Il Deputato (FdI) della provincia di Varese onorevole Andrea Pellicini ha presentato un emendamento all’art. 15 della legge di bilancio, il cui testo recita:
“1. Nelle more della ratifica e dell’entrata in vigore del Protocollo di modifica dell’Accordo tra la Repubblica italiana e la Confederazione Svizzera relativo all’imposizione dei lavoratori frontalieri, fatto a Roma il 23 dicembre 2020, i lavoratori frontalieri, come definiti all’articolo 2, lettera b), del citato Accordo, compresi coloro che beneficiano del regime transitorio previsto dall’articolo 9 del medesimo Accordo, possono svolgere, nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2024 e la data di entrata in vigore del predetto Protocollo, fino al 25 per cento della loro attività di lavoro dipendente in modalità di telelavoro presso il proprio domicilio nello Stato di residenza senza che ciò comporti la perdita dello status di lavoratore frontaliere. Ai fini dell’applicazione dell’articolo 3 dell’Accordo, l’attività di lavoro dipendente svolta dal lavoratore frontaliere in modalità di telelavoro presso il proprio domicilio nello Stato di residenza, fino al massimo del 25 per cento del tempo di lavoro, si considera effettuata presso il datore di lavoro nell’altro Stato contraente.”
Proposta di emendamento all’art. 15
– Al comma 1, primo periodo, sostituire le parole “fino al 25 per cento ” con quelle “fino al 33 per cento”.
– Al comma 1, secondo periodo, sostituire la parole ” fino al massimo del 25 per cento” con quelle “fino al massimo del 33 per cento”.
“Con la suddetta proposta di emendamento – spiega il Deputato Pellicini – si chiede che i lavoratori frontalieri possano svolgere in modalità di telelavoro sino al 33 per cento della loro attività di lavoro dipendente presso il proprio domicilio nello Stato di residenza senza che ciò comporti la perdita dello status di frontaliere.
Si ritiene infatti che le positive evoluzioni delle modalità di svolgimento delle prestazioni lavorative possano essere utilizzate con maggiore ampiezza anche dai lavoratori frontalieri che, soprattutto nel settore del terziario, hanno la possibilità di lavorare, almeno in parte, da casa.
Se in altri contesti, ad esempio dalla Francia verso la Svizzera, è possibile per i frontalieri effettuare in telelavoro fino al 40 per cento dell’orario di lavoro, si ritiene equo aumentare quantomeno sino al 33 per cento del medesimo orario la quota disponibile per i nostri frontalieri che ogni giorno si recano al lavoro in Svizzera. Ciò gioverebbe certamente alla qualità della loro vita, con beneficio ulteriore per le politiche ambientali, se si considera che ogni giorno quasi circa 80.000 i lavoratori frontalieri che, più che altro con l’uso della propria autovettura, varcano il confine di Stato con la formazione di lunghissime code.
Attraverso quindi l’ampliamento delle opportunità del telelavoro si avrebbe la possibilità di attenuare l’estenuante traffico veicolare lungo i valichi con la Svizzera e quindi diminuire l’inquinamento da idrocarburi.
Inoltre, ciò costituirebbe un segnale di attenzione nei confronti dei lavoratori frontalieri nei confronti dei quali la precedente legge di bilancio ha previsto l’introduzione del contributo del contributo alla salute In favore degli ospedali di frontiera. Non so se l’emendamento passerà, ma il mio obiettivo è comunque quello di aprire un dibattito costruttivo in merito al miglioramento delle condizioni di lavoro di migliaia di persone che vivono sulla frontiera”.