Stiamo tornando al 10 Giugno 1940?

Il 10 Giugno 1940, 82 anni fa, dal balcone di Piazza Venezia a Roma, con le celebri parole ai “Combattenti di terra, di mare, dell’aria”, Mussolini annunciava l’entrata in guerra dell’Italia nel secondo conflitto mondiale.

«La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia. Scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell’Occidente, che, in ogni tempo, hanno ostacolato la marcia e spesso insidiato l’esistenza medesima del popolo italiano», furono le parole pronunciate con solennità dal Duce.

L’Archivio Storico Luce Timeline spiega che «Mussolini era realmente convinto che la Germania nazista avrebbe vinto la guerra in breve tempo. Su queste basi e su una sopravvalutazione drammatica delle forze armate italiane, trascinò il Paese in una tragedia che, di fatto, segnerà l’inizio della fine del suo regime.

Ci vorranno però tre anni di disastri bellici, di morti e infine di bombardamenti a tappeto sulle principali città italiane, per convincere Vittorio Emanuele III a liberarsi di Mussolini, dopo che il Gran Consiglio del fascismo, nella seduta del 25 Luglio 1943, lo aveva sfiduciato.

La “resa incondizionata” agli Alleati (8 Settembre 1943), poco dopo la liberazione di Mussolini dal Gran Sasso con la conseguente formazione della Repubblica Sociale Italiana nel Nord Italia e infine la Liberazione nel Maggio 1945, anche grazie a quanti aderirono alla Resistenza, segnarono la fine dell’Italia fascista e di lì a pochi mesi, il 2 Giugno 1946, anche della monarchia, troppo compromessa con il fascismo per sopravvivergli».guerra,

Chiuso il conflitto, costato 55 milioni di morti in Europa (di cui oltre mezzo milione in Italia, secondo stime ufficiali, ma secondo altre oltre un milione), si sviluppa poco dopo la cosiddetta “guerra fredda” che porta tensioni tra il blocco dei Paesi filoamericani e quello dei Paesi filosovietici.

Tale situazione ha ripercussioni anche in Italia: nel Maggio del 1947 il presidente del Consiglio, il democristiano Alcide De Gasperi, vara un governo di cui non fanno più parte i partiti di sinistra. Le elezioni dell’Aprile del 1948, segnate da un’aspra campagna elettorale nella quale l’avversario veniva demonizzato, furono ampiamente vinte dalla DC, anche grazie all’appoggio degli USA e della Chiesa.

In questo quadro politico si realizza una vigorosa ricostruzione economica, favorita dal “Piano Marshall”, un corposo intervento di aiuti messo in atto dagli Stati Uniti per sostenere la ripresa europea ed italiana in particolare.

Il cosiddetto “boom economico”, che si realizzò tra il 1950 e il 1965, vedrà l’Italia trasformarsi da Paese prevalentemente agricolo ad industriale, grazie ad una serie di fattori: generale ripresa dell’economia mondiale, creazione del Mercato comune europeo (1957), basso costo della manodopera e delle materie prime, costruzione di infrastrutture (nel 1959 fu inaugurato il primo tratto dell’Autostrada del Sole). Al “boom” concorsero i governi centristi imperniati sui valori della Democrazia cristiana, partito egemonizzato da personalità provenienti dalle varie espressioni in cui si articolava il movimento cattolico.

La crescita permise un benessere inimmaginabile solo pochi anni prima, testimoniato dalla diffusione di beni di consumo di massa (automobili, elettrodomestici) e, soprattutto, dalla nascita dell’industria del tempo libero.

Allo sviluppo del benessere degli italiani contribuì il senso etico di una generazione sopravvissuta ad una orribile guerra. Furono quelle donne e quegli uomini che, abituati al sacrificio e ad un forte senso del dovere, si rimboccarono le maniche e crearono i presupposti per far rinascere il Paese.

Furono soprattutto i valori, a partire da quelli religiosi, ad innervare e fortificare le coscienze degli italiani protagonisti della ricostruzione. Il partito dei cattolici fu l’attore principale della ripresa economica.

Dal 1992 (le inchieste su “mani pulite”) ai giorni nostri, è stata progressivamente eliminata la presenza dei cattolici in politica, i quali, pur tra mille contraddizioni, rappresentavano comunque un importante elemento di stabilità e moderazione.

Fin dalle loro origini i cosiddetti cattolici democratici, gli unici salvati dalle inchieste giudiziarie, hanno ceduto alle istanze del mondo progressista fino ad assimilarne gli aspetti più borderline: eutanasia, aborto, lgbt, distruzione della famiglia, statalismo, burocratizzazione nazionale ed europea etc.

Eliminata la presenza del pensiero cattolico ispirato ai principi della dottrina sociale cristiana, pensiero in grado di contrastare le pericolose derive degli “ismi” (comunismo, socialismo, liberismo, fascismo, nazismo etc), quale risultato s’è raggiunto? L’esplosione di un mondo egoista in cui pochissimi possiedono il 98 per cento della ricchezza del pianeta mentre milioni di uomini muoiono letteralmente di fame.

Il devastante connubio tra liberismo e comunismo che vige oggi in Cina è il modello a cui tendono anche le élite occidentali. La globalizzazione, a cominciare da quella dei cervelli non pensanti, è il mezzo che gli “illuminati” fautori del nuovo mondo (di cui i progressisti italiani sono costola vitale) hanno scelto per realizzare il loro progetto che contempla, ovviamente, la demonizzazione e decapitazione di proposte o atti cristianamente orientati.

Dall’agenzia Agi prendiamo un esempio che riguarda il tanto acclamato mondo economico: dal 2007 al 2017 gli italiani hanno perduto l’8,4% del loro reddito pro capite; un calo pari a 2.400 euro a cittadino. Dopo essere diminuito da 28.700 a 26.300 euro, questo è ormai scivolato al di sotto della media sia dell’Area euro (30.400 euro) sia dei Paesi dell’Unione Europea a 28 (27.700 euro).

Negli ultimi dieci anni, peggio di noi in Europa hanno fatto solo Cipro (-8,6%) e Grecia (-23,3%) mentre nelle altre grandi economie il dato appare costante (+0% in Spagna) o addirittura in aumento: +1,2% in Portogallo, +2,9% in Francia, +3,2% nel Regno Unito, +10,6% in Germania e addirittura +36,9% in Irlanda.

È evidente la modestia dell’attuale ceto politico, italiano ed europeo, poco incline a riflettere sulla presenza del Trascendente nella propria azione.

L’auspicio è che tale ceto venga sostituito con un’altra classe di persone portatrici di una visione della vita, se non guidata, almeno rispettosa dei valori giudaico-cristiani.

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