Gorizia il 25 Aprile un giorno di terrore

In Italia, il 25 Aprile è la giornata che ricorda la Liberazione dal Nazifascismo. Purtroppo non fu così per tutti. Proponiamo un breve articolo del sindaco di Gorizia Rudolfo Rudi Ziberna, che ringraziamo per la gentile concessione, di origini istriane che ricorda come questo giorno, per molti goriziani fu l’inizio del terrore.

di Rudolfo Rudi Ziberna  «Gorizia, o meglio, la Venezia Giulia, non festeggia il 25 Aprile per molti, ancora oggi, è motivo di critica e polemica. Ma solo perché c’è ancora chi, incredibilmente, si ostina a negare quei terribili 40 giorni che, a guerra finita, travolsero anche la nostra città , con rastrellamenti e deportazioni da parte delle truppe titine di oltre 700 goriziani mai più tornati alle loro famiglie.

Atti che ferirono profondamente la nostra città non meno barbari e inumani di quelli perpetrati dai nazifascisti. E la condanna dI quegli atti degli uni e degli altri non può che essere totale e senza tentennamenti o giustificazione alcuna.

Ed è per questo che la storia di Gorizia, quella vera, va ricordata e insegnata nelle scuole perché la nostra città, che volle fortemente rimanere italiana e pagò più di tutti la sconfitta dell’Italia, perdendo metà del suo territorio, con tutto ciò che ne seguì merita rispetto, senza se e senza ma.

Gorizia ha saputo reagire e ricostruire un rapporto con la popolazione d’oltre confine, a sua volta vittima del dramma della guerra e delle violenze subite dal nazifascismo. Siano riusciti, con sofferenza ma anche con orgoglio e determinazione a guardare avanti, per i nostri figli, per noi stessi, perché bisogna coltivare la speranza e non l’odio.

Lo abbiamo fatto concretamente rispettando la diversità, anche della memoria, degli uni e degli altri. Purtroppo questo non sta accadendo in altri confini, quelli ucraini, con il concreto rischio di generare altri focolai in altre regioni del mondo, come i Balcani e Taiwan.

Il valore della democrazia, della libertà, della tolleranza e del rispetto di Gorizia e dei goriziani ce l’hanno nel Dna ed è il nostro orgoglio più grande e per questo possiamo capire ancora di più il dramma che si sta vivendo in Ucraina. Auguro davvero che questo possa essere un 25 aprile di profonda riflessione. Ecco una breve nota su ciò che accadde il 25 Aprile del 1945 a Gorizia.

Il 25 Aprile in tutto il Paese si festeggia la Liberazione dal giogo nazifascista, resa possibile grazie anche al generoso apporto e sacrificio di tanti uomini e donne che, imbracciarono il fucile o collaborando nei più svariati modi, aderirono a quella lotta partigiana che combatté per affrancare l’Italia dal servaggio delle dittature nazifascista, che condanniamo.

Nella Venezia Giulia, diversamente che nel resto del Paese, in questi giorni del ’45 non vi è stata alcuna liberazione, bensì una terribile e brutale occupazione delle truppe comuniste del maresciallo Tito, ancor più condannabile perché avvenuta a guerra finita e per giunta su cittadini inermi.

Se non fossero entrate le truppe titine, Gorizia sarebbe stata realmente liberata da quelle neozelandesi (ed allora sì che avremmo festeggiato la liberazione, come nel resto del Paese!), che invece furono rallentate dai titini proprio per poter vantare diritti di occupazione al tavolo dei vincitori, che come noto avrebbero voluto occupare la Venezia Giulia sino al Tagliamento.

Per snazionalizzare rapidamente Gorizia e per soffocare sul nascere ogni tentativo di ribellione dal 2 Maggio iniziò il rastrellamento di tutti coloro che potevano rappresentare un pericolo per le aspirazioni annessionistiche di Tito.

Tra questi la burocrazia goriziana e chi aveva manifestato con eccessivo entusiasmo la propria italianità. Tra i tanti citiamo anche due noti esponenti della Resistenza non comunista, il socialista Licurgo Olivi e l’azionista Augusto Sverzutti. Queste vittime onoreremo, insieme alla associazione delle famiglie delle vittime di deportazione a guerre finita, il prossimo 3 maggio al Parco della Rimembranza.

Il 25 Aprile questo rappresenta per i goriziani e per tutti i giuliani, e non certo la liberazione, che invece avverrà dopo i cosiddetti “quaranta giorni di terrore”.

Tanto rispettiamo ed onoriamo quei partigiani che combatterono per la libertà, quanto condanniamo quei partigiani che invece combatterono per asservire la Venezia Giulia allo straniero e sanguinario regime comunista titino.»

(crediti fotografici “Il Piccolo di Trieste”)

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