La guerra in Ucraina? Una disgrazia per l’Europa

C’è una forte analogia tra ciò che stiamo vivendo in questi tempi e ciò che è avvenuto nelle “radiose giornate di Maggio 1915”. Il presidente Mattarella e il capo del Governo Meloni sono apertamente schierati a favore del presidente ucraino Zelensky, deciso a proseguire nella guerra contro la Russia.

A scanso di equivoci diciamo subito che è Mosca ad avere invaso l’Ucraina e quindi gli aggressori sono i soldati di Putin, mentre il popolo ucraino è costretto a difendersi svolgendo quel ruolo di vittima di cui avrebbe volentieri fatto a meno.

La questione di fondo, aldilà delle ragioni che entrambi i belligeranti possono far valere, è però la guerra, la cui essenza si traduce esclusivamente in morti e distruzioni.

È evidente che Stati Uniti, Gran Bretagna e Polonia stanno combattendo contro la Russia usando l’esercito ucraino (gli altri Paesi europei, checché ne pensi la Von der Leyen, sono sbiaditi comprimari coinvolti per la loro appartenenza alla Nato).

L’esito finale, come sempre accaduto, sarà la pace e per capire chi avrà vinto o perso basterà guardare la carta geografica da cui risulteranno i nuovi confini.

Dicevamo del clima di guerra che si respira in Italia molto simile a quello vissuto nel Maggio 1915. Allora come oggi, a sostenere le ragioni interventiste furono i vertici dell’apparato statale.

Infatti quel patto segreto firmato a Londra che impegnava l’Italia ad entrare in guerra accanto a Francia, Gran Bretagna e Russia, fu voluto esclusivamente dal re Vittorio Emanuele III e da alcuni ministri. Il Parlamento, come la maggioranza del Paese, erano invece profondamente convinti della neutralità.

Le posizioni dei cattolici e dei socialisti furono ferocemente contrastate dai due più importanti giornali dell’epoca, “Il Corriere della sera”, diretto da Luigi Albertini e “Il Popolo d’Italia”, diretto da Benito Mussolini. I neutralisti divennero presto definiti disfattisti e l’opinione pubblica zittita e costretta ad uniformarsi alle decisioni di un piccolo numero di governanti. Nulla di nuovo sotto il sole, come dice il libro dell’ Ecclesiaste. Anche oggi la “grande stampa” è interventista e appoggia l’invio di armi in Ucraina per proseguire la guerra.

Zelensky s’è permesso di dire al Papa che «non è tempo di mediazioni» e nelle varie capitali europee in cui s’è recato ha insistentemente chiesto armi sempre più sofisticate per proseguire nella guerra.

Anche nel Maggio/Giugno 1940 si ripetè il medesimo copione. «Io ho solo bisogno di avere alcune migliaia di morti per sedermi al tavolo della pace accanto ai vincitori», fu la confidenza di Mussolini al generale Badoglio per spiegare le ragioni della dichiarazione di guerra a Francia ed Inghilterra.

Così, in modo insinuante e soave, ma fortemente risoluto, si stanno conducendo i popoli europei ad abbracciare la causa di una guerra definita “giusta” perché in difesa dei principi democratici di cui sarebbe portatrice l’élite ucraina chiamata ad opporsi al vile assalto dell’imperialismo russo.

Noi crediamo che sia giunto il momento in cui chi ha buon senso, lo usi. È ora di aprire gli occhi e smetterla di ritenere che gli altri sono dalla parte sbagliata e noi da quella giusta. Gli Stati Uniti, verso i quali noi italiani abbiamo più di un debito di riconoscenza, devono però convincersi che non si possono generare permanentemente guerre per mantenere elevato lo standard di vita dei propri cittadini. Russi, Indiani e Cinesi chiedono quella stessa autorevolezza sul piano internazionale che gli statunitensi pretendono per sé.

La saggezza della Chiesa, frutto di una profonda conoscenza dell’umanità, è la via maestra per terminare il conflitto in Ucraina.

Zelensky forse non ha via d’uscita perché non può non obbedire a Biden che, evidentemente, ha precisi interessi per proseguire la guerra. Il cattolico Presidente degli Stati Uniti invece ha mezzi e forza (si spera) per uscire onorevolmente da una guerra che sta solo portando disgrazie all’intero Occidente.

Mattarella e Meloni non si appiattiscano sulla guerra e si dimostrino amici dell’Amministrazione americana facendola ragionare sulla necessità di trovare un compromesso con Mosca per chiudere la questione ucraina, che con la difesa dei valori democratici non ha nulla a che vedere.

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