Busto Arsizio: vietato alimentare i piccioni

Sul territorio comunale è stato rilevato un aumento di inconvenienti igienico-sanitari dovuti ad un incremento della popolazione di piccioni o colombi urbani.

La presenza di questi animali rappresenta un rischio in quanto potenziali portatori di malattie infettive e di parassiti. Inoltre, la loro presenza crea degrado e problemi di decoro urbano dovuti all’imbrattamento di marciapiedi, strade e superfici e di conseguenza determina anche onerose spese di manutenzione, pulizia, disinfezione e disinfestazione.

Per queste motivazioni, anche su consiglio di Ats Insubria, il Sindaco ha predisposto un’ordinanza in cui stabilisce il divieto di alimentare i piccioni sul territorio comunale, in quanto

un’alimentazione incontrollata contribuisce alla loro capacità riproduttiva e diventa richiamo di numerosi individui anche da zone periferiche e limitrofe, che si adattano all’ambiente urbano inadatto alla loro nidificazione e stazionamento.

La disponibilità di cibo favorisce inoltre la sopravvivenza di soggetti malati e deboli, portando ad un progressivo decadimento oltre che alle condizioni sanitarie anche dello stato di benessere dei colombi.

L’inosservanza della disposizione sarà punita con sanzione amministrativa pecuniaria da €25,00 a €250,00.

Inoltre, è fatto obbligo ai proprietari e agli amministratori condominiali di edifici su cui stazionano e nidificano i piccioni di provvedere al ripristino delle condizioni igienico-sanitarie, eseguendo la disinfestazione di superfici e strutture, la rimozione e lo smaltimento di guano ed eventuali carcasse, l’allontanamento dei colombi con adozione di strategie che impediscano lo stazionamento (ad esempio chiudere ogni luogo utile alla nidificazione dei piccioni con particolare riferimento alle cavità cieche che dovranno essere murate e alle finestrelle e aperture in genere che danno aria ai sottotetti che dovranno essere chiuse con robuste reti poste il più esternamente possibile).

L’inosservanza della disposizione sarà punita con sanzione amministrativa pecuniaria da €250,00 a €500,00.

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