Pubblichiamo riflessione di mons. Ettore Malnati, vicario episcopale per il laicato e la cultura diocesi di Trieste, in occasione dei 60 anni dell’elezione di Montini a Pontefice romano, avvenuta il 21 Giugno 1963.
“Conclusasi la prima sessione del Concilio Vaticano II il card. Montini parlò in diversi ambienti ecclesiali e non solo dell’ importanza di quell’evento, sottolineando il grande impegno nei periodi anticipatorio e preparatorio, con la saggezza delle scelte circa gli schemi da parte di Giovanni XXIII.
La partecipazione di Montini alla prima sessione fu significativa anche per l’apporto che egli, con il card. Suenens, diede nella commissione voluta da Papa Giovanni, nel dare al Concilio un” piano ben delineato e capace di guidare i lavori secondo la divisione in due parti concatenate: Ecclesia ab intra ed Ecclesia ad extra”1.
Montini sottolineò ai Vescovi lombardi l’importanza di prendere in seria considerazione il richiamo di Giovanni XXIII circa i segni dei tempi e del porsi accanto al mondo più con la medicina della misericordia che con il rigorismo.
Dopo la profetica enciclica Pace in terris le condizioni di salute di Papa Giovanni XXIII si aggravarono. Montini volle poter essere accanto prima del trapasso al Pontefice del Concilio. Raggiunse in aereo con il Segretario il Vaticano e fu introdotto nella camera assieme ai parenti del Papa da suor Nazarita delle Suore Poverelle e da mons. Capovilla.
Tornò poi a Milano, dove commemorò in Duomo la figura e il ministero di Giovanni XXIII. Il 13 giugno presiedette la processione del Corpus Domini. Tornò a Roma per i novendiali ed entrò in conclave il 18 giugno 1963.
Ottantadue furono i Cardinali che entrarono sotto le volte della Cappella Sistina per eleggere il successore di Giovanni XXIII.
I cardinali francesi con il polacco Wyszyński e l’africano della Tanzania Rugambwa espressoro al segretario di Montini, don Macchi2, che il loro candidato non sarebbe stato il card. Antoniutti, che i Cardinali di Curia proponevano, bensì Montini.
In quel conclave vi furono 5 scrutini e nella mattinata del 21 giugno alle 11 vi fu la fumata bianca e l’eletto fu l’Arcivescovo di Milano che prese il nome di Paolo VI.
La sua prima preoccupazione, dopo aver confermato nel suo ruolo di Segretario di Stato il card. Amleto Cicognani, fu di assicurare la continuità del Concilio Vaticano II, che era messa in dubbio da alcuni ambienti ecclesiastici dopo la morte di papa Giovanni, come disse qualche Cardinale di Curia a mons. Capovilla.
Montini assicurò alla Chiesa e al mondo che quella singolare esperienza del Concilio sarebbe proseguita. Così egli si espresse nel primo discorso ai Cardinali nella Cappella Sistina: “La parte preponderante del nostro pontificato sarà occupata dalla continuazione del Concilio Vaticano II, al quale sono fissi gli occhi di tutti gli uomini di buona volontà”.
I fedeli della diocesi di Milano fecero dono al loro Arcivescovo, eletto Vescovo di Roma, della Tiara, simbolo dei Pontefici, che poi sarà messa all’asta dallo stesso Paolo VI per costituire un fondo per uno sviluppo umano e sociale dei Paesi del Terzo Mondo.
Paolo VI fu il pontefice dei grandi pellegrinaggi, portando nel mondo il messaggio evangelico, ma anche di tutela degli ultimi, come fece per i Campesinos in America Latina.
Riformò la vita della Chiesa, dalla liturgia all’ emancipazione del laicato cattolico, e la stessa curia romana
Diede un impulso singolarissimo all’ecumenismo, togliendo le scomuniche con la Chiesa ortodossa e coltivando una fraterna intesa con il Patriarca Atenagora. Invitato alle Nazioni Unite a New York condannò la legittimità di ogni guerra, suggerendo la via del dialogo e chiedendo l’impegno per il disarmo.
Indicò la necessità di un impegno di tutta la Chiesa di essere dalla parte degli ultimi e dei poveri; pose il problema della regolamentazione delle nascite e della tutela della dignità nella vita sponsale, non solo con la paternità e la maternità responsabile.
Fu il Pontefice che guardò con molto rispetto ed attenzione ad una modernità capace di stupire per la fedeltà ai valori umani; domandò alla Chiesa di essere amica dell’umanità e di offrire progetti di speranza.
Paolo VI fu il Papa del dialogo e della centralità di Cristo non solo nella evangelizzazione e nella vita della Chiesa, ma anche per l’intera umanità bisognosa della civiltà dell’amore, che ha le sue radici nel Vangelo di Cristo Gesù”.
Testo tratto dal libro “San Paolo VI Prete dei giovani, Vescovo degli operai, Papa del dialogo”, ed. Morcelliana, Brescia
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