Michele Maylender e la storia delle Accademie d’Italia

Comitato Anvgd di Milano

di Claudio Fragiacomo Chi era Michele Maylender? Noi lo ricordiamo fra gli insigni personaggi fiumani. La famiglia era ebrea-ungherese. Michele aveva completato gli studi a Budapest, laureandosi in giurisprudenza. Rientrato a Fiume, s’era “acculturato”, cioè aveva assorbito spontaneamente lingua, cultura e identità italiane. Aveva iniziato un’attiva esperienza amministrativa e politica.

Nel 1896, a Fiume, quale membro della Rappresentanza Comunale (corrispondente al nostro Consiglio Comunale), fondò l’Associazione Autonoma Fiumana (ossia il Partito Autonomista Fiumano).

Riferisco di seguito su una conferenza che il Comitato di Milano dell’ANVGD ha organizzato lo scorso 10 novembre sul tema in oggetto, facendo intervenire come relatore il Prof. Giovanni Stelli, erudito nella materia e chiarissimo espositore. All’inizio il professore ha voluto soffermarsi sul concetto di autonomia, sul significato che il termine aveva a quel tempo e in quell’ambiente.

La trattazione ha voluto includere la spiegazione di altri termini che compaiono spesso in concomitanza, quali ad esempio patente, corpus separatum, città immediata, tutti termini che il relatore ha illustrato nel loro significato giuridico-amministrativo, fornendo alcuni esempi che aiutano a comprenderne il significato.

È seguita poi una concisa trattazione dell’azione del movimento autonomo in quel momento della vita politica fiumana, caratterizzata da un ritorno oppressivo del nazionalismo magiaro, il cosiddetto “magiarismo”, che si contrapponeva a secoli di aspirazioni autonome, che si realizzavano in primis mediante l’uso della lingua italiana nella vita pubblica, oltre che nella vita privata dei singoli.

Il relatore ha anche citato il giornale “La Difesa”, espressione del movimento autonomo; fra i giornalisti che vi collaboravano ha menzionato il giovane Riccardo Zanella. Le vicende poi si sono complicate col sorgere del nazionalismo croato, che avrebbe voluto Fiume annessa alla Croazia, piuttosto che città libera.

Il partito autonomo cercò allora di arrivare ad un compromesso con gli ungheresi. Nelle elezioni del 1901 il partito autonomo vinse con una maggioranza ragguardevole e Michele Maylender venne eletto Podestà. Ma la sua politica di compromesso con l’elemento magiaro fu criticata dall’astro nascente Zanella, in maniera tale da far sorgere un secondo partito autonomo, espressione dell’autonomismo zanelliano.

Maylender allora decise di ritirarsi dalla vita politica fiumana e iniziare, o meglio continuare, i suoi studi sulla storia delle Accademie Italiane. Era il 1901-1902. Da allora la sua vita fu dedicata allo studio sulle Accademie d’Italia, che perseguì, con pervicacia e con risultati che lo pongono come saggista di riferimento su questo tema.

Michele Maylender fu stroncato da un malore nel 1911, quando si stava recando al suo seggio, a cui era stato eletto, nel Parlamento ungherese. Anche per la sua scomparsa, Riccardo Zanella ed il suo movimento autonomo presero il sopravvento. Si trattava comunque di un autonomismo, come anche quello contemporaneo dalmato, completamente privo di spirito nazionalistico.

Il fulcro principale dell’attività del nostro personaggio sta dunque nello studio delle Accademie italiane, dal Quattrocento all’ Ottocento, opera in 5 volumi di 400 pagine ciascuno, ancora oggi considerata di riferimento per gli studiosi. Le Accademie elencate sono 2.750, di tutte le parti d’Italia, comprese Zara, Rovigno, Fiume, Trieste, Gorizia, Capodistria, Pirano. L’idea di dedicarsi allo studio delle Accademie venne a Maylender quando era presidente della “Accademia Filarmonico-drammatica”. Aveva programmato una conferenza, dal titolo:

“Le società filarmonico-drammatiche come mezzo di educazione morale ed intellettuale”. Studiandole, si accorse che quella da lui presieduta, e le altre consimili, potevano considerarsi come la continuazione delle Accademie italiane, quali il Cimento, l’Arcadia, ossia associazioni di scienziati, poeti, letterati, filosofi, artisti, sacerdoti ed altri uomini di cultura. Arrivò ad una conclusione che espresse con la frase: “A Fiume, e in generale nelle nostre regioni, il predominio della cultura italiana, la bellezza e la ricchezza italiana della favella di Dante, contribuiscono quasi di riflesso a far prevalere, anche in politica, quell’elemento che segue questa nazionalità e cultura e a loro difesa insorge, lavora e lotta”.

L’ulteriore studio lo convinse che disponeva di pochi dati, di poche conoscenze, per cui si prefisse di scrivere la storia delle Accademie, viaggiando moltissimo per conoscerle, lasciandoci, così, in eredità anche un cospicuo epistolario. Ma quando volle pubblicare l’opera, non appena terminato il lavoro, che risultò delle dimensioni che abbiamo evidenziato, ebbe la sgradita sorpresa che gli editori, a cui si rivolse, benché interessati, non disponevano delle necessarie risorse economiche. A ciò ovviò la fedele e devota compagna della sua vita, Giulietta Venchiarutti, che gli era stata sempre accanto durante la sua faticosa ricerca e che, alla sua scomparsa, mise in gioco risorse economiche personali per iniziare e portare a termine l’opera di pubblicazione.

Il primo volume fu stampato nel 1926, da Cappelli di Bologna, gli altri a seguire negli anni successivi. L’opera fu da lui definita: Un grandioso telaio, incrociato dai numerosi fili provenienti da tutte le direzioni, ognuno egualmente delicato e importante.

In seguito, i volumi furono digitalizzati su iniziativa dell’editore FORNI, non più attivo oggi, e resi fruibili in rete. È intenzione del relatore organizzare sul tema, nel 2023, un convegno ad alto contenuto scientifico, per rendere testimonianza ad un’opera che, finora, non è stata considerata nel suo vero valore storico e letterario.

Condividi:

Related posts