Jerasaun

da DILI, TIMOR EST Di ritorno da Atauro, ci concediamo una sosta davanti a un bicchiere d’acqua fresca. Parte, tra le ragazze, un confronto sul “barlaki”, il “prezzo della sposa”. Provengono da parti diverse di Timor con relative tradizioni differenti. “Da noi il fidanzato deve portare settantasette bufali; da me il barlaki è con le capre; io invece sono gratis…” e la conversazione attira risate di turisti e locali. Sono belle ragazze, universitarie in jeans e cellulare, e parlano di tradizioni antichissime con una naturalezza che sorprende.

I frati giunti qui coi portoghesi portarono certo il Battesimo, ma non il matrimonio. Intendo dire che non insegnarono a nessuno che unire la propria vita a quella di una donna e viceversa è cosa seria.

Lo sapevano già eccome, tanto da renderlo impresa ardua chiedendo in pegno settantasette bufali. Se questa è la situazione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi, verrebbe da dire con il vangelo. Ora accade spesso che la celebrazione del barlaki sia seguita, immediatamente o dopo anni, da quella cattolica in chiesa.

Le ragazze però mi dicono che purtroppo anche qui sta andando tutto a gambe all’aria. Il nostro pessimo esempio sta arrivando e c’è chi si mette a vivere con il partner senza alcuna forma di ufficialità perché non conviene sposarsi. Jerasaun, nuove generazioni, mi dicono un po’ tristi a vedersi ridotte così. Senza forma, senza firma, senza ferma pubblica volontà dell’uomo capace di portarle a letto ma incapace di portarle all’altare. Ragazze che restano girlfriend tutta la vita, magari con un bimbo in braccio e un marito-boyfriend che lavora chissà dove, chissà con chi… https://lalocandadellaparola.com/2023/08/18/jerasaun/

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