Natale: Paradiso per molti, Inferno per altri

Natale, ancora una volta è Natale. Da 2021 anni i cristiani celebrano una Nascita, la Nascita di un Bambino che, diventato uomo, avrebbe donato la vita morendo scandalosamente in croce per salvare loro e tutti coloro che a Lui si sarebbero affidati.

Immersi nelle nostre superficialità mondane abbiamo difficoltà a comprendere che il valore del Natale non sono i doni che ci scambiamo, ma l’inestimabile valore del dono che quel Bambino, incarnatosi, ha fatto a tutti noi, all’intero genere umano.

Abbiamo perso il senso di questa Nascita che è la festa, la calda festa, delle famiglie. Lo stupore dei bambini che gioiscono nel prendere possesso dei giocattoli sotto l’albero e accanto al presepe contagia e commuove genitori, nonni e bisnonni. Inutile resistere: il clima natalizio è troppo coinvolgente.

Per tutti? No, purtroppo. Certamente non lo è per quella porzione di umanità che, di anno in anno sempre più ampia, non vede l’ora di mettersi alle spalle le cosiddette festività natalizie, vissute con disagio, talvolta noia e, in qualche caso, persino angoscia.

Parliamo di quegli adulti che, indifferenti o ostili alla religione, hanno dentro di sé il deserto spirituale che nutre l’aridità dell’anima. Inutile girarci attorno: il Natale diventa l’inferno per coloro che sono privi d’affetto.

Quel Bambino, che nella notte magica del 25 Dicembre porta serenità e gioia a tanti piccoli innocenti, di fatto offre, con sé stesso, il dono più grande che l’umanità abbia mai avuto.

Il problema è che la corrosiva opera del maligno ha obnubilato tante menti e cuori i quali non sono più in grado di assaporare il gusto profondo di una Festa come quella di Natale.

Illuminante a questo proposito la recente catechesi di Papa Francesco che in un passaggio annota: «Pensiamo: il Creatore dell’universo … a Lui non fu concesso un posto per nascere! Forse fu un’anticipazione di quanto dice l’evangelista Giovanni: «Venne tra i suoi, e i suoi non l’hanno accolto»; e di quello che Gesù stesso dirà: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».

Il problema è nostro, quello di “un popolo di dura cervice” che stenta a riconoscere e comprendere il vero grande valore del Natale.

Beh, beati quelli che ancora apprezzano la venuta del Bambino Gesù. Almeno loro sicuramente gioiranno; e di questi tempi non è cosa da poco.

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