Oltre la pandemia. Storie vere, anticorpi di speranza

Andrea Monda, Direttore de L’Osservatore Romano, nella Presentazione indica lo scopo del libro di Fabio Bolzetta, giornalista professionista, in video dal 2002 a Tv 2000: presentare “storie buone, storie umane, storie eroiche” suscitate dal “Principio Speranza”, “capaci di risvegliare in noi quel coraggio che abbiamo dimenticato di possedere”.

Nel I capitolo “Un medico in corsia” l’autore traccia un’immagine dell’ospedale papa Giovanni XXIII di Bergamo, diventata il simbolo della “missione incessante del personale medico e sanitario nella sfida del Covid-19”. Descrive l’immagine dell’infermiera con la mascherina sul volto e le ali dietro le spalle installata su una delle torri dell’ospedale, per dire “grazie” a tutti coloro che, all’interno, si sono impegnati a proteggere e salvare la vita dei ricoverati. Sono migliaia, e la dottoressa Maria Zumpano esprime l’incubo dei ricoverati d’urgenza, privi di un supporto da parte di un familiare, situazione da dover gestire da parte dei medici stessi. Basta pronunciare un nome a loro caro, e subito si scatena la felicità.

Purtroppo però le emergenze nel corso del tempo sono diventate così numerose, da non poter gestire ed è il personale sanitario a subire le conseguenze, offrendo la propria vita, come dimostrano i lunghi elenchi di medici, degli operatori sanitari, dei tecnici della salute, degli impiegati amministrativi, degli addetti alle pulizie, dei dirigenti sanitari. Lo stesso Presidente Mattarella il 2 giugno a Codogno ha insignito dell’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica un gruppo di cittadini di diversi ruoli e provenienza che si sono distinti nel servizio alla comunità durante l’emergenza, simboli di tanti concittadini che rappresentano la solidarietà nel nome dei valori costituzionali.

Nel II capitolo è riportato il drammatico numero di defunti, che non rende possibile la partecipazione ai funerali a parenti e amici, a loro volta ammalati, come dichiara don Mario Carminati, parroco di Seriate. Si ricorre alla “vicinanza telefonica” o a seguire le esequie attraverso WhatsApp; si arriva a portare via le bare dall’Esercito, dopo un piccolo rito di benedizione, solo tra sacerdoti della zona. Anche diversi medici su invito dell’Arcivescovo di Bergamo fanno un segno di croce sulla salma. Poi il 23 giugno 2020 i rintocchi risuonano per ogni persona positiva al Covid deceduta. Anche tra i sacerdoti si registrano oltre centoventuno defunti, esempi di “vite donate”. Ora le campane sono tornate a suonare, come “segno di risurrezione”.

L’attore e regista teatrale Oreste Castagna, residente a Bergamo, descrive in maniera accurata i vari passaggi del percorso del virus, vissuti in prima persona, in mezzo a centoventi persone che non riescono a respirare e urlano. Si sente l’avvicinarsi della morte e invade il terrore, ma la carezza delle mani dei medici e infermieri che stanno vicino, con le parole di incoraggiamento, danno un senso più profondo della fede, perché si sente che l’amore esiste e infonde speranza. Tornato a casa, non c’è lavoro, ma gode della gioia dei suoi bambini.

In mezzo alla tragedia c’è però anche chi, oltre a mettersi a servizio dei malati nella Croce Rossa, come Giammarco Mores di Latisana, mette le proprie conoscenze tecnologiche a servizio di tutti, stampando in 3 da casa le visiere, dispositivi di sicurezza. Come lui, anche Mahmoud, un ragazzo di 35 anni di origine palestinese, ha donato gratuitamente le visiere.

Il conduttore, comico e autore televisivo Piero Chiambretti, ricoverato d’urgenza per Covid- 19 insieme alla madre, anch’essa positiva, tornato a casa purtroppo senza la mamma, parla di un evento “traumatico” e scrive in una lettera pubblicata sul quotidiano “La Repubblica” lo “smarrimento iniziale” e la passione del personale medico del Mauriziano di Torino, che con abnegazione e sacrifici hanno svolto non solo la loro funzione, ma anche quella di sostituire padri, madri, figli, nonni impossibilitati ad essere vicini agli ammalati, infondendo loro con la carezza o lo sguardo la vicinanza affettuosa, “esempi da cui imparare”. L’ulivo, piantato il 2 luglio 2020 all’Ospedale Mauriziano di Torino, è un simbolo di speranza e di rinascita, di saluto a chi ci ha lasciato e un invito a prendersi cura delle persone, delle famiglie e delle comunità.

Un intero capitolo è dedicato all’opera instancabile di papa Francesco, iniziata con la preghiera solitaria della sera del 27 marzo 2020, seguita in diretta Tv, in streaming e sui social, fino al “Crocifisso miracoloso” della chiesa di San Marcello al Corso. Il Papa ha ricordato come tutti “ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili…. ma chiamati a remare insieme, bisognosi di confortarci a vicenda”. Da qui il richiamo alla solidarietà, manifestata poi concretamente con vari interventi attraverso le Caritas, i fondi dell’otto per mille, l’Elemosineria ecc.. non solo ai poveri di Roma e in Italia, ma anche dall’Europa all’America Latina, dall’Africa all’Asia con ventilatori polmonari.

Sono poi descritte tutte le attività caritative svolte nel Circolo san Pietro, attivo da oltre centocinquant’anni, anche grazie all’aiuto di giovani in questo tempo di pandemia e alle offerte di generi alimentari da parte di privati. Così si offre il pranzo a chi non ha casa e lavoro; la consegna di “pacchi” con generi alimentari; un Asilo notturno in vicolo Santa Maria in Cappella per i più bisognosi; Centri di ascolto;
i restauri alla Casa famiglia “Paolo VI” a San Giovanni in Laterano per accogliere le famiglie dei piccoli pazienti internazionali dell’Ospedale Bambino Gesù.

Il diffondersi del virus nelle carceri ha trovato un sollievo grazie al “Progetto Carceri” di Medici Senza Frontiere nel carcere di san Vittore (modello poi esportato ad altri istituti penitenziari) con due criteri: prevenzione e controllo, il primo con l’educazione, il secondo con l’isolamento dei contagiati o sospetti.
Quando il focolaio è scoppiato si è attivato il colloquio con i detenuti, che non possono uscire dalle celle e si è avvertita la necessità di decidere nuove costruzioni in cui si tenga conto dei bisogni di chi vive in un istituto penitenziario.

Suor Cecilia Maracci, delle Suore Francescane Alcantarine, medico e religiosa in Ciad, al rientro per un anno sabbatico verso il Brasile, a causa del blocco dei voli ha svolto la sua missione di medico e religiosa al Covid Hospital di santa Lucia di Rieti.
Si realizza così una bellissima esperienza di collaborazione e condivisione con medici e infermieri, senza sosta, con umanità verso tutti, ma soprattutto gli anziani, che più degli altri hanno sofferto l’isolamento. L’ascolto e gli sguardi sono stati fondamentali.

La chiusura delle scuole, con le lezioni online, mette in rilievo le diseguaglianze tra chi possiede un tablet a casa e chi ne è privo, tra chi ha competenze digitali, e chi alte e chi basse. L’autore espone come esempio quanto si è realizzato nell’Istituto Gonzaga di Palermo che, come nelle altre scuole ignaziane che raccolgono in sei città italiane circa cinquemila alunni, si è attivato subito per la didattica a distanza, senza trascurare le capacità di ogni alunno. La figura del “tutor” per i ragazzi del penultimo anno del liceo classico, attraverso riunioni una volta alla settimana, ha fatto emergere i loro problemi, le ansie, le situazioni famigliari precarie per mancanza di lavoro dei genitori. Così si è prestata particolare attenzione agli studenti più fragili, valorizzando il buono e il bello che c’è in ognuno. L’”energia “ dei giovani è fondamentale e bisogna prepararli per un futuro in società migliori delle nostre.

La grotta di Lourdes, dove il 2 marzo 1858 avvenne la tredicesima apparizione a santa Bernadette, pur nella chiusura del Santuario e nella mancanza concreta dei soliti pellegrinaggi con malati, continua ad essere punto di riferimento per la preghiera, con la recita quotidiana del Rosario attraverso Tv 2000. Si raccolgono così le intenzioni dei numerosi fedeli che seguono attraverso la Tv, espressioni di sofferenza e insieme di fiducia affidate alla Madre di Gesù.

Si conclude con la descrizione dell’esperienza vissuta da mons. Calogero Peri, classe 1953, dal 2010 alla guida della diocesi di Caltagirone, che è ricoverato in ospedale per Covid-19. Su tutte le ansie e le paure, normali in una pandemia di tale entità, prevale la croce di san Damiano sulla parete. Da essa partono le riflessioni sulla morte che non coincide con la fine della vita, ma si realizza nella Risurrezione. Proprio con questi pensieri si è superata la paura suscitata dalla processione dei camion con le bare, dalle persone intubate…Da qui il desiderio di essere solidale con chi vive la stessa paura…trovare una Luce, il dono di Dio che non abbandona.

La lettura del libro offre l’immagine della situazione drammatica provocata dalla diffusione del virus, ma soprattutto gli esempi concreti di aiuto e di solidarietà che fanno emergere i veri valori della vita.

Fabio Bolzetta “OLTRE LA PANDEMIA” – Storie vere, anticorpi di speranza – Paoline – euro 12.00

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