Auguri alle esuli istriane, fiumane e dalmate

Fonte: https://www.anvgd.it/auguri-alle-esuli-istriane-fiumane-e-dalmate/

di Lorenzo Salimbeni – Auguri alle donne giuliane, fiumane e dalmate che hanno tenuto unite famiglie travolte dall’esodo. Donne che hanno visto padri, figli e mariti deportati dalle milizie jugoslave “titine”, spariti nel nulla e che ancora oggi non sanno dove poter portare un fiore per ricordare i propri congiunti.

Donne che, in ambienti angusti e squallidi ricavati in pochi metri quadrati delimitati da coperte appese, hanno fatto di tutto per ricreare un’intimità familiare nelle terribili condizioni dei Centri Raccolta Profughi.

Non c’è stato bisogno di aspettare la storia del genere o i dettami del politicamente corretto: l’iconografia dell’esodo è donna da subito. Le generazioni affiancate che attendono di imbarcarsi sulla motonave Toscana a Pola: nonne, madri, sorelle che fanno da collante e pilastro di una famiglia che sta per partire verso un futuro incerto e ben poco rassicurante.

La bambina con la valigia, Egea Haffner, esule giuliana 30.001, è diventata non solo il simbolo di tutti quei polesani che svuotarono la città dell’arena, ma anche di tutti i 350.000 istriani, fiumani e dalmati sradicati dalla loro terra e sventagliati in giro per l’Italia e per il mondo perdendo di vista amici e parenti.

Subito dopo abbiamo negli occhi l’immagine della bambina davanti al carretto pronto ad avviarsi lungo la mesta via dell’esilio: pochi averi, alcune masserizie e però su tutto posato quel Tricolore che significa un’italianità tanto attesa sulla costa orientale dell’Adriatico, vissuta per poco ed in nome della quale si abbandona tutto.

E poi le donne in fila alla mensa del Centro Raccolta Profughi di Brescia, un’altra immagine che ha circolato in tante locandine e pubblicazioni. Donne che avevano imparato non solo ad essere nume del focolare, ma anche operaie, insegnanti e lavoratrici molto più emancipate rispetto al resto dell’Italia e che per questo in alcune località in cui giungeranno esuli verranno guardate con diffidenza e disappunto.

Donne che ancora oggi nelle scuole e negli eventi istituzionali sono frequentemente testimoni di che cosa sono stati l’esodo, i campi profughi ed il reinserimento nel tessuto sociale italiano. Donne attive nell’associazionismo della diaspora adriatica senza bisogno di quote rosa, perché appassionate, preparate ed orgogliose della propria storia e della propria identità.

Auguri di buon 8 marzo alle donne istriane, fiumane e dalmate la cui mimosa assume una sfumatura tricolore.

didascalia: Museo Fertilia

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