Draghi & C smettano di scimmiottare il modello cinese

C’è da augurarsi che il recente articolo di Dario Fertilio, già autorevole notista politico del “Corriere della Sera”, sia stato letto da molti lettori de “La Verità”, l’unico quotidiano in ascesa per numero di copie vendute nella generale crisi dell’editoria.

Crisi per altro favorita dai giornalisti stessi, molti dei quali hanno rinunciato a svolgere il proprio lavoro di tutori dell’interesse dei lettori/cittadini fornendo loro notizie utili per comprendere la realtà quotidiana, a cominciare dalle scelte di chi li governa.

Crisi alimentata anche dai proprietari dei giornali e dei media in generale per l’uso spregiudicato che ne fanno e riconducibile ad un unico obiettivo: premere sui vari Esecutivi per salvaguardare gli interessi delle proprie aziende.

Così i media, che dovrebbero diffondere le voci, le istanze dal basso (leggi popolo) verso l’alto (le élite assestate al potere), si sono trasformate in megafoni dei vertici economico-finanziari – che controllano quelli politici –, con il preciso scopo di “educare” i cittadini plasmandoli in docili sudditi.

Torniamo a Fertilio e al suo articolo il cui titolo ne sintetizza molto bene il testo: “L’Italia è diventata un laboratorio per importare il modello cinese”.

Annota con acume il giornalista che «da Conte a Draghi sono i green-pass più o meno rafforzati, gli obblighi vaccinali sempre più  estesi, le scacchiere colorate più o meno arbitrarie in cui dividere il territorio, e soprattutto l’occupazione monopolistica dei media, a rappresentare un modello. Sia per quanto riguarda l’ordine pubblico, da ottenere mediante controlli di polizia, divieti e arresti.

Sia perché, passo dopo passo, si è potuto constatare grazie al laboratorio italiano che il passaggio dalla democrazia classica alla “democratura” – sistema in cui l’involucro resta democratico ma la sostanza è autoritaria – è una opzione effettivamente realizzabile in un Paese occidentale».

Così mentre la Cina si appresta ad inaugurare una base navale sulle coste della Guinea Equatoriale (la marina da guerra di Pechino disporrà di 400 navi entro il 2024) procedendo speditamente nel suo progetto di imperialismo mondiale, il Governo Draghi, nel torpore pandemico, getta solide basi per una dittatura sul modello cinese.

Xi Jinping e la nomenclatura che lo sostiene temono che il loro Paese imploda se venisse contagiato dai valori su cui si reggono le democrazie. Ragione per la quale, oltre a tenere strettamente controllato il popolo, punta ad esportare il proprio modello all’estero perpetuando così il proprio potere.

Riuscirà il tentativo? Probabilmente, sì, almeno per quanto riguarda il nostro Paese, se gli italiani non si mobiliteranno cominciando ad isolare coloro che ammiccano (e fanno affari) con i vertici cinesi.

Prodi, D’ Alema, Grillo, Di Maio non hanno mai nascosto le loro simpatie per Pechino e anche in Occidente diversi frequentatori degli annuali incontri a Davos stimano il modello cinese: ferreo controllo del popolo imponendo un pensiero unico (quello del partito comunista e della sua nomenclatura) sviluppo economico garantito anche dai condannati nei laogai (luoghi animati da forze di lavoro ridotte in schiavitù).

D’altra parte Xi Jinping non fa che imitare i tentativi dei governi statunitensi quando si ripromettevano di esportare la democrazia nel mondo. Sappiamo come sono finite le vicende dell’Iraq e dell’Afganistan.  C’è da chiedersi fino a che punto i cinesi siano determinati nell’imporre il loro modello al mondo. La globalizzazione, per ora, li ha agevolati.

L’Europa a guida tedesca s’è piegata come una canna al vento anche perché ha perso la memoria della sua storia. Il Vecchio Continente vanta una storia plurimillenaria, ma è grazie all’avvento del cristianesimo se ha potuto fecondare e migliorare la qualità della vita dell’intero genere umano.

Qui sta il punto: mentre l’Occidente sa che cosa siano le dittature e le democrazie, perché le ha provate entrambe fin dalle civiltà greca e poi romana, la Cina ha conosciuto solo dittature (le dinastie sono state monarchie più o meno assolute). Per sostenere il confronto con il sistema cinese l’Occidente deve riappropriarsi  delle proprie origini che poggiano sui valori irradiati dal cristianesimo.

L’Europa, inoltre, deve tornare ad essere orgogliosa delle vitali tradizioni e delle ricche culture dei propri popoli che non devono più essere umiliati e assoggettati ad un globalismo tirannico e nichilista.

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