La Meningoencefalite da Zecche (Tick-Borne Encephalitis – TBE) è una malattia, trasmessa dal morso delle zecche, principalmente nelle zone rurali, boschive e montane; colpisce diversi animali, selvatici e domestici, fra cui roditori, caprioli, ovini, caprini, ma anche cavalli, cani ed animali d’affezione.
Ad occuparsi del problema della TBE, virus simile a quello della febbre gialla e della Dengue, il quale viene trasmesso dagli animali all’uomo, e che ha fatto scattare l’allerta in Provincia di Lecco, è stato il Presidente della Commissione Montagna, il Consigliere Regionale lecchese di FDI, Giacomo Zamperini, attraverso un’interpellanza presentata in Consiglio Regionale recante il titolo “Misure volte a contrastare la trasmissione e la diffusione della TBE (Tick Borne Encephalitis), azioni di sostegno alle attività danneggiate”.
Zamperini, è intervenuto anche in risposta al Sottosegretario regionale con delega all’Autonomia e Rapporti con il Consiglio Regionale, Mauro Piazza, il quale riferendo in aula avrebbe sostenuto che il problema non sarebbe ad oggi di particolare rilevanza:
«Fa piacere prendere atto che, pur tardivamente, anche il Sottosegretario Regionale Mauro Piazza si interessi al mio lavoro ed alle proposte che sto portando avanti da tempo in Consiglio Regionale. Dopo i falò rituali, ora interviene anche sulla TBE. Purtroppo, forse per una non conoscenza approfondita del tema il quale esula dalle sue competenze specifiche, questa volta ha commesso un’imprudenza minimizzando le criticità che la diffusione di questa malattia comporterebbero. Considero un errore grave sottovalutare il problema e non intervenire prontamente per arginare la diffusione del virus.» Ha commentato il Consigliere Regionale lecchese.
«I dati sulla diffusione della TBE, anche secondo gli esperti in materia, sono senza dubbio sottostimati, perché effettuati con pochi campionamenti a macchia di leopardo. La provincia di Lecco, specialmente la Valvarrone e l’Alto Lago, sono al momento le zone maggiormente interessate; basti pensare che nell’anno 2021 non è stata effettuata alcuna analisi su animali selvatici, nel 2022 sono stati effettuati 13 campionamenti ed è stata riscontrata 1 positività, mentre nel 2023 sono stati analizzati 141 ungulati di cui 6 sono risultati positivi. Peraltro, è da rimarcare il fatto che i dati forniti dal Piano regionale di monitoraggio e controllo sanitario della fauna selvatica – IZSLER, sono relativi solamente ad analisi effettuate su ungulati alpini, e non comprendono ad esempio gli animali da allevamento come gli ovicaprini e gli animali d’affezione come ad esempio i cani.» Ha continuato il Presidente della Commissione Montagna.
«Sono certo che, anche grazie alla mia iniziativa, che per la prima volta ha portato in aula il tema della prevenzione, degli indennizzi e del contrasto alla diffusione della malattia, Regione Lombardia garantirà la dovuta attenzione ai territori rurali, boschivi e di montagna, in questo caso della fascia prealpina lecchese, ma anche alle altre Province interessate come Bergamo, Brescia e Sondrio. Sono soddisfatto del fatto che in Consiglio Regionale si siano presi degli impegni per la prevenzione e l’informazione tramite le ATS territoriali, che ringrazio. Ritengo che il tema della formazione su come limitare il contagio sia fondamentale, così come quello del monitoraggio. I rischi non vanno sottovalutati né la guardia abbassata: non serve diffondere paure immotivate ed insensate, ma neppure fare finta di non vedere il potenziale pericolo per la salute e le attività economiche del territorio. Questa malattia, va ricordato, può portare alla morte e può trasmettersi anche attraverso i prodotti caseari derivati da animali infetti. Allevatori e pastori vanno difesi ed indennizzati per i danni subiti, ma non solo loro, visto il potenziale pericolo per l’indotto anche per le altre attività economiche legate al turismo lento, al mondo dell’escursionismo ed alla pratiche outdoor, sulle quali Regione Lombardia, peraltro, sta investendo risorse importanti. Una particolare attenzione va posta anche alla salvaguardia degli animali d’affezione, sia per il forte impatto emotivo che essi rappresentano nelle famiglie lombarde, che per la tutela della salute del nucleo domestico dove essi vivono.» Ha poi concluso Zamperini.
IL PROFILO DELLA MALATTIA
La Tbe colpisce il sistema nervoso centrale e può causare sintomi neurologici prolungati. In una limitata percentuale di casi può provocare anche la morte. Circa un terzo delle infezioni umane è asintomatico. In un ulteriore 30% di casi si presenta con febbre modesta (attorno ai 38°C) e sintomi simil-influenzali (mal di testa, dolori ai muscoli e alle articolazioni, stanchezza), che si risolvono nell’arco di pochi giorni senza lasciare conseguenze. C’è infine un ulteriore 30% di casi che, dopo un intervallo di benessere di 1-3 settimane, sviluppa una seconda fase di malattia, con sintomi più gravi.
Nei bambini, generalmente la seconda fase è caratterizzata da una meningite, mentre gli adulti oltre i 40 anni d’età sono a maggior rischio di sviluppare un’encefalite, con mortalità più elevata e conseguenze a lungo termine, che richiedono una impegnativa riabilitazione (più frequente nelle persone di oltre 60 anni). L’encefalite da zecche non è invece contagiosa e può essere prevenuta con la vaccinazione.
Link di collegamento alla pagina dedicata del Piano regionale di monitoraggio e controllo sanitario della fauna selvatica – IZSLER, dove è possibile consultare i dati relativi alla diffusione dellaTBE in Regione Lombardia: http://www.vetinweb.it/cm_siv/?q=node/3249#
didascalia: Giacomo Zamperini – consigliere Regione Lombardia