Don Roberto Malgesini ad un anno dalla sua scomparsa

“Era un prete veloce. Amavamo le sue prediche perché erano veloci” sono le parole usate dal fratello Mario nel ricordare Don Roberto Malgesini, il prete ucciso il 15 Settembre 2020 a Como alla parrocchia di San Rocco da uno delle tante persone che era solito aiutare.

Eugenio Aricidiacono, giornalista di Famiglia Cristiana, lo ricorda ad un anno dalla morte con il libro “Asciugava lacrime con la mitezza” edito da San Paolo (14.00 euro – 140 pag), con postfazione di Monsignor Oscar Cantoni, vescovo di Como

Il 15 Settembre di un anno fa, Ridha deve presentarsi per un’udienza davanti al giudice su di lui pende un decreto di espulsione. L’uomo si convince che è in atto una congiura e che i responsabili sono il suo avvocato e don Roberto.

Compra un coltello e quella mattina attua il suo piano di vendetta, la prima vittima l’avvocato non riesce a rintracciarlo però s’imbatte in don Roberto intento a caricare la sua automobile come tutte le mattine per portare le colazioni ai senzatetto.

Si avvicina a don Roberto e lo colpisce sferrandogli un colpo alla gola e mentre il sacerdote tenta invano di difendersi cerca rifugio nell’auto e offre le spalle al suo aggressore che lo colpisce con altri colpi che saranno fatali.

Don Roberto muore sotto l’albero dove oggi chi lo ha conosciuto e voluto bene si ferma e prega per lui. Quella mattina la notizia corre veloce accorrono don Gianluigi Bollini parroco di

San Rocco e San Bartolomeo e il rettore di Sant’Abbondio don Andrea Messaggi ed il vescovo Oscar Cantoni. I funerali si svolgeranno nella chiesa di Sant’Ambrogio a Cosio Valtellino paese natio del sacerdote, circondato dalla sua famiglia e dai monti che lui amava tanto.

Don Roberto di origini valtellinesi era di poche parole era un sacerdote dalle idee aperte e prediligeva alle parole i fatti, amava stare insieme ai giovani e quando celebrava la Messa non faceva mai prediche lunghe, era un uomo semplice che amava la montagna ed il Milan.

Un sacerdote che ha lasciato un segno profondo in ognuno che ha incontrato, come ha spesso ripetuto Papa Francesco “un santo della porta accanto”, per una vita vissuta in maniera umile, discreta, mite al di fuori dagli schemi.

Non è corretto etichettarlo come il prete dei poveri, il prete di tutti, il prete di frontiera era principlamente un uomo di preghiera. Don Roberto accoglieva tutti senza giudicare, trovava il tempo per chiunque, aveva sempre tempo per tutti, sia di giorno che di notte.

La sua forza era nel far sentire le persone amate, preziose e questo riguardo lo riservava ai profughi e ai poveri in qualsiasi posto si trovassero li portava in ospedale a volte accolto dallo sconcerto di medici ed infermieri.

Con la scomparsa di don Roberto si potrebbe immaginare che la sua opera vada persa, ma gli amici, i preti, i parrocchiani sono sicuri che i poveri che ruotano intorno alla parrocchia di San Rocco a Como così come altri disperati di cui si prendeva cura don Roberto non saranno lasciati soli, anzi per loro esiste più attenzione perché l’opera del sacerdote valtellinese ricade come impegno sull’intera comunità ed è questa l’eredità più grande che Don Malgesini ha lasciato.

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