Alla Fondazione Morandini di Varese il bianco-nero di tre grandi artisti internazionali

Artisti, uomini di cultura, critici d’arte, collezionisti ed esponenti politici hanno preso parte alle ‘giornate’ di inaugurazione e presentazione di mostre presso la Fondazione Marcello Morandini, il nuovo tempio dell’arte, della cultura, della socialità, sito in via Del Cairo 41 a Varese, presente da quattro anni.

“Grazie alla presenza di questa Fondazione e dell’attività ed energia del maestro Morandini ci sono in città una serie di iniziative culturali di grandissimo livello. Marcello ben rappresenta anche tanti artisti di questo territorio, per una visibilità oltre i confini cittadini”.

Così si è espresso il sindaco Galimberti intervenendo a fianco del presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, il quale ha sottolineato l’importanza della Fondazione varesina che ha saputo portare a Varese, per l’occasione, mostre di artisti di caratura internazionale.

E certamente, dopo le recenti e significative esposizioni di “Arbeitskreis 1972/2022 – esperienza costruttiva europea”, corredata da un catalogo che si pone come documento sintetizzante l’attività dei protagonisti europei del movimento ‘concretista’ al quale appartiene lo stesso Morandini – in contemporanea con la mostra “Poesia concreta – Eugen Gomringer” e relativo Catalogo, e l’appena conclusa mostra “Colours in a Square” col bellissimo Catalogo (opere dalla Collezione Ritter, arrivate dall’omonimo museo tedesco e richiamanti, ciascuna, il motivo geometrico del quadrato), ecco dunque la presentazione, presso la Fondazione, di un trittico di artisti (Morandini-Fronzoni-Colombo), per celebrare, proprio nel tempio delle opere ‘geometrico-concrete’, l’essenzialità delle forme e del colore, quell’uso del bianco/nero che, a detta del critico d’arte Marco Meneguzzo, costituisce quasi un’ossessione, perché “non ti distrae e ti consente di arrivare all’essenziale”.

“Questa serie di mostre “M. Morandini (geometrie) – A.G. Fronzoni (design) – G. Colombo (ambienti)” – ha affermato Morandini aprendo le giornate di inaugurazione, per esposizioni che dureranno fino al 22 ottobre prossimo – costituisce un importante progetto formato da tre diverse esposizioni di altrettanti maestri dell’arte italiana.

Come specificato da Marco Scotini (direttore scientifico dell’Archivio Gianni Colombo), accompagnato nell’occasione da Giorgio Pizzagalli (presidente dell’Archivio) e da Stefano Boccalini (consulente scientifico dello stesso Archivio) “si tratta di tre artisti che hanno segnato anche momenti importanti nella cultura nata negli anni 60 tra ‘optical art’, ‘arte cinetica arte programmata’ e certe modalità concretiste del ‘grafic design’, ma anche tre amici; proprio perché il terreno comune di questa mostra è anche la dimensione relazionale tra queste tre figure che hanno segnato la storia dell’arte italiana nella seconda metà del 900”.

Lo stesso Maestro ha cortesemente accompagnato i presenti in tutte le sale espositive della Fondazione illustrando, assieme ai critici d’arte, le opere scelte.

Nella sala dedicata ad A.G. (Angiolo Giuseppe) Fronzoni, uno dei maggiori grafici italiani, troviamo esposti manifesti e una serie di documenti selezionati da Lars Muller di Zurigo, editore e fondatore della omonima casa editrice svizzera, il quale ha curato l’allestimento della sala espositiva ed intervenuto nella presentazione.

L’omaggio a Gianni Colombo è celebrato con uno spazio espositivo a cura dell’Archivio Gianni Colombo di Milano, ed avviene con l’esposizione di tre opere, cioè due esemplari della serie delle superfici “Spazio elastico” degli anni 70, uno bianco e uno nero, e un ambiente fatto di luce, che si chiama “Luce/Ombra X” (ricerca effettuata da Colombo dalla prima metà degli anni 60).

Considerato uno degli esponenti dell’arte cinetica e ambientale internazionale, Colombo fonda nel 1959, insieme ad altri artisti, il Gruppo T che propone di indagare la dimensione temporale come fattore essenziale dell’opera d’arte e della sua ricezione, insieme a una ricerca sulla luce e sui fenomeni percettivi.

Il direttore dell’Archivio Colombo, Marco Scotini, ha ricordato che tale omaggio a Colombo si accompagna alla grande retrospettiva “A Space Odyssey” in esposizione attualmente presso la Fondazione Marconi e Giò Marconi, dedicata all’artista milanese.

Le sale espositive al piano terreno della Fondazione Morandini, curate dallo stesso artista, sono dedicate all’arte di Marcello Morandini: esse presentano l’Opera Omnia del Maestro varesino, che reca due date 1964 -1980: sono 16 anni di ricerca e di produzione artistica. L’esposizione è una sequenza continua di immagini (opere, progetti, disegni, sculture, foto, tutte realizzate su formato standard di cm 21×21) su un percorso lineare lungo 35 metri.

Il critico d’arte Marco Meneguzzo ha voluto sottolineare alcuni aspetti che legano tutti i tre artisti in mostra. Oltre agli stretti rapporti di stima ma soprattutto di amicizia tra loro, considerando le loro opere si constata che “c’è quasi uno stesso modo di pensare”, il colore (rigorosamente bianco-nero), la precisione delle forme, l’essenzialità e perfino l’ironia (soprattutto in Colombo). E la concretezza (anche la designazione di ‘arte concreta’ è significativa): l’opera “Luce/Ombra X” di Colombo, con le due lampadine che alternativamente una si accende e l’altra si spegne, oltre che un progetto scientifico possono ben indicare la nostra vita quotidiana, col sole che sorge e declina, e ci condiziona.

Così pure, i ‘manifesti’ creati da Franzoni hanno il mito dell’essenzialità e dell’espressività, un’astrazione che sa fare a meno di inutili particolari, ‘manifesti che fanno pensare’ (ad esempio quello strepitoso sulla mostra di Lucio Fontana). La riflessione sui manifesti pubblicitari fa fare a Meneguzzo una riflessione: tutti gli artisti, come i tre della mostra, non dovrebbero essere “al servizio di”, e questo è “l’aspetto di resistenza” che non possiamo non considerare nel nostro agire.

Le giornate di presentazione ed inaugurazione delle mostre presso la Fondazione Morandini hanno dato l’occasione allo stesso Maestro di presentare ufficialmente la propria autobiografia, in concomitanza coi libri su Franzoni e su Colombo: “MARCELLO MORANDINI – I miei primi sessant’anni” (dal 1940 fino al 1998): un intreccio di informazioni biografiche e di ricerche storiche rilevanti, oltre a fornire un’ampia selezione di immagini relative alle più importanti opere dell’artista, ma anche a documenti e foto tratti dal suo archivio.

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