

“Questo mostro buono -scrive Enzensberger – si muove in punta di piedi. Si comporta in modo spietatamente umanitario. Vuole solo il nostro bene. Come un tutore benevolo si prende cura della nostra salute, dei nostri comportamenti e della nostra morale. Non tiene assolutamente conto del fatto che noi stessi sappiamo ciò che è bene per noi, ai suoi occhi siamo per questo troppo impotenti e immaturi. Perciò abbiamo bisogno di essere assistiti e rieducati a fondo”.

Lo scrittore non è certo un conservatore, anzi. Denuncia un processo che trova solo ora qualche prima battuta di arresto. Purtroppo nel nostro paese il dibattito è caratterizzato da una divisione destra/sinistra che non fa bene al nostro futuro ed è condizionato dal fatto che la sinistra si è identificata negli anni con questa visione dell’Europa-mostro e la difende ancora anche contro gli interessi degli italiani.

A volte sembra che la preoccupazione per il destino dell’Europa aleggi solo nel pensiero cattolico; è importante invece cogliere che siamo di fronte a una questione sostanziale che riguarda la democrazia e su cui anche molto pensiero laico ha espresso preoccupazioni.

Per esempio Hanna Arendt denuncia: “l’oppressione di un ormai evidente mutamento di tutte le forme di stato che evolvono in burocrazie, ossia, verso un dominio esercitato non dalle leggi né dalle persone ma da anonimi uffici e computer, la cui superpotenza del tutto spersonalizzata può minacciare, più del vergognoso arbitrio delle tirannie del passato, la libertà e quel minimo di civiltà senza il quale è impossibile immaginare una vita collettiva”.

Sarebbe più che auspicale che il dibattito politico, in Italia e in Europa, non si perdesse in questioni marginali ma cominciasse seriamente ad affrontare la questione della democrazia nel governo dell’UE; in caso contrario sarà sempre più lontana dai popoli che dovrebbe rappresentare e sempre più inadeguata a stare in un mondo in cui il conflitto tra i diversi imperialismi (come li chiama Francesco) la considerano poco più che un vassallo senza grande peso.

Condividi:

Related posts