All’ Insubria un ricercatore in lingua e storia ebraica grazie alla Rothschild Foundation

 Gli ebrei e l’ebraismo in Lombardia e in generale nel Nord Italia sono nuovi temi di studio all’Università dell’Insubria, grazie a un ambito finanziamento di 72mila euro da parte della Rothschild Foundation di Londra.

La più importante organizzazione europea per la promozione della cultura ebraica ha premiato, tra le tante richieste, quella del Dipartimento di Scienze umane e dell’innovazione per il territorio dell’ateneo, grazie alle competenze in materia del suo direttore, il professore Paolo Luca Bernardini, tra massimi esperti di cultura ebraica in Italia per quel che riguarda la prima età moderna.

Nel panorama nazionale sono solo undici gli studiosi strutturati di queste discipline all’interno del corpo docente e sono presenti in soli otto atenei nessuno dei quali in Lombardia.

Vincitore del concorso dell’Insubria per l’assegno di ricerca, inizialmente triennale, è Piergabriele Mancuso, veneziano di 45 anni, uno dei maggiori ebraisti italiani, che ha all’attivo una grande quantità di pubblicazioni ed è apprezzato anche a livello internazionale, con un dottorato allo University College di Londra e soggiorni di ricerca in Israele, negli Stati Uniti e in molti altri Paesi.

Mancuso non è solo storico della letteratura ebraica, medievale e moderna, ma anche studioso di musica ebraica, in particolare delle tradizioni spesso dimenticate degli ebrei italiani, e lui stesso suona la viola.

Piergabriele Mancuso ha iniziato con il 2021 la sua attività all’Insubria, dove si occuperà in particolare della storia e della presenza ebraica in Lombardia, e offrirà anche corsi di ebraico, moderno e biblico: «Milano si contende con Roma il primato di maggiore città ebraica in Italia – spiega il ricercatore –.

Al di là dei numeri, Milano ospita una comunità estremamente variegata, fatta di ebrei di origine italiana (nel senso di ritualità italiana, altrimenti detti italkim) e askenazita, formata relativamente di recente da un travaso del gruppo mantovano, ma anche un’importantissima componente persiana (ex-Iran) e libica, ciascuna con i propri usi e costumi rituali, nonché tratti linguistici assolutamente peculiari.

Anche le fonti archivistiche e i fondi sia privati sia pubblici sono vastissimi. Meno forte, anzi quasi del tutto assente l’interesse delle università lombarde per questa storia».

Soddisfatto il promotore del progetto Paolo Luca Bernardini: «Nostra intenzione è creare un centro di studi e ricerche, che chiameremo Padania Judaica. Centro Studi su Ebrei ed Ebraismo nella Regione Padana. Un centro che ci permetta di studiare l’immensa tradizione delle comunità ebraiche dell’area padana, da Trieste a Torino, da Venezia a Ferrara e Milano, per citare solo le maggiori. Per far questo ci coordineremo con centri di studio già affermati, come il Cdec di Milano, diretto da Gadi Luzzatto, e i centri della Svizzera italiana».

La presenza ebraica nel territorio insubre tocca anche le due sedi dell’ateneo: Como con la «Contrada degli Ebrei» e Varese con Jósef Leopold Toeplitz, amministratore delegato della Banca Commerciale che rese la città un vero colosso negli anni Venti del Novecento. E anche questi luoghi saranno materia di studio del nuovo ricercatore.

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