Lunedì 26 lunga intervista a Formigoni su cattolici e politica

Lunedì 26 Giugno pubblicheremo la lunga intervista che Roberto Formigoni ha concesso al nostro giornale. È un’originale riflessione su ciò che i cattolici possono ancora fare per migliorare l’Italia ricominciando ad occuparsi di politica.

Da Tangentopoli sono passati 30 anni nel corso dei quali è stata assordante l’assenza dei credenti nel dibattito pubblico. Avere contrastato la cultura cattolica con l’obiettivo di eliminarla dalla vita sociale non ha arrecato alcun beneficio al nostro Paese. Aggredire la Chiesa facendola passare per oscurantista non ha migliorato la qualità della vita delle persone.

L’orgoglio omosessuale, l’eutanasia, l’utero in affitto, l’aborto sono diritti fondamentali? Conquiste di cui compiacersi? Concepire l’oppositore non come avversario politico, ma come nemico da odiare ed eliminare, è un risultato di cui rallegrarsi?

I cattolici, troppi cattolici, si sono lasciati sedurre dagli agi di una vita sempre meno disposta anche ai più piccoli sacrifici. Così, giorno dopo giorno hanno svirilizzato la propria fede, annacquandola e, nel contempo, hanno consentito ad istrioni privi di scrupoli di imporre stili di vita e comportamenti che tutto fanno fuorché il bene della persona.

I credenti, se tali, non possono perdere la fierezza degli insegnamenti evangelici ricevuti. Non battersi per i propri valori, non affermare i propri ideali, è un peccato d’ignavia di cui dolersi profondamente.

È ora di uscire dal torpore in cui tanti praticanti si sono crogiolati e stimolarli perché tornino a frequentare i luoghi in cui si prendono le decisioni con le quali si governano le comunità, a tutti i livelli: comunale, provinciale, regionale, nazionale. In un momento in cui il transumanesimo sembra affascinare sempre di più le élite mondiali, occorre serrare le fila e svegliare le coscienze di praticanti e non per condurre alla ragione gli uomini ricordando la loro finitudine rispetto a Dio.

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