Caro energetico? Chiuderemo qualche ospedale

Dopo avere alimentato la paura per il virus di Wuhan è l’ora della depressione per la mancanza di energia. Prosegue con efficacia il progetto di ridurre il benessere materiale conquistato con sacrifici da molti italiani.

Dove è finita la loro qualità della vita?

Agli inizi degli Anni Novanta del secolo scorso l’economia dell’Italia era, a pieno titolo, tra le sei più importanti del mondo e insidiava quelle di Francia e Inghilterra. La collaborazione tra democristiani e socialisti aveva dato stabilità e lo sviluppo del Paese sembrava inarrestabile. Poi nel Giugno 1992 una novantina di importanti figure apicali dello Stato e dell’industria privata parteciparono, a turno, ad una serie di incontri sul Britannia, il panfilo della Regina d’Inghilterra recentemente scomparsa, ormeggiato per l’occasione nel porto di Civitavecchia.

A bordo vi salirono, tra gli altri, diversi dirigenti dell’Eni (Ente nazionale idrocarburi), dell’Agip (Azienda generale italiana petroli), Giuliano Amato (che diventerà di lì a poco presidente del Consiglio), Mario Draghi (allora al ministero del Tesoro), Riccardo Gallo dell’Iri (Istituto per la ricostruzione industriale), Giovanni Bazoli banchiere dell’Ambroveneto, Franco Frattini (consigliere giuridico del Presidente del Consiglio poi deputato e ministro), Beniamino Andreatta (più volte ministro e maestro di Romano Prodi), Antonio Pedone del Crediop (Consorzio di credito per le opere pubbliche) e alti funzionari della Banca commerciale italiana, delle Assicurazioni Generali e della Società Autostrade. A rivelarne la presenza fu un documento dell’”Executive Intelligence Review”, settimanale fondato nel 1974 dal politico statunitense Lyndon LaRouche.

È un dato di fatto che dopo gli incontri sul Britannia la lira si svalutò del 30 per cento, Tangentopoli decretò la fine della Prima Repubblica e il declino italiano prese avvio con le privatizzazioni (meglio sarebbe dire lo smantellamento) delle più importanti aziende pubbliche.

Interessante è notare come diverse figure presenti sul Britannia occupino tuttora gangli vitali dello Stato: Draghi, capo del Governo, Giuliano Amato, presidente della Corte Costituzionale, Franco Frattini, presidente del Consiglio di Stato.

Dicevamo che dopo la paura del virus, l’isolamento, l’aumento della precarietà e della disoccupazione, le chiusure di aziende i “padroni del vapore”, sostenuti da gran parte dei media a loro asserviti, proseguono ora nella campagna di persuasione dell’opinione pubblica perché accetti di ridurre i consumi di energia per affrancarsi dal gas importato dalla Russia.

In linea di principio si può chiedere ad un popolo di fare qualche sacrificio per non rinnegare un valore in cui crede, ma spingersi fino a pretendere che si suicidi pare francamente eccessivo.

Mentre nella discussione pubblica tengono banco le bollette di famiglie e imprese, nessuno parla di quelle degli ospedali. La necessità di risparmiare energia che effetto avrà sui nosocomi e sulle case di riposo?

Come potranno funzionare le apparecchiature per cure tumorali o di terapia intensiva?

Negli ospedali i macchinari devono rimanere attivi 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. Pensiamo solo agli apparecchi di radiodiagnostica tac e Risonanza Magnetica o al funzionamento delle sale operatorie delle terapie intensive.

In un ospedale c’è ben poco da risparmiare in fatto di energia. Nel 2021 la bolletta energetica dell’Istituto dei tumori di Milano è stata di 160.000 euro; quest’anno sarà di oltre 700.000 euro.

Ci chiediamo: che fine faranno i malati terminali ricoverati negli hospice? Si consumerà ancora elettricità per attivare le apparecchiature necessarie ad accompagnarli ad una morte dolce o la si risparmierà? Le restrizioni proposte dall’Ue fino a che punto si estenderanno?

Le Regioni probabilmente si faranno carico delle bollette degli ospedali pubblici, ma per quelle degli ospedali privati (anche accreditati) che cosa accadrà? Dobbiamo aspettarci di vedere questi presidii andare in default?

Gli Stati Uniti comincino a prendere atto che non sono più i gendarmi del mondo e l’Europa che non si realizzerà mai se taluni suoi membri pretenderanno di egemonizzarne altri. Il disastro della politica di Biden & company ha favorito un nuovo equilibrio mondiale e multipolare in cui cominciano a gareggiare e giganteggiare la Cina, l’India e, checché se ne dica, la Russia.

E l’Italia? Beh continua ad essere un Paese alla mercé di altri per le profonde divisioni del suo tessuto sociale e per una classe dirigente in gran parte autoreferenziale, egoista e per nulla patriottica.

Condividi:

Related posts