La toponomastica di Gorizia ricorda il Vescovo Bommarco, nato a Cherso 100 anni fa

Fonte: https://www.anvgd.it/la-toponomastica-di-gorizia-ricorda-il-vescovo-bommarco-nato-a-cherso-100-anni-fa/

In una chiesa molto affollata di fedeli, sacerdoti, religiosi, autorità ed esuli provenienti da varie parti della regione e alla presenza di numerosi parenti dell’arcivescovo Bommarco – tra di loro il fratello Francesco – e di una delegazione della Comunità Italiana di Cherso, si è svolta a Gorizia il 21 settembre, nel centenario della nascita, l’intitolazione di un’isola pedonale antistante la chiesa del Sacro Cuore all’arcivescovo Antonio Vitale Bommarco.

Presenti il Comitato provinciale di Gorizia dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, promotrice dell’iniziativa, con la presidente Maria Grazia Ziberna, la vicepresidente Rita De Luca ed altri componenti del direttivo, l’ ANVGD di Pordenone, con il presidente Gianni Giugovaz, Mauro Manca e Federico Marongiu in rappresentanza dell’imbarcazione Klizia che sta svolgendo il viaggio/evento Ritorno alla Terra dei Padri, David Di Paoli Paulovich presidente dell’Associazione delle Comunità Istriane di Trieste, e Walter Arzaretti, che per anni fu uno dei collaboratori di Bommarco ed ha partecipato all’organizzazione dell’evento.

La cerimonia è iniziata con un momento di preghiera, seguito da un breve intervento dell’arcivescovo mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, che ha introdotto le testimonianze di padre Gianfranco Agostino Gardin, vescovo emerito di Treviso e padre Generale dell’Ordine dei Conventuali dopo padre Bommarco, e del dott. Andrea Bellavite, direttore della Fondazione Società per la Conservazione della Basilica di Aquileia ( creata proprio da Bommarco).

Padre Gardin ha ricordato numerosi aneddoti della esperienza conventuale di padre Bommarco, sottolineando la sua estrema sobrietà di costumi, e come si siano evidenziate nel corso degli anni la sua intraprendenza e la capacità di gestire uomini e situazioni, l’attitudine al comando, ma nello stesso tempo la forte volontà di servire gli altri, di essere utile alla comunità ecclesiale e civile: «Il suo percorso fu un susseguirsi di responsabilità. Diede una scossa all’ordine dei Frati minori conventuali, li spinse a darsi da fare». 

Bellavite ha poi ricordato le innumerevoli opere di padre Bommarco durante gli anni del suo episcopato (1983- 1999) a livello ecclesiastico e civile, come “uomo di pace”, che volle rafforzare i legami con la sua terra d’origine, l’Istria , ricoprendo un ruolo importante per gli esuli che erano stati costretti a lasciare la propria terra e le proprie case dopo la Seconda guerra mondiale.

Fu molto attaccato alla sua Cherso, dove trascorreva ogni anno alcune settimane, insieme a qualche collaboratore, in una minuscola casetta molto spartana, senza energia elettrica, eretta in una piccola baia raggiungibile soltanto con una barca a remi.

Mantenne sempre forti legami con i suoi numerosi fratelli e nipoti, e con il mondo degli esuli e dei rimasti, e si adoperò per far superare antichi rancori e creare buone relazioni tra le diverse componenti linguistiche e culturali a Gorizia, “luogo di incontro, intersezione e confronto fra l’Est e l’Ovest di Europa”, come la definì papa Giovanni Paolo II durante la sua visita, nel 1992.

Come ha ricordato Bellavite, l’arcivescovo Bommarco, con la sua personalità forte, operosa e coinvolgente, ha inciso nella storia dell’Arcidiocesi, prendendo iniziative e portando a termine numerosi progetti, come la realizzazione del Liceo Linguistico Europeo ” Paolino di Aquileia”, insieme alla scuola Media “Carlo Michele d’Attems”.

«L’intuizione di Padre Bommarco era quella di permettere alla Chiesa di offrire alla comunità sociale un luogo di formazione di giovani, in grado di affrontare le nuove sfide che si andavano prospettando».

Un grande merito di Bommarco è stato inoltre quello di reperire i fondi e gli investimenti necessari per la promozione spirituale e turistica e la gestione della struttura della chiesa di Aquileia, la “chiesa madre”, punto di riferimento storico, teologico e pastorale dell’intera Arcidiocesi, e di una realtà ecclesiastica molto più ampia, eccezionale sito religioso, archeologico e storico, dal 1998 annoverato tra i siti UNESCO, meta di 300 mila visitatori all’anno.

Numerosi i cambiamenti voluti da Bommarco nella Chiesa diocesana : la valorizzazione del ruolo dei laici nella Chiesa, la ristrutturazione degli statuti del consiglio presbiterale e di quello pastorale diocesano, la promozione dei consigli pastorali parrocchiali,  l’istituzione del diaconato permanente, e l’ordinazione dei primi diaconi , tutti coniugati, inseriti negli ambiti vitali della vita sociale ed ecclesiale.

Si occupò poi delle persone in difficoltà, e quindi anche dei profughi, soprattuto bosniaci , che negli anni ’90 giunsero a Gorizia come conseguenza delle guerre nella ex Jugoslavia, ma pensò anche ai sacerdoti più anziani e malati, trasformando  la  Casa dello Studente di Via Seminario in Casa del Clero.

Il sindaco del capoluogo isontino Rodolfo Ziberna ha così commentato:

«Un uomo dalla grandissima umanità, dalla volontà tenace, che seppe superare le divisioni e a cui la nostra città deve tanto: Gorizia ha reso omaggio a Padre Antonio Vitale Bommarco, arcivescovo di Gorizia dal 1982 al 1999, con l’intitolazione dell’isola antistante la chiesa del Sacro Cuore. Un luogo dal forte valore simbolico, su una delle direttrici principali di Gorizia, a poca distanza dalla Stella Matutina, da sempre dedicata alla formazione e ai giovani, e dalla chiesa appunto».

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