Lo storico Renzo De Felice ha notato che la nazione italiana sarebbe finita l’8 Settembre 1943. Certamente in quella data si conclude una certa concezione di nazione che era stata incarnata dalle élite dello Stato unitario.
Ciò che è avvenuto successivamente fino ai nostri giorni è la storia di una comunità nazionale, la nostra, inserita nell’area del capitalismo occidentale per ragioni di geopolitica internazionale. A ben vedere è dagli accordi di Yalta che il mondo è diviso tra americanismo e comunismo.
Il primo considerato un modello sociale capace di soddisfare al meglio le aspettative umane (lasciando al singolo la libertà d’intraprendere), il secondo un modello in grado di assicurare il necessario ad ognuno in base ai propri bisogni (tutto è dello Stato che provvede a distribuire beni e garantire servizi).
Il nostro Paese in 80 anni ha conosciuto l’opulenza per merito di un’economia costruita sull’iniziativa privata e sui valori di una cultura figlia della religione giudaico-cristiana.
L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia sta segnando lo spartiacque di un nuovo equilibrio mondiale che sta mettendo in crisi soprattutto il sistema economico occidentale.
Fine dell’opulenza? Fine di quella pace sociale garantita dall’abbondanza di beni? Non c’è dubbio che l’americanismo sia stato capace di soddisfare gran parte delle domande delle società occidentali.
È un dato di fatto però che la crisi di questo modello di sviluppo economico (accentrato nel profitto, spesso fine a sé stesso) ha però segnato anche la fine dell’individuo come persona e conseguentemente quello della famiglia.
Da questo punto di vista la degenerazione del sistema nel più ottuso materialismo è stato accolto con favore dai marxisti. È un caso che costoro da sempre contrastino la famiglia e l’individuo? Non era Marx che concepiva l’individuo e la famiglia strettamente connessi ad una forma di organizzazione economica fondata sulla proprietà dei mezzi di produzione?
Quest’ampia premessa per consentirci di osservare che la posta in gioco alle elezioni del 25 Settembre è alta perché questa volta gli italiani possono chiudere un’esperienza di governo che, negli ultimi trent’anni (salvo un brevissimo periodo), è stato egemonizzato da marxisti, radicali e cattocomunisti (i cattolici democratici).
I risultati sono sotto gli occhi di tutti: inflazione al 10 per cento, 6 milioni di indigenti, oltre 2 milioni di disoccupati, sistema sanitario e scolastico allo sbando, città assediate dalla delinquenza, irrilevanza del Paese nello scacchiere internazionale a partire dal Mediterraneo; e l’elenco potrebbe continuare.
Il Pd (nel quale sono confluiti anche i democristiani di sinistra) è il partito che ha le maggiori responsabilità perché ha supinamente appoggiato la globalizzazione, che tanti danni ha provocato all’Italia e ha permesso che Paesi come Germania, Francia e Cina promuovessero i loro interessi a scapito di quelli italiani.
Agli occhi dei credenti il Pd s’è pure accollato la responsabilità di assecondare, finanziandoli, i vari movimenti lgbt (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali) e di non essersi opposto con fermezza a campagne a favore dell’eutanasia e dell’aborto.
Anche la Chiesa è stata accusata di eccessiva timidezza nella difesa dei valori etici. Celebre la frase dell’allora presidente Cossiga: per la Cei l’unico valore non negoziabile è l’8 per mille.
Un’accusa forse un po’ ingenerosa dimentica della proverbiale prudenza della Chiesa di non irritare gli interlocutori con i quali negoziare.
Vaticano e vari episcopati hanno sempre badato a non compromettere i buoni rapporti con i vari governi, soprattutto quelli di sinistra (sempre assecondati dai vari inquilini del Quirinale).
La real politik ecclesiale ha sempre imposto di ottenere dai diversi “manovratori” ciò che è possibile in quel contesto e in quel periodo storico. Insomma piuttosto che niente è meglio piuttosto.
Una vigorosa virata però oggi s’impone. È il momento di affidare ad altri il timone della barca Italia. La Sinistra torni all’opposizione.
Di danni ne ha provocati troppi. La nazione italiana torni ad essere tale dimostrando che esiste. Ci sono ancora donne e uomini capaci di darle dignità.
(crediti fotografici Senato della Repubblica)