America Latina: l’agenda 2033 della Rete Cardinale Van Thuân

La Rete è stata costituita nel 2015 e le sue istituzioni co-fondatrici sono l’Università Juan Pablo II (San José – Costa Rica), l’Università Popolare Autonoma dello Stato di Puebla (Puebla – Messico) e il Centro di Ricerca sull’Etica Sociale della Fondazione Aletheia (Buenos Aires – Argentina). Fin dalla sua fondazione, tale RETE è patrocinata dall’OSSERVATORIO INTERNAZIONALE CARDINALE VAN THUÂN PER LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA (Verona – Italia).

Il testo dell’Agenda è molto interessante perché fa riferimento alla visione tradizionale della Dottrina sociale della Chiesa, nulla concedendo alle attuali trasfigurazioni pastoraliste, ecologiste e sociologiche, in un continente che ha contribuito notevolmente alle queste distorsioni.

AGENDA 2023-2033 PER LO SVILUPPO DEI POPOLI IBERO-AMERICANI
Rete latinoamericana Cardinal Van Thuân per la Dottrina sociale della Chiesa

Per il regno sociale di Nostro Signore Gesù Cristo, a 2000 anni dalla sua morte e risurrezione.
Sotto la protezione della Vergine di Guadalupe, Patrona, Imperatrice e Madre Celeste di tutte le Americhe, a 500 anni dalla sua apparizione (1531-2031).

DIFESA DELLA CULTURA E DELL’IDENTITÀ NAZIONALE: non vi può essere autentico sviluppo se non a partire dalla matrice spirituale e culturale che affonda le sue radici nell’essere nazionale; lo Stato è al servizio della Nazione e per adempiere adeguatamente al suo scopo deve nutrirsi del sentimento nazionale che lo sostiene. Una Nazione senza cultura è una Nazione senza destino storico e senza grandezza, non c’è sviluppo, non c’è sovranità se non a partire dall’identità culturale. E la cultura che ha dato origine ai nostri popoli proviene dal tronco ispanico cristiano, è la cultura cattolica; il cattolicesimo non rappresenta solo un culto, è l’essenza della nostra cultura fondazionale. “Quando questa consapevolezza viene meno, gli stessi cattolici si condannano alla diaspora culturale e rendono insufficienti e riduttive le loro proposte. Presentare in termini culturali aggiornati il patrimonio della Tradizione cattolica, i suoi valori, i suoi contenuti, l’intera eredità spirituale, intellettuale e morale del cattolicesimo è anche oggi l’urgenza prioritaria.” (Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, 555).

LA SALUTE DELLA FAMIGLIA: il futuro dell’umanità si forgia nella famiglia (Giovanni Paolo II, Familiaris consortio). È condizione prioritaria preservare la salute spirituale e materiale della famiglia, perché solo a partire dalla promozione dell’autentica e vera famiglia, a partire dalla difesa della sua integrità e centralità si potrà raggiungere la meta dello sviluppo umano integrale. La decadenza della famiglia e della vita familiare è la causa più profonda della decadenza dei popoli, per cui ogni strategia di sviluppo a livello nazionale e regionale deve affrontare la sfida culturale, politica e sociale avendo la famiglia come principale protagonista.

«Di fronte alle teorie che considerano l’identità di genere soltanto come prodotto culturale e sociale derivante dall’interazione tra la comunità e l’individuo, prescindendo dall’identità sessuale personale e senza alcun riferimento al vero significato della sessualità, la Chiesa non si stancherà di ribadire il proprio insegnamento: «Spetta a ciascuno, uomo o donna, riconoscere ed accettare la propria identità sessuale. La differenza e la complementarità fisiche, morali e spirituali sono orientate al bene del matrimonio e allo sviluppo della vita familiare». (Compendio di Dottrina sociale della Chiesa, 224).

PROMUOVERE L’ISTRUZIONE ALLA VIRTÙ E AL DOVERE: L’istruzione è un fattore chiave in qualsiasi strategia di sviluppo, con effetti sul piano politico, economico e sociale; nella società della conoscenza lo sviluppo di una Nazione dipende dai suoi beni educativi e intellettuali e dall’esistenza di una leadership sociale adeguata e debitamente formata (meritocrazia). L’educazione ha per scopo l’arricchimento morale, intellettuale ed estetico della persona, la vera educazione è perfettiva, non utilitaria, forma uomini non solo per un agire migliore, ma per il suo essere e non per essere qualsiasi cosa, bensì esseri conformi alla verità, rendendo così possibile l’autentica promozione umana e il governo dei migliori (aristocrazia).

Il progresso e lo sviluppo di una nazione hanno bisogno di uomini educati alla virtù e al dovere, al contrario di ciò che suggerisce la pedagogia attuale e dominante che pone l’accento sui diritti piuttosto che sugli obblighi; ciò comporta la mancanza di consapevolezza dei doveri sociali e la conseguente assenza di un impegno comunitario che garantisca, in ogni momento, la coesione sociale e un progetto di vita comune. «Tutti gli uomini di qualunque razza, condizione ed età, in forza della loro dignità di persona hanno il diritto inalienabile ad una educazione (5), che risponda alla loro vocazione propria (6) e sia conforme al loro temperamento, alla differenza di sesso, alla cultura e alle tradizioni del loro paese, ed insieme aperta ad una fraterna convivenza con gli altri popoli, al fine di garantire la vera unità e la vera pace sulla terra. La vera educazione deve promuovere la formazione della persona umana sia in vista del suo fine ultimo, sia per il bene dei vari gruppi di cui l’uomo è membro ed in cui, divenuto adulto, avrà mansioni da svolgere». (Gravissimum educationis, 1).

SRADICARE LA POVERTÀ: negli ultimi anni sono emersi gravi sintomi di scomposizione sociale che corrispondono non solo ai livelli di povertà materiale registrati in vari Paesi della regione, ma anche a strutture di peccato che impediscono un autentico sviluppo umano. Infatti, decisioni legislative che ignorano o rifiutano la legge di Dio e che attentano alla vita, ai principi e ai valori morali sui quali si è forgiata la stessa Nazione, alla corruzione generalizzata, al narcotraffico, al deterioramento istituzionale, l’emarginazione sociale ed economica come caratteristica strutturale della società, sono segni eloquenti di quella triplice miseria segnalata da Papa Francesco nel suo Messaggio di Quaresima (26-XII-2013): miseria spirituale, che si riflette nell’autosufficienza dell’uomo e nella conseguente negazione di Dio; miseria morale, riflessa nella mancanza di etica e nella schiavitù del peccato, dell’alcool, della droga e della pornografia; miseria materiale, abitualmente chiamata povertà e riflessa in condizioni di vita che non corrispondono alla dignità della persona umana, privata dei beni di prima necessità e dei suoi diritti fondamentali. «Uno sviluppo, che non comprenda le dimensioni culturali, trascendenti e religiose dell’uomo e della società nella misura in cui non riconosce l’esistenza di tali dimensioni e non orienta ad esse i propri traguardi e priorità, ancor meno contribuisce alla vera liberazione. (…) L’ostacolo principale da superare per una vera liberazione è il peccato e le strutture da esso indotte, man mano che si moltiplica e si estende.» (S. Giovanni Paolo II, Sollicitudo rei socialis, 46).

GARANTIRE I DIRITTI: Il populismo demagogico che avanza su diversi Paesi della regione mira a imporre una nuova statalità, una nuova etica statale che viola i diritti e le libertà individuali. Il diritto alla vita, il diritto alla proprietà privata, le libertà individuali e sociali, sono ora soggetti alla volontà del sovrano in quanto, in virtù di questa nuova etica statale, è lo Stato che definisce interessi e valori comuni a tutti ed è la democrazia che prende decisioni secondo le regole che essa stessa stabilisce. «La fonte ultima dei diritti umani non si situa nella mera volontà degli esseri umani, nella realtà dello Stato, nei poteri pubblici, ma nell’uomo stesso e in Dio suo Creatore.

Tali diritti sono «universali, inviolabili, inalienabili». Universali, perché sono presenti in tutti gli esseri umani, senza eccezione alcuna di tempo, di luogo e di soggetti. Inviolabili, in quanto «inerenti alla persona umana e alla sua dignità» e perché «sarebbe vano proclamare i diritti, se al tempo stesso non si compisse ogni sforzo affinché sia doverosamente assicurato il loro rispetto da parte di tutti, ovunque e nei confronti di chiunque». Inalienabili, in quanto «nessuno può legittimamente privare di questi diritti un suo simile, chiunque egli sia, perché ciò significherebbe fare violenza alla sua natura.» (Compendio di Dottrina sociale della Chiesa, 153).

PROMUOVERE IL LAVORO: Il lavoro costituisce una dimensione fondamentale dell’esistenza umana, mediante il lavoro l’uomo si realizza in quanto uomo, mediante il lavoro l’uomo si fa più uomo (Giovanni Paolo II, Laborem exercens). Il lavoro rende degna la persona, per questo ogni politica economica deve mirare alla piena occupazione degli agenti e dei fattori della produzione e a creare le condizioni che garantiscano il diritto al lavoro, mentre ogni uomo ha l’obbligo morale di procurarsi un livello di sussistenza dignitoso. «Il lavoro è un bene di tutti, che deve essere disponibile per tutti coloro che ne sono capaci. La «piena occupazione» è, pertanto, un obiettivo doveroso per ogni ordinamento economico orientato alla giustizia e al bene comune. Una società in cui il diritto al lavoro sia vanificato o sistematicamente negato e in cui le misure di politica economica non consentano ai lavoratori di raggiungere livelli soddisfacenti di occupazione, « non può conseguire né la sua legittimazione etica né la pace sociale (…) Il dovere dello Stato non consiste tanto nell’assicurare direttamente il diritto al lavoro di tutti i cittadini, irreggimentando l’intera vita economica e mortificando la libera iniziativa dei singoli, quanto piuttosto nell’« assecondare l’attività delle imprese, creando condizioni che assicurino occasioni di lavoro, stimolandola ove essa risulti insufficiente o sostenendola nei momenti di crisi.» (Compendio di Dottrina sociale della Chiesa, 288 e 291).

PRESERVARE L’ECOLOGIA UMANA E AMBIENTALE: Ogni strategia di sviluppo economico deve rispettare e salvaguardare l’ambiente, cercando di conciliare le esigenze della crescita economica e dello sviluppo con le esigenze della protezione ambientale. La tutela e la protezione dell’ambiente è un dovere e una responsabilità comune di tutti gli attori sociali, l’uomo ha la capacità di trasformare il mondo con il proprio lavoro e attraverso l’uso della tecnologia ma, come padrone di tutto il creato, deve farlo tenendo conto che i beni di cui dispone sono un dono originario di Dio di cui fare uso in modo razionale. «L’uomo, in verità, non sbaglia a riconoscersi superiore alle cose corporali e a considerarsi più che soltanto una particella della natura o un elemento anonimo della città umana. Infatti, nella sua interiorità, egli trascende l’universo delle cose. (…)

L’uomo ha ragione di ritenersi superiore a tutto l’universo delle cose, a motivo della sua intelligenza, con cui partecipa della luce della mente di Dio.» (Gaudium et spes, 14 e 15). «Oltre all’irrazionale distruzione dell’ambiente naturale è qui da ricordare quella, ancor più grave, dell’ambiente umano, a cui peraltro si è lontani dal prestare la necessaria attenzione. Mentre ci si preoccupa giustamente, anche se molto meno del necessario, di preservare gli «habitat» naturali delle diverse specie animali minacciate di estinzione, perché ci si rende conto che ciascuna di esse apporta un particolare contributo all’equilibrio generale della terra, ci si impegna troppo poco per salvaguardare le condizioni morali di un’autentica «ecologia umana». Non solo la terra è stata data da Dio all’uomo, che deve usarla rispettando l’intenzione originaria di bene, secondo la quale gli è stata donata; ma l’uomo è donato a se stesso da Dio e deve, perciò, rispettare la struttura naturale e morale, di cui è stato dotato.» (S. Giovanni Paolo II, Centesimus annus, 38).

«Una corretta concezione dell’ambiente, mentre da una parte non può ridurre utilitaristicamente la natura a mero oggetto di manipolazione e sfruttamento, dall’altra non deve assolutizzarla e sovrapporla in dignità alla stessa persona umana. In quest’ultimo caso, si arriva al punto di divinizzare la natura o la terra, come si può facilmente riscontrare in alcuni movimenti ecologisti che chiedono di dare un profilo istituzionale internazionalmente garantito alle loro concezioni.» (Compendio di Dottrina sociale della Chiesa, 463).

ISTITUZIONI E DEMOCRAZIA: La vita sociale e comunitaria presuppone l’esistenza di un ordine dovuto e proposto all’uomo per una migliore convivenza; la società si corrompe quando le parti si disinteressano del tutto, quando la ricerca esclusiva ed escludente del profitto personale prevale sul bene comune, provocando disordine, anarchia sociale e distruzione della vita comunitaria. Allo stesso modo si corrompe la vita politica quando si perde coscienza della finalità del potere, in quanto esso viene esercitato in funzione del capriccio e dell’arbitrio dei governanti, colonizzando il pubblico a beneficio privato.

La corruzione generalizzata e radicata nella vita comunitaria è un freno importante alla crescita economica e allo sviluppo dei popoli e delle nazioni. «I politici greci che vivevano sotto il governo popolare non riconoscevano — diceva — altra forza che quella della virtù. Quelli di oggi non parlano che di manifatture, di commercio, di finanze, di ricchezza e perfino di lusso. Quando la virtù cessa di esistere, l’ambizione entra nei cuori capaci di riceverla e l’avidità si impadronisce di tutti gli altri (…) Prima i beni dei singoli formavano il tesoro pubblico, ma non appena la virtù viene persa, il tesoro pubblico diventa il patrimonio dei privati. La repubblica è un corpo morto e la sua forza è costituita soltanto dallo strapotere di alcuni cittadini e dalla licenza di tutti.» (Montesquieu, Lo spirito delle leggi).

È la decadenza morale o l’allontanamento dalla virtù che provoca la disintegrazione della comunità politica e porta all’esistenza di una folla preoccupata solo della propria felicità privata e del benessere economico personale. «Un’autentica democrazia è possibile solo in uno Stato di diritto e sulla base di una retta concezione della persona umana (…) Bisogna osservare che, se non esiste nessuna verità ultima, la quale guida ed orienta l’azione politica, allora le idee e le convinzioni possono esser facilmente strumentalizzate per fini di potere (…) Una democrazia senza valori si converte facilmente in un totalitarismo aperto oppure subdolo, come dimostra la storia.» (S. Giovanni Paolo II, Centesimus annus, 46).

«Un’autentica democrazia non è solo il risultato di un rispetto formale di regole, ma è il frutto della convinta accettazione dei valori che ispirano le procedure democratiche: la dignità di ogni persona umana, il rispetto dei diritti dell’uomo, l’assunzione del «bene comune» come fine e criterio regolativo della vita politica. Se non vi è un consenso generale su tali valori, si smarrisce il significato della democrazia e si compromette la sua stabilità.» (Compendio di Dottrina sociale della Chiesa, 407).

PROMUOVERE LA CRESCITA ECONOMICA E L’EQUITÀ SOCIALE: Lo Stato, come garante del Bene Comune, ha gli strumenti necessari (politiche economiche) per raggiungere l’obiettivo di una crescita economica sostenuta e di uno sviluppo con equità sociale. A tal fine, essa dovrà promuovere, stimolare, incoraggiare, completare e agire in forma di sovvenzione dell’iniziativa privata al fine di rafforzare la matrice produttiva nazionale generatrice di ricchezza; favorire una maggiore produttività economica e sociale, la diffusione della proprietà privata e lo sviluppo tecnologico nazionale; l’attuazione di una politica industriale che promuova le piccole e medie imprese verso una proiezione internazionale; una politica del settore esterno che incoraggi le esportazioni ad alto valore aggiunto; una politica di sviluppo regionale e settoriale che consenta una crescita economica territorialmente ben distribuita; una politica fiscale fondata sulla proporzionalità, sull’equità e sulla capacità contributiva della società, incoraggiare l’occupazione formale e una maggiore produttività; e una politica sociale che risponda alle reali esigenze sociali e attutisca i costi derivanti dalla maggiore efficienza e competitività richieste dall’economia globale, il tutto attraverso un’efficiente allocazione delle risorse. «La dimensione morale dell’economia fa cogliere come finalità inscindibili, anziché separate e alternative, l’efficienza economica e la promozione di uno sviluppo solidale dell’umanità. La morale, costitutiva della vita economica, non è né oppositiva, né neutrale: se ispirata alla giustizia e alla solidarietà, costituisce un fattore di efficienza sociale della stessa economia.

È un dovere svolgere in maniera efficiente l’attività di produzione dei beni, altrimenti si sprecano risorse; ma non è accettabile una crescita economica ottenuta a discapito degli esseri umani, di interi popoli e gruppi sociali, condannati all’indigenza e all’esclusione. L’espansione della ricchezza, visibile nella disponibilità di beni e di servizi, e l’esigenza morale di una equa diffusione di questi ultimi devono stimolare l’uomo e la società nel suo insieme a praticare la virtù essenziale della solidarietà per combattere, nello spirito della giustizia e della carità, ovunque ne sia rivelata la presenza, quelle «strutture di peccato» che generano e mantengono povertà, sottosviluppo e degradazione. (…)

Per assumere un profilo morale, l’attività economica deve avere come soggetti tutti gli uomini e tutti i popoli. (…) Se vissuta moralmente, l’economia è dunque prestazione di un servizio reciproco, mediante la produzione di beni e servizi utili alla crescita di ognuno, e diventa opportunità per ogni uomo di vivere la solidarietà e la vocazione alla «comunione con gli altri uomini per cui Dio lo ha creato.» (Compendio di Dottrina sociale della Chiesa, 332 e 333).

CONCORDIA SOCIALE: Lo sforzo di concepire e realizzare una strategia di crescita e di sviluppo, capace di favorire una società più giusta e più umana, rappresenta una vera sfida e un dovere stimolante. Ma nella storia dei popoli, ogni momento ha la sua questione sociale che riflette gli ostacoli, gli sconvolgimenti e i problemi che impediscono di percorrere la strada e di raggiungere l’obiettivo di un autentico sviluppo nazionale. In ogni momento emerge una spaccatura sociale, una crisi in cui affiorano i punti di forza e le debolezze del soggetto che la vive, sia come soggetto individuale e come corpus sociale, cioè come società tutta. «Lo scisma nel corpo sociale (…) costituisce un’esperienza collettiva e quindi superficiale. Il suo senso risiede nel fatto che è il segno esteriore visibile di una spaccatura spirituale interna, e quella spaccatura spirituale si apre nell’anima degli uomini, poiché solo l’anima può essere soggetto e autore, rispettivamente, delle esperienze e degli atti spirituali. All’interno di ogni scisma che appare sulla superficie della società (…) si troverà uno scisma dell’anima» (Arnold Toynbee). È per questo che, per raggiungere l’ordine, la pace e la concordia sociale, la meta di uno sviluppo sostenibile esige che l’amore sociale sia presente e penetri in tutte le relazioni sociali. «Per rendere la società più umana, più degna della persona, occorre rivalutare l’amore nella vita sociale — a livello politico, economico, culturale —, facendone la norma costante e suprema dell’agire. Se la giustizia «è di per sé idonea ad “arbitrare” tra gli uomini nella reciproca ripartizione dei beni oggettivi secondo l’equa misura, l’amore invece, e soltanto l’amore (anche quell’amore benigno, che chiamiamo “misericordia”), è capace di restituire l’uomo a se stesso». Non si possono regolare i rapporti umani unicamente con la misura della giustizia: «Il cristiano sa che l’amore è il motivo per cui Dio entra in rapporto con l’uomo. Ed è ancora l’amore che Egli s’attende come risposta dall’uomo. L’amore è perciò la forma più alta e più nobile di rapporto degli esseri umani tra loro. (…) Solo un’umanità nella quale regni la “civiltà dell’amore” potrà godere di una pace autentica e duratura.» (Compendio di Dottrina sociale della Chiesa, 582). «L’amore che si estende al di là delle frontiere ha come base ciò che chiamiamo “amicizia sociale” in ogni città e in ogni Paese. Quando è genuina, questa amicizia sociale all’interno di una società è condizione di possibilità di una vera apertura universale.» (Papa Francesco – Fratelli tutti, 99).

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