L’impresa della carità

Chi era Adele Bonolis? “L’impresa della carità – vita e opere di Adele Bonolis” scritto da Giovanni Santambrogio, giornalista, ripercorre le tappe della vita di Adele con l’obiettivo di rispondere a questa domanda.

Il libro è arricchito dalla presentazione di Alessandro Pirola e dalla prefazione di Massimo Camisasca.

Il 20 gennaio 2020 sua Santità Papa Francesco autorizza la promulgazione del Decreto di Venerabilità della Serva di Dio Adele Bonolis. Adele nasce a Milano il 14 Agosto 1909 e muore l’11 Agosto 1980. Negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento ha generato quattro opere per dare ospitalità a donne in difficoltà, ex carcerati e curare i malati psichici.

Ancora oggi continuano a svolgere accoglienza e cura e si trovano a Montano Lucino, Cibrone di Nibionno, Lenno e Vedano al Lambro. Adele era una donna semplice, dal sorriso sulle labbra, aveva la capacità di ascoltare e aveva una conoscenza dell’uomo e dei suoi dinamismi.

E’ stata capace di anticipare molte scelte politiche, la sua vita è stata una continua testimonianza nella fede di Cristo. Adele ha affrontato i temi della prostituzione, delle carceri, del disagio psichico. Quotidianamente nelle case da lei create si è presa cura di queste persone che vivevano ai margini della società.

Nei loro volti vedeva rispecchiato il volto di Gesù, era una donna non solo di fede ma dotata di una grande intraprendenza.

La prefazione di don Camisasca è interessante quando racconta del primo incontro con Adele Bonolis, al liceo Brechet di Milano, una scuola laica. Ebbe Adele come insegnante per ben due anni, non l’aveva mai conosciuta o incontrata prima.

Ne ha un ricordo vivo ancora oggi, una donna intelligente, profonda. Le lezioni di religione tenute da Adele toccavano ogni studente. In classe c’era silenzio, ascolto e partecipazione e si comprendeva che il cristianesimo era amico delle scienze dell’uomo proprio quelle scienze che lei stava usando per curare le persone.

Questo libro traccia la sua vita, le opere che ha realizzato, ma è un elogio all’accoglienza; la sua dedizione e la sua tenacia sono state il mezzo capace di fortificare l’amore per gli ultimi della società.

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