Chi perde

Entro in classe per la lezione di diritto del lavoro. Argomento: il sindacato. Prima di iniziare vedo una mano alzata, ma non è la solita richiesta del bagno. La domanda è più impegnativa: prof, quando ha cominciato a perdere i capelli? e giù tutti a ridere. Non so come, ma ho imparato a restare assolutamente calmo anzi, a unirmi alle risate e sfruttare il colpo: “avessi perso solo i capelli sarei l’uomo più felice del mondo!”. Vogliono sapere di più. Be’, ho perso amicizie, persone care, la stima e l’amore di qualcuno; ho perso il lavoro e la casa; ho perso occasioni, tempo, contatti, ho perso tante cose! Allora arriva un’altra domanda: ma lei prof, davanti alla morte di una persona buona cosa dice? Non le viene da bestemmiare? Lei che vede tanti poveri, resta sereno? Cosa dice delle ingiustizie, delle cattiverie, dei terremoti? Lei non ha paura di morire? Ma poi, scusi, tutti dicono che si va o in paradiso o all’inferno, cos’è questo inferno? Mia zia dice che forse alcuni vanno al purgatorio. A fare che? Inizio a rispondere senza dare risposte. Si tratta semmai di ordinare le domande, farne altre ancora, trasmettere il gusto di scavare. Alla parete dell’aula noto la foto di Carmelo, il nostro alunno morto ormai un paio d’anni fa. Parlo di lui, racconto della sua vita di malattia, della sua morte serena. Alla sera sento riaffiorare dalla memoria la sua risata e ricordo di quella volta che mi disse col suo accento venezuelano: profe, non se lamenti, ha sempre più capelli de me. E avevamo riso insieme. Forse con i capelli avrei fatto una bellissima lezione di diritto, ma non avrei parlato del regno di Dio davanti a questa generazione. Conviene dunque perdere. Se non la vita, almeno qualcosina…. per saperne di più….. https://lalocandadellaparola.com/2023/02/17/chi-perde/

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