Zara, 2 Novembre 1943 l’inizio della distruzione

Elisabetta Barich Generale Associazione Dalmati Italiani nel Mondo-Libero Comune di Zara in esilio, è orgogliosa delle sue origine zaratine, terra di origine della sua famiglia. In questo articolo racconta la tragica sorte che toccò alla città di Zara dal 1943 al 1944, quando la città di Zara pur non essendo un obiettivo militare fu oggetto di ben 54 bombardamenti che rasero al suolo la città e uccisero migliaia di civili

di Elisabetta Barich.   E’ il 2 Novembre 1943, in tutta Europa infuria la guerra, nel cielo sopra Zara gli abitanti assistono al consueto passaggio di decine di quadrimotori. La città militarmente non aveva alcuna importanza, non aveva mai assunto il ruolo di una vera base navale militare. La città fino all’8 Settembre 1943, ospitò alcune navi della Marina Militare italiana incaricate del pattugliamento delle coste dalmate.

In città l’unico presidio militare è una guarnigione di soldati tedeschi che impediscono la sostituzione del Prefetto italiano con uno “Zupano”(termine croato per indicare il Prefetto).

Con la firma nel 1920 del Trattato di Rapallo l’Italia stabilì con i Serbi, Croati e Sloveni le rispettive sovranità. L’intesa portò l’annessione al Regno d’Italia di Gorizia, di Trieste, di Pola e di Zara. Questo provocò forti reazioni di protesta da parte dei nazionalisti slavi che rivendicavano da tempo quel territorio.

Quando si diffonde la notizia dell’annuncio del Maresciallo Badoglio dell’ armistizio (8 Settembre 1943) , la popolazione zaratina fu colta impreparata. Ignara di quello che di lì a poco si sarebbe scatenato sulla città. La sera del 2 Novembre 1943, ben 8 aerei Boston scaricano sulla città indifesa 5,4 tonnellate di bombe che distruggono molti edifici e colpiscono un rifugio nel rione Cereria, lasciando sul campo 163 morti e più di 250 feriti.

Questo è solo il primo dei 54 bombardamenti ai quali la cittadina adriatica verrà sottoposta, anche se si diffonde la convinzione che si sia trattato di un tragico errore dell’aviazione anglo-americana. Nei giorni successivi, la vita della città si sforza di tornare alla normalità.

Domenica 28 Novembre, dodici aerei seguiti poco dopo da altri dodici, sganciano sulla città inerme una trentina di tonnellate di bombe su un territorio di poco più di un chilometro quadrato.

Viene colpito il traghetto che copre il tratto di mare tra Barcagno e Cereria, si inabissa portando con sé i passeggeri, nessun superstite. Da ogni luogo della città giungono richieste di aiuto; i Vigili del Fuoco, la Croce Rossa, le Forze dell’Ordine non bastano, ognuno si adopera per prestare aiuto . Nei Pronto Soccorsi migliaia di dottori, infermieri, volontari lavorano senza tregua. Le persone cercano un proprio familiare. Morti e feriti ovunque.

Zara è sconvolta, il suo destino è segnato, è palese la volontà di terrorizzare la popolazione con l’intento di svuotarla dai cittadini di nazionalità italiana.

Il bombardamento 16 Dicembre, sarà il più devastante. Ben 52 Mitchells B.52 scaricano 92 tonnellate di bombe sui luoghi in parte distrutti; gli aerei anglo-americani si abbassano fino a mitragliare i civili, lanciano bombe incendiarie, colpiscono abitazioni, caserme, campi e calli, imbarcazioni, opere civili, portuali, laboratori.

Gli incendi non si riescono a domare a causa della distruzione della rete idrica, ogni servizio pubblico viene interrotto.

I morti non si contano, le operazioni di soccorso sono rese ancora più difficoltose dall’impossibilità di impiegare alcun mezzo meccanico a causa delle macerie che occupano le strade; molti sono dispersi; le cerimonie funebri sono celebrate collettivamente, i cadaveri sepolti in fosse comuni.

I cittadini, atterriti e disorientati, non sanno dove trovare rifugio, abbandonare la città sembra l’unico via di salvezza. Zara e la sua popolazione saranno annientate.

Dal terzo bombardamento ne seguiranno altri 51 che si abbatteranno su una città sempre più deserta, distrutta e abbandonata. Occupata fino alla fine di Ottobre del 1944, dalla guarnigione tedesca e da pochi cittadini che non vogliono o non possono abbandonare la città.

Zara con le sue macerie assume l’aspetto di un fantasma. Le 571,4 tonnellate di bombe sganciate su obiettivi di 1 km2 equivalgono a 57,14 kg di esplosivo per ogni 100 m2, una superficie di 10 m x 10 m. Pochi i testimoni di questa vicenda, la popolazione abbandona la città tra la fine del ’43 e i primi mesi del ’44.

Così si avverano i versi profetici di Vladimir Nazor, membro del regime comunista del Maresciallo Tito:  

Spazzeremo

Dal nostro territorio

Le pietre

Della torre nemica distrutta

E le getteremo

Nel mare profondo dell’oblio

Al posto di Zara distrutta

Risorgerà una nuova Zadar,

Che sarà la nostra vedetta

Nell’Adriatico

 Zara, “simile a un’ala d’Italia sul mare” come aveva scritto d’Annunzio, non esiste più.

(crediti Archivio Irredentista)

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