Commemorati i finanzieri infoibati a Basovizza dai titini

Fonte: https://www.anvgd.it/commemorati-i-finanzieri-infoibati-a-basovizza-dai-titini/ –  [ARC/MA/gg] Regione autonoma Friuli Venezia Giulia – 03/05/2023

“Ancora una volta alla foiba di Basovizza viene acceso un riflettore su una verità storica che smentisce quelli che una volta erano negazionisti e oggi possono essere chiamati ‘riduzionisti’ o ‘giustificazionisti’. Il terribile destino dei 97 finanzieri della caserma di Campo Marzio smentisce le tesi di coloro che sminuiscono l’orrore delle foibe e delle violenze perpetrate dopo la fine della Seconda guerra mondiale nelle nostre terre, motivandole come semplici vendette personali o punizioni ai danni di collaboratori dei regimi fascista e nazista”.

È questo il pensiero espresso oggi dall’assessore regionale alla Sicurezza Pierpaolo Roberti al termine della cerimonia commemorativa del settantottesimo anniversario della morte dei 97 finanzieri deportati dalla caserma di via Campo Marzio di Trieste, uccisi e infoibati dalle milizie titine nel 1945 pochi giorni dopo la liberazione della città dall’occupazione nazista.

L’evento, svoltosi al Monumento nazionale della foiba di Basovizza ha visto la partecipazione, tra gli altri, del comandante regionale della Guardia di Finanza generale Giovanni Avitabile, del prefetto e del questore di Trieste, Pietro Signoriello e Pietro Ostuni, dei rappresentanti del Comune di Trieste, delle Forze dell’Ordine e delle Forze armate e di alcuni parenti dei finanziari uccisi nel 1945.

Roberti ha rimarcato che “i 97 finanzieri furono trucidati nonostante avessero contributo attivamente alla liberazione di Trieste dai nazisti, tutelando le infrastrutture del porto e partecipando all’insurrezione armata che permise di scacciare gli invasori. Nonostante il loro eroico comportamento vennero disarmati, spogliati delle divise, deportati e uccisi dalle milizie titine, che ne gettarono i corpi nelle foibe carsiche. La celebrazione di oggi è quindi particolarmente importante, perché fa conoscere una verità storica sugli orrori commessi dopo la fine del conflitto durante i quaranta giorni d’occupazione titina di Trieste, che per troppo tempo sono stati taciuti. Non credo quindi sia un caso se, parallelamente alla sempre maggiore conoscenza di quanto avvenuto all’epoca, stiano diminuendo sempre più le bandiere rosse appese sul Carso in concomitanza dell’anniversario di quel difficile periodo storico che pochi vogliono ancora festeggiare”

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