Il Treno del Ricordo a Bologna, per sanare l’umiliazione del “treno della vergogna”

Fonte https://www.anvgd.it/il-treno-del-ricordo-a-bologna-per-sanare-lumiliazione-del-treno-della-vergogna/

di Lorenzo Salimbeni La motonave Toscana ha scaricato ad Ancona il suo carico di esuli da Pola, con le poche masserizie al seguito. L’accoglienza dei portuali è tutt’altro che calorosa: nelle “rosse” Marche sono molti coloro i quali hanno devotamente letto sulle colonne de l’Unità l’articolo in cui, eccezion fatta per pochi profughi onesti, non si reputavano «aventi diritto ad asilo coloro che [giungevano] impauriti dall’alito di libertà che precedeva o coincideva con l’avanzata degli eserciti liberatori.

Non meritano davvero solidarietà né hanno diritto a rubarci pane e spazio che sono già così scarsi». Famiglie intere con anziani e bambini vengono caricate su carri bestiame con una balla di fieno per riscaldarsi e lentamente il loro treno si muove in direzione La Spezia, ove il Centro Raccolta Profughi allestito presso la caserma Ugo Botti fornirà una prima accoglienza.

Non bisogna intralciare il traffico ferroviario, perciò il viaggio inizia nella notte fra il 17 ed il 18 febbraio 1947, ma spesso ci si ferma per agevolare il transito di altri convogli ferroviari. Finalmente si giunge a Bologna, ove alcune organizzazioni umanitarie hanno preparato generi di conforto e latte caldo per i bambini, ma i megafoni della stazione minacciano lo sciopero dei ferrovieri se “il treno dei fascisti” si fosse fermato. Il latte viene versato sui binari, nulla viene consegnato agli infreddoliti viaggiatori che inveiscono e si disperano. Più di tutti, ha raccontato nelle sue memorie Lino Vivoda, un polesano che è stato partigiano e adesso si sente dare del fascista dagli indottrinati che sono convinti che il compagno Tito stia costruendo il paradiso in terra nella Jugoslavia comunista.

Raccogliendo testimonianze di esuli sembra che casi simili siano successi non solo in quell’occasione, ma il 18 febbraio è rimasta scolpita come la data del “treno della vergogna”. Una lapide affissa in anni recenti nella stazione di Bologna chiede scusa per quel che è successo, ma il viaggio del Treno del Ricordo che si sta compiendo in questi giorni ha forse finalmente sanato questa profonda ferita nella memoria dell’esodo giuliano-dalmata.

Questa mostra itinerante ha proprio ripercorso il tragitto da Ancona a Bologna, ove ad accogliere il treno stavolta c’erano autorità, rappresentanze dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, la fanfara dei Carabinieri, ma soprattutto tantissima gente (anche studenti nonostante fosse domenica), pronta a mettersi in fila e aspettare a lungo pur di visitare la mostra e capire cosa sono stati l’esodo e la storia della comunità italiana nell’Adriatico orientale.

Si tratta di un allestimento multimediale con testimonianze della storia dell’esodo, proiezioni di filmati di repertorio (Archivio Istituto Luce e Rai Teche) e di video originali, fotografie e masserizie – fornite dall’Istituto Regionale per la Cultura Istriana-Fiumana-Dalmata (IRCI) – che conducono il visitatore nel racconto immersivo degli avvenimenti legati all’esodo.

Davvero importante è stata la stretta di mano tra il Sindaco del capoluogo emiliano Matteo Lepore e Chiara Sirk, Presidente del Comitato di Bologna e Consigliere nazionale dell’ANVGD: le scuse ufficiali di una città che ha poi accolto una comunità giuliano-dalmata e che da anni collabora fattivamente per il Ricordo, ma il cui nome è rimasto inevitabilmente collegato a quell’increscioso episodio. Oltre al primo cittadino era presente il Ministro del Lavoro Marina Elvira Calderone e la troupe della Rai regionale ha intervistato l’esule zaratino e vicepresidente dell’ANVGD Bologna Giovanni Stipcevich.

È apparso anche uno striscione “Bologna vi chiede perdono”: il viaggio del Treno del Ricordo sta diffondendo conoscenza in tutta Italia e contribuisce a reinserire le tragedie delle Foibe e dell’Esodo nella storia della comunità nazionale senza reticenze.

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