Smartphone

“Ci vogliono maturità e capacità critica per gestirlo al meglio”. L’”Invito alla lettura” espresso da Mariolina Ceriotti Migliarese così si esprime: “Il libro, tappa dopo tappa, ci fornisce molti spunti di riflessione e insieme indicazioni pratiche per inserire l’uso dello smartphone nella più ampia dimensione educativa e relazionale tra genitori e figli”.

L’autrice Stefania Garassini, giornalista e docente all’Università Cattolica di Milano, presidente dell’associazione Aiart, afferma che il contenuto della prima tappa è fondamentale: gli studenti dalle medie all’università non sono in grado di conoscere le notizie false e di valutare correttamente l’attendibilità di una fonte. Lo smartphone è uno strumento complesso e richiede una certa maturità per essere utilizzato, per cui è importante decidere l’età a cui affidarlo al figlio.

All’inizio della preadolescenza (minori di tredici anni) il mezzo è difficile da padroneggiare e si verifica una dipendenza dai like e dai commenti e bisogna far capire che i limiti di età per l’uso dello smartphone protegge fasi delicate dello sviluppo. Per questo è utile che i genitori diano un supporto.

L’uso dello smartphone crea la tendenza alla ricerca continua di nuove gratificazioni, da ripetere il più spesso possibile, creando distrazione al posto di concentrazione.

Questo richiede autocontrollo e Google ha offerto uno strumento per il controllo del tempo trascorso online o su una app e la possibilità di impostare delle pause nella fruizione di Youtube. Anche Facebook ha presentato un servizio sul monitoraggio del proprio uso dei social.

Spesso ci troviamo a leggere una bacheca di aggiornamenti o a scorrere una sequenza di immagini, da cui non è facile uscire; questo è ancora meno facile per un adolescente, il cui cervello è in fase di evoluzione, per cui è possibile si crei una dipendenza. La soluzione non è quella di allontanare o spegnere lo smartphone, ma di decidere in anticipo se si tratta di un link da aprire subito, oppure archiviare per leggere in seguito se è interessante ma non urgente, oppure se è da eliminare.

Si suggerisce di avere all’inizio di ogni sessione di lavoro o di studio un foglio su cui segnare gli obiettivi proposti, per concentrarci su ciò che è utile in quel momento. Questo autocontrollo andrà insegnato ai figli quando si darà loro uno smartphone: così non ne diventerà dipendente.

Ricerche autorevoli, anche se non pubblicizzate, rilevano che c’è un rapporto fra l’uso elevato del cellulare e l’insorgenza di tumori. Gli adulti devono usare sempre l’auricolare, non tenere lo smartphone attaccato al corpo e non caricarlo vicino al letto. Non usare il telefono un’ora prima di andare a dormire per evitare i disturbi del sonno.

I rischi dell’uso dello smartphone nei bambini o nella prima adolescenza sono molto grandi: si introducono in canali o programmi che con immagini o contenuti possono portarli anche a gesti estremi. È perciò essenziale guardare, insieme ai figli, video, profili social, serie tv, e restare informati su ciò che guardano. In caso negativo, è opportuno discuterne insieme, soprattutto se si tratta di immagini pornografiche.

In primo luogo occorre stabilire delle regole semplici, chiare, decidendole insieme, fino ad arrivare al punto in cui sia il figlio stesso che decide da solo il meglio. Bisogna applicarle con flessibilità. Tre punti fondamentali: condivisione delle password, niente telefono a tavola, in camera da letto la sera o la notte.

Anche l’uso di software filtri (programmi che impediscono l’accesso a siti non adatti all’età o che sorvegliano la navigazione) non farà che suscitare lamentele nel figlio per avergli installato una navigazione protetta. Inoltre bisogna accertarsi che i sistemi siano validi e degni da un punto di vista etico e morale. Si deduce quindi che solo la capacità di comunicare col figlio potrà suscitare il senso critico indispensabile.

Anche la decisione di regalare uno smartphone al figlio per sicurezza nel verificare i suoi spostamenti e mantenere i contatti non raggiunge lo scopo, perché nella maggior parte dei casi il telefono squillerà a vuoto. Riguardo poi al fatto che lo si regali perché “ce l’hanno tutti”, non ha senso, anzi è utile che si convinca il maggior numero possibile di genitori a posticipare la consegna dello smartphone a un’età più matura e consapevole.

Se usato nelle condizioni giuste può diventare uno strumento che apre opportunità di conoscenza e di relazione. In questo caso entrano in gioco i genitori: capire gli interessi dei figli, dialogare con loro, mostrare alternative se la scelta dei figli non è opportuna. Questo richiede un’appropriata conoscenza del web da parte dei genitori, che condividono con i figli l’uso dello smartphone, suggerendo percorsi, ma anche accogliendo con soddisfazione le loro nuove proposte, se sono valide, e ancora sconosciute ai genitori stessi.

Allora si apprezzano le conoscenze dei figli e si infonde in loro sicurezza sull’uso corretto dei media che passo dopo passo possono anche usare da soli, sempre però seguendo le regole fondamentali, di usare lo smartphone al momento giusto e nel modo giusto.

Il libro contiene consigli pratici, estremamente utili, per rendere l’uso dello smartphone come strumento di comunicazione efficace, atto pure a favorire il dialogo aperto tra genitori e figli, di cui si possono arricchire la maturità e le conoscenze culturali, storiche, scientifiche, con accurato senso critico e apertura intellettuale.

Stefania Garassini “SMARTPHONE” – 10 ragioni per non regalarlo alla prima Comunione ( e magari neanche alla Cresima) – Edizioni ARES – euro 9.50

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