Ha concluso l’esperienza terrena a 83 anni. E, in chi lo ha conosciuto e ha avuto modo di collaborare con lui, ha lasciato un’ampia scia di ricordi legati sia al suo fecondo e appassionato apostolato spirituale, sia alla sua figura profondamente umana e attenta al prossimo e alle dinamiche della Chiesa.
Vescovo emerito di Pavia e già vescovo ausiliare e vicario della Diocesi di Milano, iMonsignor Giovanni Giudici è stato ricordato con parole toccanti anche da due assistenti dell’Azione Cattolica Ambrosiana, Antonietta Cargnel e Giorgio Vecchio.
“E’ difficile – ha scritto la prima – scrivere anche poche parole quando un amico muore. Giorgio Vecchio e io eravamo responsabili dei giovani di Ac quando don Giovanni era assistente diocesano del settore giovanile, abbiamo collaborato con lui molto intensamaente, tutte le sere eravamo in giro a parlare della proposta dell’Azione Cattolica”. Cargnel ricorda la collaborazione avuta con lui al Centro Studi che era stato concepito con l’intento di “condividere i contenuti della nostra proposta sia per i giovani che per gli adulti”. Vecchio ne traccia invece un ricordo di taglio storico.
“Appena nominato – scrive- si trovò ad affrontare una crisi gravissima , causata dalla definitiva spaccatura tra Ac e Cl e culminata con le dimissioni in blocco dell’intera dirigenza del settore, fu quello il momento, nel 1972 , nel quale Antonietta Cargnel e io fummo chiamati ad affiancarlo come responsabili laici, l’Ac era davvero nel mirino a quel tempo, perchè accusata di aver tradito per via della sua scelta religiosa , ingiustamente vista come abbandono di ogni impegno pubblico”.
Di monsignor Giudici Vecchio evidenzia invece l’essere “un uomo tutto d’un pezzo, ligio alla Chiesa e alla sua gerarchia, di larghe vedute ma non certo un rivoluzionario, che aveva il dono di sapere ascoltare, guidare, orientare i suoi giovani, in particolare sul piano della fede”. Missioni che adempiva “sempre con molta dolcezza, con un sorriso pacato, che rivelava come la sua, di fede, fosse profonda, senza tentennamenti, una fede radicata in un animo sereno che, a noi giovani e sicuramente a me, appariva segno di un’umanità intimamente pacificata”.
L’aneddotica di Vecchio sui momenti con monsignor Giudici è ricca di pagine, e tutte colorate di emozione. Lo storico legnanese conclude sottolineando che il debito suo e degli amici verso monsignor Giudici “non è grande, è grandissimo, e si estende anche per un altro aspetto fondamentale, la testimonianza da lui quotidianamente data della possibilità di un rapporto di amicizia cristiana con gli altri assistenti don Antonio Barone, don Erminio De Scalzi, don Mario Novati e anche don Giampiero Crippa”. Un ruolo, quello di monsignor Giudici, che egli svolse, conclude Vecchio, “con un’amicizia che non escludeva discussioni o persino baruffe ma reale e tanto significativa”.