“Il mondo al contrario”: tutti lo citano pochi l’hanno letto

Come previsto sinistri e stampa asservita si sono scatenati per screditare il libro del generale di divisione Roberto Vannacci. Il risultato è che hanno attirato l’attenzione sul testo dal quale emerge buon senso e ineccepibile realismo.

Il generale Roberto Vannacci è l’autore del saggio “Il mondo al contrario”, uno scritto di 358 pagine auto-prodotto in vendita su Amazon.

Un testo che in poco tempo è diventato un best seller del panorama editoriale italiano. L’Autore è un autorevole generale dell’Esercito italiano, avvicendato dal vertice dell’Istituto Geografico Militare di Firenze.

La sua carriera inizia come Ufficiale paracadutista ed entra a far parte dell’ unità di Incursori dell’Esercito, il 9° Reggimento d’assalto paracadutisti “Col Moschin”.

È stato in servizio presso l’Ufficio Operazioni del Comando delle Forze Operative Terrestri quale Ufficiale addetto alle Forze Speciali ricoprendo il ruolo di “Chief Special Forces” presso il Corpo d’Armata di reazione Rapida della NATO a Solbiate Olona. Ha sempre svolto servizio in Unità di Forze Speciali e partecipato alle operazioni in Somalia, Rwanda, Yemen, Balcani, Costa d’Avorio, Iraq, Afghanistan e Libia.

Nell’ultimo decennio, ha comandato lo Special Forces Task Group in Iraq, ed è stato il primo Comandante della Task Force 45 in Afghanistan.

Nel 2011 è stato impiegato in supporto alle autorità diplomatiche in Libia dove ha organizzato e portato a termine l’evacuazione d’emergenza della sede diplomatica di Tripoli e dei concittadini che ancora erano nelle vicinanze della capitale.

Nel periodo 2013-14 è tornato in Afghanistan quale Capo di Stato Maggiore delle Forze Speciali della NATO. Nel 2017 è stato impiegato per un anno in Iraq quale Comandante del Contingente nazionale terrestre dell’operazione Prima Parthica e quale Deputy Commanding General for Training della Coalizione anti ISIS nell’ambito dell’Operation Inherent Resolve.

Un militare che ha vissuto gran parte della sua vita in teatri di guerra e in luoghi abbandonati di cui spesso sentiamo parlare al telegiornale o in qualche trasmissione televisiva.

Dopo una vita trascorsa a svolgere operazioni in zone di guerra ha deciso di scrivere un saggio che raccoglie opinioni e idee sulla base delle sue esperienze di vita, senza per altro toccare argomenti strettamente inerenti alla sua professione di soldato. Un testo che tocca temi al centro del dibattito pubblico affrontati, è il caso di sottolineare, con quel “Buonsenso” che è il titolo del primo capitolo.

L’Autore, con estrema concretezza, affronta temi che possono essere ovvi anche se così non è per quella parte della classe politica che lo ha aspramente criticato.

Uno dei tanti esempi che mette in risalto l’estrema concretezza del testo l’abbiamo trovato nel capitolo dedicato all’ “Ambientalismo”.

L’Autore si riferisce all’episodio del nubifragio che ha colpito la città di Milano abbattendo numerosi alberi. Questo il suo ragionamento: «Perché continuare a piantare alberi ad alto fusto lungo le strade cittadine? Piantiamo oleandri, aranci selvatici, piccoli alberi piante e arbusti, ma evitiamo gli alberi di “prima grandezza” che possono superare i 30 metri di altezza, i cedri del Libano, i platani, le querce rosse o i colossi vegetali che se sradicati combinano tragedie e putiferio».

Invece che fa il sindaco Sala? Lancia l’iniziativa “forestaMi” per piantare 3 milioni di alberi ad alto fusto non solo nei parchi, ma lungo le strade della città. Che bell’adattamento ai cambiamenti climatici!

Altra nota di saggezza è rivolta a chi in questa estate si è lamentato delle alte temperature nelle grandi città, vale a dire ad alcuni politici e sindacalisti che hanno invocato la cassa integrazione per i lavoratori in attività nei giorni della calura.

Il Generale, sulla base dell’esperienza vissuta in quei Paesi dove le temperature superavano oltre 40 gradi, come l’Iraq, per esempio, suggerisce di organizzare il lavoro nelle ore più fresche, notte compresa.

«Ho servito in Iraq, complessivamente, per quasi due anni», scrive, «e, nei mesi estivi, quando le temperature superano i 50 gradi all’ombra e quando a toccare il fucile a mani nude ci si ustiona, le forze militari irachene che addestravamo svolgevano l’attività “esterna” dalle quattro alle nove del mattino.

Si riusciva ad impegnarle in attività teorica all’interno di locali condizionati ancora per qualche ora ma il resto della giornata era dedicata al riposo. Nei Paesi mediterranei avremmo potuto organizzarci strutturalmente da tempo per consentire questo slittamento dell’orario di lavoro estivo senza, ogni estate, lamentarci di quanto sia improponibile “faticare” con la canicola. I nostri nonni, soprattutto al Sud dello Stivale, abbassavano le serrande dall’una alle cinque del pomeriggio e si concedevano la “siesta”, ma loro vivevano a contatto con la Natura e forse, proprio per questo, erano molto più saggi di noi».

Altra riflessione interessante è il tema trattato nel capitolo “Nuova città”. Oltre a ribadire il concetto che i centri urbani sono ormai caratterizzati da sovrappopolamento, bullismo, degrado e rumori anche qui pochi “pseudo-esperti” di ambiente applicano regole per rendere la vita difficile alle famiglie che devono affrontare e superare continui balzelli.

Dice il Generale: «Le città si stanno trasformando in spazi per single privilegiati e funzionari ben retribuiti mentre diventano luoghi invivibili per famiglie con prole, lavoratori, anziani, artigiani ed operai costretti ad emigrare verso i sobborghi o verso altre realtà meno popolose ed esclusive».

Nella sua riflessione l’Autore evidenzia come tutti i provvedimenti intrapresi per diminuire l’inquinamento si siano dimostrati poco utili e fa esplicito riferimento al periodo vissuto durante la pandemia.

«La circolazione nei centri urbani era praticamente ridotta di più del 70%; non si sono rilevati miglioramenti significativi della qualità dell’aria. Anzi, l’inquinamento ha continuato a superare i limiti raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, un giorno su quattro, nonostante l’attività industriale fosse sensibilmente ridotta. Tutti questi sforamenti avvengono sempre nel periodo Gennaio-Aprile e mai quando i riscaldamenti domestici sono spenti. Anche all’osservatore poco attento questa inconfutabile realtà dovrebbe suggerire che i maggiori responsabili dell’inquinamento non sono i veicoli, ma altro».

Roberto Vannacci affronta gli argomenti con estrema chiarezza riuscendo a dare voce ai molti che avvertono insoddisfazione per il cambiamento dello stile di vita che si tenta di imporre loro con inganno e violenza.

“Il mondo al contrario” è un testo che non rispetta il “politicamente corretto”, un saggio scritto con una prosa semplice e fluida arricchita con dati e statistiche su temi attuali che toccano da vicino ogni cittadino europeo.

Un saggio che mostra l’inadeguatezza di tanti provvedimenti assunti da vari centri di potere in contrasto con il sentire comune di milioni di europei.

Il libro descrive situazioni di quotidianità in cui le persone sono costrette a vivere sottomesse a leggi, abitudini e principi diversi da quelli a cui erano abituate.

Inutile girarci attorno tentando di screditarlo: lo scritto del generale Vannacci coglie appieno il sentimento della gente comune e per bene che, grazie a Dio, è ancora maggioranza in Italia.

Roberto Vannacci, Il mondo al contrario, pp. 358, vendita Amazon

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