Le parole del nostro tempo

Pier Luigi Cabri, prete dehoniano, docente incaricato di teologia fondamentale alla Facoltà teologica dell’Emilia, nella “Presentazione” spiega lo scopo del libro: attraverso undici parole (analizzate dal Card. Matteo Zuppi secondo la prospettiva spirituale-religiosa e da Andrea Segrè secondo quella laica-scientifica, che si integrano nel discorso), “fornire al lettore un quadro di riferimenti e di valori per vivere il nostro nuovo tempo”.

Il primo termine è “Normalità”. Il card. Zuppi, riferendosi ai nostri giorni segnati dal Covid-19, rileva come la normalità attuale è contrassegnata dall’individualismo, dal disinteresse verso l’altro, che ci impedisce di incontrarlo. Occorre cambiare e la pandemia è un’occasione opportuna, quando ci si rende conto che ci sono persone non protette nel lavoro, a livello di diritti e di dignità, come pure la diffusione del caporalato. La “norma” del cristiano è Gesù, che ci dona l’amore.

Segrè per uscire dalla ”normalità” invita a sottolineare il termine “valore” per capire il bene per il nostro pianeta e mettere in atto tutte quelle azioni che gli scienziati ci indicano. Per questo è indispensabile educare, far crescere la conoscenza, la capacità di analisi e la coscienza critica delle persone: la scuola ha un valore fondamentale.

Zuppi: Il valore della Relazione è stato evidenziato dal lockdown, con l’impossibilità dell’incontro fisico. Le varie esperienze ci hanno fatto uscire dall’io egocentrico per aprirci, da cristiani, a una fraternità universale, come tutti nel giorno di Pentecoste comprendevano gli apostoli nella loro lingua materna.

Segrè, descrivendo le varie forme di separazione imposte dalla pandemia, soprattutto per le persone anziane e quelle disagiate, sottolinea che “abbiamo bisogno di relazioni umane”, al di là di quelle virtuali che ci hanno fatto rimpiangere gli incontri.

Le trasformazioni che si sono verificate in questo periodo nell’ambito del Lavoro porta il card. Zuppi a sottolineare il valore della gratuità, della solidarietà, che si realizza nel volontariato, che fa crescere legami di amicizia e di collaborazione.

Segrè si sofferma su due aspetti presenti in questo periodo: da una parte le nuove forme di lavoro smart working; dall’altra la disoccupazione crescente. Occorre in primo luogo far emergere il lavoro in nero, poi fare formazione per i lavoratori che sono privi di lavoro e vivono con cassa integrazione, per ridare al lavoro il suo vero valore di cardine della democrazia.

Riflettendo sul termine Consumo il card. Zuppi nota che due delle priorità che dobbiamo conservare nel post-covid saranno la preoccupazione per l’ambiente e l’attenzione agli stili di vita, pensando che si sta meglio quando si incontra l’altro.

“Il consumo, e quindi a monte la produzione – scrive Segrè – va orientata verso ciò che ci serve veramente”, evitando gli sprechi e orientando verso la cultura, l’educazione, il cibo, la cura delle persone e dell’ambiente, cioè per i beni “comuni”, godendo dell’essenziale.

Il card. Zuppi si sofferma a lungo sul termine Ambiente e richiama il contenuto dell’enciclica “Laudato si’”. Ora siamo in una situazione di allarme e la pandemia ci insegna ad avere cura dell’ambiente, per non fare del male a noi stessi e ad avere cura dell’altro: la cura del creato deve unire tutti e da tutti deve essere condivisa.

Segrè, dopo aver rilevato che si è alterato il rapporto con la natura con la biodiversità, afferma che con la pandemia il traffico è cessato e l’aria si è purificata. Molto resta da fare, ma cominciamo ad essere consapevoli di ciò che accade attorno a noi, nel nostro ambiente.

Sul Cibo il card. Zuppi mette in risalto due situazioni: l’una riguarda le manipolazioni a cui il cibo è sottoposto, a volte anche per motivi di corruzione, per cui la pandemia può aiutare a riscoprire cibi e alimenti sobri e naturali.

L’altra lo spreco: dobbiamo ricordarci che cibo del corpo e cibo dell’anima sono molto legati; la pandemia ci ha resa evidente la necessità del cibo dell’anima, cioè il pane dell’amore. Segrè nota che nelle settimane di lockdown la cucina ha appassionato e ha portato all’acquisto di cibi al supermercato, arrivando anche allo spreco. Dall’altra parte c’è però l’incremento della povertà, prodotto dalla crisi economica, con mancanza di cibo. “Il cibo e il suo valore devono essere messi al centro della nostra visione post – emergenza”.

Riguardo all’Integrazione il card. Zuppi rimarca che è fondamentale “capire e vivere la propria realtà, le proprie caratteristiche e fare in modo che siano aperte, attente e rispettose dell’altro e del diverso”. La Chiesa deve svolgere un grande ruolo con l’accoglienza, aiutando a trovare la propria identità includente.

Segrè, dopo aver notato che nel lockdown i flussi migratori si sono arrestati, come pure quelli di lavoratori stagionali necessari nei diversi settori, rileva che alla base dell’evoluzione biologica c’è l’integrazione, vera forza della natura, che permette alle popolazioni di qualunque specie di essere resilienti. Occorre l’integrazione della diversità.

Per superare la Globalizzazione il card. Zuppi invita a “costruire ponti”. L’Italia lo ha sempre fatto, con il sud del mondo, tra l’Europa e le varie parti del Mediterraneo, crocevia di cultura. L’accoglienza favorisce l’integrazione, che rende l’altro un’opportunità, superando i gravi disagi che ancora esistono, anche con l’introduzione delle mafie.

La globalizzazione – secondo Segrè – ha accentuato le differenze fra classi sociali, aree e Paesi, provocando colpi di grazia soprattutto nell’ambito della finanza con la globalizzazione dell’economia. Bisogna “partire dal basso”, dalle persone, dai bisogni della comunità, dalla cura degli altri e dell’ambiente circostante, aumentando il contatto e la relazione.

La pandemia- afferma Zuppi – ha mostrato i grandi numeri della Povertà, destinati ad aumentare nei prossimi mesi. Il Cardinale, dopo aver citato un passo di don Primo Mazzolari, invita a praticare le opere di misericordia, ricorda le parole di Gesù “beati i poveri in spirito” nel “discorso della montagna” e porta l’esempio di san Francesco, che trova la sua gioia liberandosi dai propri averi. È indispensabile la “condivisione”.
Segrè mostra, attraverso la fotografia dell’ISTAT del 2019, che il paradosso della condizione di povertà, già grave prima della pandemia, è l’aumento della disuguaglianza dei redditi e della ricchezza. È necessario comprendere quale sia il lavoro che serve, anche in relazione al miglior sviluppo sociale, supportando l’iniziativa delle imprese e promuovendo un orientamento e una riqualificazione professionale delle persone verso contesti produttivi di maggiore sviluppo.

La pandemia ci ha resi più consapevoli – secondo Zuppi – del forte divario che l’Economia ha creato fra ricchi e poveri. La vera sfida per una nuova economia è una “creatività” che porti a valorizzare il passato, trasformandolo nel nuovo, ponendo come radice l’etica, che apre alla speranza per coloro che verranno dopo di noi.
Segrè nota che la pandemia ha reso più evidente la crisi economica, e di conseguenza anche sociale e ambientale. Occorre considerare la crisi come occasione di cambiamento per un’economia circolare e sostenibile, in cui la nostra casa più piccola (economia) rispetti i limiti della casa comune (ecologia).

Il card. Zuppi, dopo aver riconosciuto i principi contenuti nella Costituzione, sottolinea che alla base c’è l’Etica, che per i cristiani non significa solo rispetto delle leggi, ma richiede l’amore. Secondo Benedetto XVI e papa Francesco è necessario ripartire dal Vangelo per ritrovare un’etica personale e civile, dell’incontro con gli altri, che esca dall’individualismo e risponda alle vere domande degli uomini.

Segrè si sofferma a lungo su quanto avviene in questo periodo di pandemia, soprattutto riguardo all’isolamento degli anziani, alla loro solitudine e al loro “concentramento” nelle case di riposo, diventando così le più numerose vittime della pandemia. Ma così perdiamo le nostre radici e ci priviamo di un futuro solido. Poi dietro ogni numero, ogni morto, c’è una persona, una vita….

I due autori forniscono ai lettori risposte adeguate alle domande più comuni dei nostri giorni. Pur partendo da visuali diverse, in entrambi è sempre presente il valore della persona, sia a livello individuale, sia sociale, come bene da far crescere, custodire, proteggere, insieme con il rispetto per la natura, secondo l’enciclica “Laudato sì’ di
papa Francesco.

Matteo Zuppi – Andrea Segrè “Le parole del nostro tempo” – EDB – euro10.00

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