Martin Muma di Ligio Zanini presentato da Mauro Sambi

di Claudio Fragiacomo n questa conferenza il Prof. Mauro Sambi presenta il romanzo di cui è anche il curatore.

Ho avuto sempre degli angosciosi interrogativi sulle funzioni del curatore, in particolare nell’individuarne i compiti. In questo caso, tuttavia, tutto mi si è chiarito, quando alla fine dell’incontro, il Prof. Sambi ha elencato le molte e svariate attività da lui svolte sul romanzo, partendo dalla sua prima (e rimasta lungo tempo unica) edizione.

Il conferenziere ha premesso alcune notizie sull’attività dell’Editore Ronzani, impersonato dalla figura del suo Direttore Editoriale, Avv. Giuseppe Cantele, e sulla collana Vento Veneto, in cui sono state e verranno incluse le prossime future realizzazioni editoriali di autori veneti o compresi nei territori gravitanti sul Mare Adriatico. Per essere più espliciti, nella Collana Vento Veneto sono previste le opere letterarie di istriani, fiumani e dalmati che vivono in quei territori. La prima realizzazione editoriale ha visto come autrice Nelida Milani, con la sua opera “Di sole, di Vento, di Mare”, a cui è seguita la serie di racconti “Cronaca delle Baracche” (vedi nostra conferenza del 20/01/22)

La Collana Vento Veneto mira alla “ricomposizione culturale di un tessuto che la storia ha strappato”, aperta ad un orizzonte ampio, al riconoscimento di una complessità creata dalla Storia. Sono queste alcune frasi che illustrano il programma editoriale, che contraddistingue una meritoria attività, il cui scopo è riesumare lavori e capolavori letterari che, altrimenti, sarebbero soggetti al graduale oblio per riproporli ad un pubblico ampio ed in grado di apprezzarli.

E passiamo al romanzo autobiografico di Ligio Zanini, poeta e romanziere rovignese. Immaginate un rovignese “patocco”, che ama corrispondere e esprimersi esclusivamente nel suo dialetto, attaccato come un granzoporo ad una roccia del suo mare, immaginando di poter vivere esclusivamente nella città che lo ha visto nascere. La sorte, purtroppo, gli ha assegnato un altro destino.

Mauro Sambi comincia recitando una poesia di Zanini, in dialetto rovignese, da lui declamata in una trasmissione di Tele Capodistria. La sua voce ci comunica tutto l’amore che l’autore nutre verso la sua terra, la natia Rovigno, e il senso di appagamento che deriva dal viverci. La poesia inquadra subito il personaggio e ne individua l’essenza.

Successivamente il relatore, mettendosi nei panni dell’ascoltatore desideroso di aver un primo contatto con la prosa dell’autore, ci presenta un primo “registro” (così lo chiama Sambi) della sua prosa, leggendo alcune pagine del romanzo, quando il protagonista era ancora un bambinetto di 9 anni: ricostruzione vivida e lieve di un mondo scomparso; meglio, fatto scomparire.

Ligio Zanini fu costretto a seguire la famiglia, di fede antifascista, per motivi politici ed economici, a Pola abbandonando Rovigno. Fin dall’inizio, durante il trasferimento via mare, un naufragio privò la famiglia di ogni mezzo di sussistenza, costringendo i suoi componenti a ricominciare una nuova vita, da zero. Così anche Zanini, per esprimersi, dovette imparare una nuova lingua, l’istro-veneto, molto diverso dal suo natio istrioto rovignese. Frequentò le scuole magistrali. Quando fu messo di fronte al commissario politico jugoslavo, affermò che, se avesse dovuto scegliere tra Tito e Stalin, avrebbe preferito rimanere un uomo libero, staccato dai partiti. Questa affermazione determinò la sua condanna, per cui ancora giovane, ventenne, subì il carcere e poi il “trattamento” riservato ai carcerati dell’Isola Calva e relativa permanenza nel lager. Fu una scelta di coerenza, che lo aveva portato a professare la visione universalistica del Comunismo, e, quindi, a confutare la dottrina nazionalistica del comunismo titino.

Questo capitolo della sua vita costituisce un momento importante, anche se nello svolgimento completo della sua esistenza può essere visto come un breve episodio transitorio. I passi, molto toccanti sull’esperienza vissuta dal protagonista all’Isola Calva, letti dal relatore sono stati coinvolgenti. Viene descritta tutta la degradazione dell’essere umano, nonostante la quale il protagonista riesce a mantenere un barlume di umanità, che lo condurrà a credere in una vita sempre ispirata da un’incrollabile fede e, soprattutto, da un’incrollabile convinzione che l’essere umano possa mantenere la sua umanità, restando libero.

Dopo l’inevitabile durissima espiazione, Zanini fa ritorno a Pola, dove inizia la sua attività di pescatore solcando il suo mare fra Pola e Rovigno. Si innamora e si sposa formando la sua nuova famiglia.

Vive il resto della sua vita seguendo le vicende di un’Istria offesa da un regime che comprimeva ogni libertà e individualismo; regime che si esprimeva con una vuota retorica e con la sopraffazione, contrassegnato e rappresentato dalla predominanza di individui assolutamente mediocri.

Muore senza poter vedere le conseguenze dell’epilogo della guerra civile contro la Serbia.

Un altro registro nel romanzo, evocato e letto con grande trasporto da Sambi, è quello dell’amore che sboccia fra lo scrittore e la ragazza che diventerà sua moglie. La prosa di Zanini cambia radicalmente, appare caratterizzata dall’osservazione attenta e commossa dell’amore nel suo sbocciare, si arricchisce di particolari: se ne scopre tutta la sua bellezza. È un uomo nuovo, innamorato; il suo animo prova nuove sensazioni che rivelano un altro aspetto dell’uomo nella sua molteplicità, si sente la gentilezza dell’animo toccato dallo sbocciare del sentimento dell’amore.

Il romanzo non è solo testimonianza memorialistica, ma è vita vissuta, spesso lacerata da dramatiche vicende ma rimasta integra grazie alla speranza che l’essere umano è in grado di sopravvivere ad ogni avversità. Memoria e speranza costituiscono un binomio imprescindibile, come affermato e fortemente sostenuto dallo scrittore e sottolineato dal curatore.

Romanzo autobiografico, che gravita attorno alla storia dell’Istria, aspirante all’universalità dell’uomo.

Sono questi alcuni giudizi che qualificano Ligio Zanini come uno dei massimi scrittori del ‘900

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