Luino, Toni Capuozzo: l’Italia degli anni Ottanta

Toni Capuozzo, mercoledì sera 22 Novembre, ha presentato al Teatro Sociale di Luino il suo ultimo libro “Nessun più canta per strada”.

Una serata che ha richiamato un folto pubblico. Toni Capuozzo, giornalista e volto familiare delle reti Mediaset, conosciuto come inviato di guerra ha raccontato le guerre della ex Jugoslavia, i conflitti in Somalia, in Medio Oriente, Afghanistan.

Con “Nessuno più canta per strada” ha deciso di raccontare l’Italia degli anni ottanta. Una raccolta di storie del Bel Paese che dalle Istituzioni, ai trasporti, ai Pubblici uffici sembrava rallentato, ma come ha dichiarato nell’intervista rilasciata alla redazione di Vareseinluce, resisteva ai cambiamenti.

Come è nata l’idea del libro?

Il libro è una specie di rivincita. Sono sempre stato un inviato di guerra ma non ho fatto solo quello, ho raccontato anche storie italiane. Questo libro ne è una raccolta. Finalmente non parlo di guerra, ma di guerre sociali, sono piccole storie degli anni ottanta. Emblematiche se vogliamo. Quando l’Italia finisce di essere un paese in bianco e nero e diventa a colori. Finisce il mondo contadino e poi quello industriale e diventiamo un Paese di servizi, proprio come siamo adesso. Allora io scrivevo, così ho raccolto le storie che ho scritto in quel decennio

Quale tra le storie raccontate nel libro è piaciuta o l’ha colpita di più?

La storia che mi ha colpito, così come anche oggi, è la strage di Bologna. Faticavo a capire era qualcosa di straordinariamente troppo grande. Le storie che amo di più sono quelle legate al vagabondaggio, ad esempio un viaggio fatto in treno durato un mese e mezzo. Ho attraversato tutta l’Italia. Da Trieste alla Sicilia, per raccontare un Italia che stentava ad andare veloce . L’Italia andava lenta nei trasporti, negli affari. Un Italia che resisteva ai cambiamenti

Con questo libro desidera trasmettere un messaggio ai giovani o semplicemente raccontare un’Italia diversa?

Nessun messaggio. Mi piace far ragionare il lettore, un libro che spinge al gusto della lettura, che non si fa fatica a leggere fino in fondo. Un libro che faccia compagnia così come deve essere la lettura.

Un libro non solo per i giovani ma rivolto a tutti?

Si, esatto. Per le persone di una certa età è un libro rivolto al ricordo, per i giovani è un libro che parla di un periodo che non hanno vissuto. E una raccolta di reportage, storie scritte nel corso della mia carriera professionale. Scritti nati tra una guerra e l’altra, in cui cercavo di raccontare anche il paese Italia.

Scrivere questo libro è tracciare un bilancio tra l’Italia di ieri e di oggi?

Non vuole essere un bilancio. Abbiamo vissuto dei cambiamenti enormi senza renderci conto. Quando viviamo la storia non ci accorgiamo immediatamente dei cambiamenti che stiamo affrontando. Basta pensare all’arrivo dei telefonini e come è cambiata la nostra vita oggi. Se penso agli anni ottanta, io scrivevo gli articoli con la macchina da scrivere non con il computer. Abbiamo vissuto dei cambiamenti davvero epocali.

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