La diaspora cattolica in cattedra al De Filippi

Un esempio lampante di ciò che è la diaspora dei cattolici in politica si è avuto giovedì sera al collegio De Filippi di Varese dove Raffaele Cattaneo (Noi moderati) e Guido Bonoli (Calenda, rinnovare l’Europa) si sono confrontati in vista delle elezioni del 25 Settembre.

S’è trattato di un incontro e di un dibattito svolto tutto all’interno del mondo ciellino varesino. Il confronto tra i due candidati, stimolato dalle domande di Enrico Angiolini, è stato di autentico fair play. Sia Cattaneo, assessore all’Ambiente e clima di Regione Lombardia, sia Bonoli, consigliere comunale a Varese, hanno illustrato i temi principali dei rispettivi programmi: di centrodestra il primo, del terzo polo, il secondo.

La domanda di fondo della serata è stata: come si deve comportare un cattolico in politica? La risposta, lapidaria, è stata data citando un passaggio del messaggio del 6 Gennaio 1994 di Giovanni Paolo II ai vescovi italiani: deve mostrare «un impegno coerente per la solidarietà, la sussidiarietà, il rispetto della dignità umana e la ricerca di un’autentica Giustizia sociale».

Entrambi i candidati hanno sostenuto che oggi l’azione politica deve essere concreta e attenta a comprendere e rispettare la realtà.

Il pubblico, numeroso e attento, ha rumoreggiato quando Cattaneo ha cercato di spiegare le contraddizioni di Calenda ed è rimasto silente quando Bonoli ha ricordato le tante “marachelle” berlusconiane. Segno evidente che la maggioranza dei presenti in sala era più vicina alle posizioni di Bonoli.

Se i due candidati fossero stati rivali nel contendersi un seggio uninominale il clima si sarebbe di certo surriscaldato. In realtà, per esplicita ammissione di Cattaneo e Bonoli, entrambi non s’aspettano di essere eletti, ma la loro presenza in lista, oltre che una testimonianza personale, vuole essere un aiuto a reperire voti e, in tal modo, far eleggere un compagno di partito. Insomma si sono calati nei panni dei cosiddetti “portatori d’acqua”.

Dispiace constatare che i cattolici non siano capaci di mettersi insieme condannandosi all’irrilevanza politica, sociale e persino etica.

Più in generale la tragica situazione politica ed economica, che tanta sofferenza sta generando nel popolo italiano, conferma che siamo distanti anni luce da quando Alcide De Gsperi il 20 Luglio 1947 in un discorso a Trento sosteneva che «bisogna guardare innanzitutto al popolo. Quando mi parlano di partiti, io li giudico da questo punto di vista: come servono il popolo? E il popolo vuol dire: il popolo come vive organicamente nel suo paese, nelle sue società, nei suoi focolai, nelle sue città».

All’incontro erano presenti il prevosto, monsignor Luigi Panighetti e il sindaco, Davide Galimberti

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