A chi giova seminare paura?

Dopo la pandemia e le conseguenti restrizioni della libertà, gli allarmismi sul mutamento climatico, i guai causati dai motori endotermici siamo ora alla minacciata terza guerra mondiale scatenata da Putin. Nel programma dell’Agenda 2030 c’è un perseverante principio: alimentare costantemente la paura.

Il terrore, infatti, ha giustificato le vaccinazioni di massa (i cui deleteri effetti non sono ancora venuti alla luce nella loro interezza), l’abbattimento di mandrie e la riduzione di coltivazioni (con contrazione di produzione alimentare), la distruzione di una fiorente industria automobilistica (con la perdita di milioni di posti di lavoro) e, adesso, spinge ad aumentare la produzione bellica (che potrebbe essere usata malamente da qualche testa calda).

Come spiega qualsiasi manuale di psicologia, è facile manipolare il consenso, anche di grandi masse, quando s’imprime in loro il tarlo dell’insicurezza.

In proposito è illuminante quanto si legge nell’Enciclopedia dell’olocausto: «Durante le prime settimane del 1933, il regime nazista innondò la radio, la stampa e i cinegiornali di notizie che dovevano alimentare la paura di una “insurrezione comunista”, canalizzando così i timori popolari e aprendo la strada alle misure politiche che abolirono le libertà civili e democratiche».

Che cosa è stato fatto per giustificare l’obbligo vaccinale ed introdurre il green pass? Non si è forse arrivati a togliere la libertà personale violando la Costituzione?

«Quando Hitler salì al potere nel 1933», è ancora l’Enciclopedia a documentare, «i nazisti controllavano meno del tre per cento dei 4.700 giornali tedeschi, ma l’eliminazione del sistema multi-partitico portò, da un lato, alla chiusura di centinaia di quotidiani prodotti dai partiti, ormai fuori legge, e dall’altro all’appropriazione, da parte dello Stato, delle tipografie e delle attrezzature appartenute ai partiti social democratico e comunista. Quelle attrezzature vennero poi, in molti casi, semplicemente cedute al nuovo Partito nazista. Nei mesi seguenti, inoltre, i nazisti presero il controllo o estesero la propria influenza anche agli organi di stampa indipendenti».

Se si escludono una manciata di testate non controllate dai grandi network internazionali ci rendiamo conto che l’informazione è orientata verso un’unica narrazione. I globalisti godono di grande sostegno e permeano le società grazie ai media a loro asserviti.

In Italia, per esempio, a dare informazioni corrette sull’efficacia o meno di taluni vaccini è stato un solo giornale: “La Verità”. Così a riflettere sulle ragioni della guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina è stato soprattutto “Il Fatto”. Parliamo di due quotidiani rispetto all’assordante silenzio dell’intero sistema mediatico del nostro Paese.

La politologa Hannah Arendt (1906-1975) ne “Le origini del totalitarismo” (Piccola Biblioteca Einaudi, Hoepli), ha acutamente osservato che il prototipo ideale di nazista non era tanto il sostenitore affascinato e quindi fedele ad Hitler, ma il cittadino che non era più in grado «di distinguere fra realtà e finzione, fra vero e falso».

D’altra parte la faziosa narrazione mediatica dei nostri giorni, artatamente sostenuta anche in tanti talk show, ha straordinariamente ed efficacemente puntato sugli istinti e le passioni del pubblico badando bene a non stimolarne capacità di analisi o di discernimento. Analogo discorso vale per gran parte dei social network. È ovvio che se si occulta la verità sostanziale dei fatti e, in più, non si danno dei criteri oggettivi per valutarla, tutto diventa attendibile, plausibile, accettabile.

Qui torniamo al clima di guerra che, alimentato da media, politici e persino da alte figure istituzionali, finisce per generare inquietudine e quindi malessere nei cittadini.

Sosteneva Goebbels, ministro della propaganda del Terzo Reich, che per governare il popolo «è necessario adottare una sola idea, un unico simbolo. E, soprattutto, identificare l’avversario in un nemico, nell’unico responsabile di tutti i mali».

Chi meglio di Putin oggi fa al caso delle élite globaliste ed europee?

Trump può non piacere, ma è l’unico leader mondiale che si sta battendo per fermare la guerra in Ucraina.

Papa Leone IV non si stanca d’invocare la pace e invita milioni di credenti a pregare perché Dio illumini le menti dei potenti della Terra perché governino saggiamente.

Non è difficile capire da che parte sta il bene. Chi si sforza, con gli strumenti imperfetti del mondo, di tenere insieme i popoli rispettandone la sovranità, è operatore di pace. Chi, al contrario, lavora per separarli agisce diabolicamente. Etimologicamente il termine diavolo deriva dal greco διάβολος (diábolos), che è formato da dia (“attraverso”) e bàllo (“gettare”, “mettere”) e originariamente indicava una persona o una cosa “calunniatrice”, “accusatrice” o “separatrice”. Tutto qui.

didascalia: immagine creata con IA

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