Regione in etichetta per l’11% degli alimenti

“Una via da seguire, anche il made in Varese rientra tra gli esempio virtuosi”. Così Fernando Fiori, presidente della Coldiretti provinciale, a commento della tendenza che vede sempre più prodotti con la “carta di identità regionale” in etichetta, ovvero con l’indicazione del luogo di provenienza.

Il tutto è supportato dai fatti: nei supermercati e ipermercati cresce il giro d’affari dei prodotti alimentari e delle bevande sulle cui etichette è esplicitata la provenienza lombarda, arrivato a quasi 163 milioni di euro, in aumento del 3,8% in un anno. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti Lombardia sui dati dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy nel 2021.

A livello nazionale – precisa la Coldiretti – le referenze, sulle cui etichette è esplicitata la provenienza da una specifica regione, sono arrivate a rappresentare ben l’11% dell’insieme dei prodotti alimentari e delle bevande in vendita. L’indicazione volontaria in etichetta dell’origine regionale evidenzia un profondo cambiamento nelle abitudini di consumo degli italiani che in tempo di pandemia e tensioni internazionali premiano negli acquisti le produzioni legate al territorio, anche per sostenere l’economia locale.

Una tendenza confermata dal boom dei cibi a chilometri zero con quasi 4 italiani su 10 (37%) a caccia di prodotti locali, che risultano al primo posto della classifica sulle intenzioni di spesa per i prossimi mesi, secondo l’analisi Coldiretti sulla base del rapporto Coop 2022 che fotografa gli effetti sul carrello della spesa della difficilissima situazione internazionale, con l’inflazione su valori record e la crisi degli approvvigionamenti di gas.

Oltre a garantire la maggiore freschezza dei prodotti e tagliare gli sprechi – spiega Coldiretti Varese – la filiera corta riduce anche i tempi di trasporto e, con essi, il consumo di carburanti e le emissioni in atmosfera, tagliando le intermediazioni con un rapporto diretto che avvantaggia dal punto di vista economico agricoltori e consumatori. Al secondo posto tra le intenzioni di acquisto degli italiani per i prossimi mesi ci sono peraltro i cibi 100% italiani, che precedono gli alimenti con packaging sostenibile e quelli che garantiscono il rispetto dell’ambiente, per un netto aumento complessivo della spesa green.

Nel carrello sembrano, invece, destinati a calare i prodotti pronti, l’etnico, anche perché più energivoro a causa dei lunghi trasporti, e quelli premium a causa delle esigenze di risparmio per la riduzione del potere di acquisto. Strategie rese necessarie da un balzo dell’inflazione che, secondo una stima Coldiretti, costerà nel 2022 alle famiglie italiane 650 euro in più soltanto per la spesa alimentare, a causa della guerra in Ucraina, che colpisce soprattutto le categorie più deboli che riservano una quota rilevante del proprio reddito all’alimentazione..

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