Per la buona politica serve una giusta visione del mondo

Innanzitutto la performance della giovane e bella parlamentare democratica americana Ocasio-Cortez che si è presentata al MET Gala (una festa per raccogliere fondi a favore del Metropolitan Museum di New York) vestita con un abito bianco su cui risaltava in rosso la scritta “Tax the rich”, tassare i ricchi! Ora è fin troppo facile sottolineare quanto meno l’inopportunità di una tale affermazione in un ambiente in cui i partecipanti avevano pagato lingresso almeno trentamila dollari; o anche obiettare che – visto che si trattava di beneficenza –chi avrebbe dovuto provvedere, i poveri?

Ma la riflessione credo più importante sia un’altra: la Ocasio-Cortez è una parlamentare democratica, cioè della stessa parte politica dell’attuale presidente degli USA. Ha quindi la possibilità , direi anzi il compito istituzionale, di proporre interventi legislativi o amministrativi per affrontare il tema sbandierato sull’abito. Tema che è oggettivamente importante soprattutto perché è negli USA che le grandi società dell’informatica e del web sono cresciute a dismisura fino a produrre bilanci di dimensioni pari a quelle di molti stati e non si

limitano più – se mai l’abbiano fatto in precedenza – a godersi i guadagni ma grazie al crescere dei profitti tendono a condizionare le politiche e, spesso ancor di più, la cultura dei popoli.

Compito della politica (di una buona politica) sarebbe quello di affrontare i problemi e di proporre soluzioni realistiche, che tengano cioè conto di tutti i fattori in gioco. Sembra invece più importante denunciare i problemi (in questo caso a mezzo abito dipinto, più spesso, come da noi, attraverso dichiarazioni sui social che non comportano impegni e responsabilità).

E’ scoppiato a sorpresa in Italia il problema dell’aumento delle bollette energetiche. Si parla di incrementi fino al 40% per luce e gas che possono diventare, soprattutto per le famiglie a reddito più modesto, dei pesi insopportabili. E’ sperabile che il governo riesca a intervenire attutendo questo impatto sui bilanci familiari, ma ancor di più è fondamentale che la politica si purifichi da quel folle innamoramento per tesi “alla Greta Thunberg” che stanno generando politiche ambientaliste insostenibili. Parafrasando il presidente Mao potremmo dire che non solo la rivoluzione ma anche la transizione energetica “non è un pranzo di gala”.

Le bollette segnalano in anticipo che gli obiettivi che i paesi occidentali, e segnatamente l’Unione Europea, si vogliono dare per contenere i consumi energetici e limitare l’inquinamento e le sue conseguenze, non sono a costo zero, anzi. Di fronte ai sacrifici richiesti alle popolazioni è il caso di metter da parte le ideologie ambientalistiche e tornare a politiche ambientali realistiche e, soprattutto, rispettose della centralità dell’uomo e della famiglia. E’ infatti evidente che fino a quando l’uomo sarà considerato il corruttore della incontaminata natura e la famiglia con figli un pericoloso inquinatore, si avranno solo politiche astratte e pericolose.

E’ tale la confusione che l’ideologia ambientalista ha creato che oggi non è più scandaloso che si possa parlare di ritorno al nucleare, affermazioni che solo fino a pochi mesi avrebbero squalificato chi ne fosse stato autore.

Anche in questo caso servirebbe una politica capace di tenere assieme tutti i fattori in gioco: è affascinante immaginare un futuro senza emissioni prodotte da combustibili inquinanti. Ma illudere le popolazioni che questo magnifico futuro sarà garantito dal sole e dal vento è –allo stato delle attuali conoscenze– del tutto irrealistico e gravido di ricadute negative di cui l’aumento delle bollette è solo la prima avvisaglia.

Alla realtà drammatica del nostro tempo ci richiama un’affermazione riportata dall’agenzia di stampa France Press qualche giorno fa. Richiesto di una breve dichiarazione da parte del tribunale il terrorista islamico Salah Abdeslam, a processo per le stragi compiute a Parigi nel 2015, ha dichiarato: “Abbiamo attaccato la Francia, colpito la popolazione, dei civili, ma non c’era niente di personale”.

Le sue parole mi hanno richiamato quel “noi amiamo la morte più di quanto voi amiate la vita”, attribuito al giro di sostenitori di Bin Laden dopo gli attentati del 2004 a Madrid.
E’ tutto evidente che queste affermazioni esprimono una visone del mondo opposta a quella nella quale è cresciuto e si è strutturato l’intero occidente, la nostra cultura.

L’amore alla vita, il rispetto dell’altro anche quando è diverso o la pensa differentemente da me, è uno dei capisaldi di una libera cultura, di una libera società. Oggi questa cultura è in difficoltà a fronteggiare il nemico esterno (quello che non ci vuole male come persone ma ugualmente vuole distruggere il nostro mondo) più per la sua debolezza interna che per la forza reale dell’avversario.

Rileggiamo ancora una volta queste parole di Ratzinger che aumentano di significato con il passare del tempo e degli eventi che si susseguono. Sono parole del 2005 e risentono del clima e degli attentati di quegli anni.

“C’è qui un odio di sé dell’Occidente che è strano e che si può considerare solo come qualcosa di patologico; l’Occidente tenta sì, in maniera lodevole, di aprirsi pieno di comprensione a valori esterni, ma non ama più se stesso; della sua storia vede oramai soltanto ciò che è deprecabile e distruttivo, mentre non è più in grado di percepire ciò che è grande e puro. L’Europa ha bisogno di una nuova – certamente critica e umile – accettazione di se stessa, se vuole davvero sopravvivere.”

Politiche fiscali, politiche ambientali realistiche e sostenibili, terrorismo da estirpare. Temi complessi che possono essere affrontati solo con una adeguata visione dell’uomo e della società. Dal tesoro della storia occorre trarre le indicazioni per le sfide del presente.

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