Dal sanatorio appartato al sanatorio pervasivo

Riportiamo qui sotto uno stralcio dell’interessantissimo articolo di don Giulio Meiattini sul passaggio dall’homo sapiens all’homo aegrotans, dal sanatorio appartato al sanatorio pervasivo a cura dell’Osservatorio Internazionale Card. Van Thuan, che ringraziamo per la gentile concessione.

«La larga diffusione del nuovo coronavirus, fa sì che il luogo di cura non sia più solo l’ospedale o il sanatorio, bensì qualunque luogo. Le misure medico-sanitarie si estendono in modo tentacolare ai luoghi della vita (confinamenti, mascherine indossate ovunque, controlli frequenti del green pass). I rituali terapeutici e preventivi, fuoriescono dallo spazio recintato e penetrano nel quotidiano: viaggi, raduni, inviti, lavoro… Si ha un’amplificazione dello stile e dei metodi sanitari alla totalità della vita. Non più il sanatorio appartato, ma il sanitario pervasivo, la società sanitaria.

Con la vaccinazione universale (nello spazio) e ripetuta (nel tempo) giungiamo al completamento del quadro: tutti i cittadini, indistintamente, vengono sottoposti a trattamento medico che ora si fa non curativo ma preventivo. L’audacia del dottor Knock o del dottor Krokowski, nel loro considerare la vita umana sub specie infirmitatis, viene superata e si affina: ora non si afferma che “tutti sono malati senza saperlo”, ma che anche i sani devono proteggersi per evitare di ammalarsi. Affermazione certo più onesta e oggettiva, ma anche più insidiosa della precedente, perché più radicalmente “inclusiva”.

Qui si coglie la natura paradossale e ambigua della profilassi, in se stessa utilissima. Si pensi alla quantità di accertamenti e “stili di vita” oggi raccomandati per prevenire l’insorgenza di eventi patologici di ogni specie, per capire che qualora la prevenzione superi una certa soglia, è quasi inevitabile che essa sfoci in una medicalizzazione senza residui della società. Se la profilassi diventa un sistema omnicomprensivo (come è accaduto per la vaccinazione a tappeto), la società può giungere a coincidere con l’ospedale.

L’estensione universale della vaccinazione, perfino ai guariti dal covid, e il riconoscimento di alcuni diritti elementari solo ai vaccinati, ha avuto almeno due effetti di portata gigantesca: l’assorbimento del cittadino nella categoria del paziente e la sparizione della categoria di guarito. Al suo posto è emerso il paziente a prescindere. Si tratterebbe, se questo trend diventasse ordinario, di una trasformazione antropologica immensa. L’uomo, considerato sotto il profilo sempre più esclusivo del paziente, cioè con le lenti della scienza medica, diventa interlocutore in primis del sistema sanitario, e solo attraverso esso di quello politico e statale. In questo trionfo della profilassi, si affermerebbe l’ideologia sanitaria. L’individuo verrebbe riconosciuto soltanto in quanto malato potenziale e paziente in pianta stabile. Il nuovo “uomo a una dimensione” è adesso non più l’homo faber, l’homo oeconomicus, l’homo psychicus, ecc., ma l’homo aegrotans

L’ultimo numero del “Bollettino di Dottrina sociale della Chiesa” [QUI] è dedicato all’ideologia sanitaria, al potere terapeutico e alla medicina preventiva, quella secondo cui siamo tutti malati fino a prova contraria.

didascalia: don Giulio Meattini

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