I social network a servizio dei governi statunitensi

Sotto il titolo “Come twitter ha truccato il dibattito sul Covid”, David Zweig ha pubblicato in “The free press” il 26 Dicembre, un articolo in cui svela come il Governo degli Stati Uniti abbia usato i social media per influenzare l’opinione pubblica.

Afferma il giornalista: «Avevo sempre pensato che uno dei compiti principali della stampa fosse quello di essere scettici nei confronti del potere, in particolare del potere del governo. Ma durante la pandemia di Covid-19, io e tanti altri abbiamo scoperto che i media legacy avevano dimostrato di funzionare in gran parte come piattaforma di messaggistica per le nostre istituzioni di sanità pubblica. Quelle istituzioni operavano quasi in blocco totale, in parte eliminando i dissidenti interni e screditando gli esperti esterni».

In pratica consultando le e-mail del social media, Zweig ha potuto verificare che sia l’Amministrazione Trump, sia l’Amministrazione Biden «hanno sollecitato direttamente i dirigenti di Twitter a moderare i contenuti della piattaforma secondo i loro desideri». Alle conferenze stampa governative prendevano parte ovviamente anche rappresentanti di Facebook, Google, Microsoft ed altri.

All’inizio della pandemia l’Amministrazione Trump, preoccupata della corsa ai supermercati, ha cercato l’aiuto delle società tecnologiche per negare la spinta sfrenata agli acquisti. Con l’avvento alla casa bianca di Biden il messaggio da diffondere chiesto ai social media è mutato radicalmente e, commenta Zweig, riassumibile in «abbi molta paura di Covid e fai esattamente quello che diciamo per stare al sicuro».

Nell’articolo sono citati numerosi esempi di censura e tra questi, quello del giornalista Alex Berenson, che aveva centinaia di migliaia di follower sulla piattaforma, perché si era dimostrato scettico sui blocchi e sui vaccini a mRNA.

Aldilà delle rivelazioni sulla vicenda pandemia, che mette in cattiva luce l’attuale Amministrazione statunitense, l’elemento più preoccupante per l’opinione pubblica è la diabolica efficacia dei social media per pilotare le democrazie.

Ciò che hanno sperimentato le élite globaliste è che, agendo su pochi dirigenti del mondo high tech, è possibile spingere miliardi di persone a uniformare i loro comportamenti secondo modelli preconfezionati.

Usando media tradizionali (giornali, radio e tv) e social per diffondere il “pensiero unico” e contemporaneamente silenziando coloro che si pongono domande o non si allineano supinamente alla vulgata, è possibile raggiungere obiettivi mai realizzati da alcun monarca nella storia dell’umanità.

Adesso il re è nudo e, giorno dopo giorno, vengono alla luce i disegni di governi occidentali che ben poco incarnano i valori della democrazia. Quello che i vertici europei e statunitensi stanno mostrando al mondo sono una prova inconfutabile.

Osserviamo l’autoritarismo di Paesi non occidentali e ignoriamo quello che accade nei nostri?

Se gli strumenti usati per la narrazione della pandemia hanno funzionato al punto di convincere milioni di persone che solo i vaccini mRNA rendevano immuni e salvavano la vita, perché non utilizzarli per raggiungere altri obiettivi.

A questo punto però sorgono una serie di altri interrogativi: quanto fondamento ha tutto ciò che ci viene raccontato sul “verde”, sulla necessità di convertire la mobilità passando dal petrolio all’elettrico, sul nutrirci con gli insetti e sul proiettarci velocemente nel metaverso? Ancor più inquietante è la domanda: l’invasione dell’Ucraina era evitabile?

Chi e dove sono i complottisti, i terrapiattisti?

Didascalia foto: credit Pixabay

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