Gli Italiani d’oltre adriatico, ieri e oggi

Giovedì 25 Febbraio, alle ore 17.00 si è svolto in diretta facebook alla pagina dell’ ‘Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (Anvgd) di Milano, l’incontro sul tema “Italiani d’oltre Adriatico ieri e oggi” relatore la signora Anna Maria Crasti e il signor Bruno Cergnul di Pola.

Riportiamo qui di seguito testo integraledell’evento tenuto dalla signora Anna Maria Crasti.

di Anna Maria Crasti. «Prima di iniziare una doverosa premessa, i rimasti dell’Istria, di Fiume e soprattutto di Zara sono divenuti, fin dall’inizio dell’Esodo, una minoranza, che si è andata sempre più assottigliando e sta diventando sempre più esigua. Chi se ne è andato, è stato rapidamente sostituito da jugoslavi di altre regioni, di altre culture, di altre parlate e di altre religioni.

Nella cattolicissima Istria, dove italiani e slavi erano accomunati dalla stessa religione, ora convivono ortodossi mussulmani e cattolici. Da circa due mesi è stato costituito un “tavolo di lavoro” tra Federesuli e Rimasti che si dovrà riunire con cadenza mensile, il primo, si è svolto il 10 Febbraio, in occasione del Giorno del Ricordo.

Il gruppo di contatto è costituito da Serena Ziliotto per Zara, da Giorgio Tessarolo per l’Istria, da Marino Micich per Fiume. Per i Rimasti da Ilaria Rocchi, Raul Marsetic e Marko Gregoric.

Lo scopo, come è stato molto di recente detto dal Presidente di Federesuli Prof. Giuseppe de Vergottini, è di rafforzare i rapporti tra gli Esuli e i Rimasti, traendo vantaggio dalla legislazione che prevede Sindaco o Vice- Sindaco italiano là dove è presente una minoranza italiana, considerata minoranza autoctona. Prendendo esempio dalle libertà di cui godono le minoranze presenti in Italia: la germanofona in Alto Adige, la slovena nella Venezia Giulia, la francofona in Valle d’Aosta. Altro scopo della Commissione è l’individuazione delle Foibe con segnalazione per renderle riconoscibili.

Non ultimo, l’uso della lingua italiana nelle scuole italiane di Slovenia e Croazia, incentivandone l’uso, anche all’esterno delle istituzioni scolastiche. I rapporti tra esuli e rimasti sono sempre stati complicati almeno fino qualche decennio fa. Una domanda sovviene perché rapporti difficili? Gli Esuli consideravano i Rimasti (mi sia consentito, per brevità, di chiamare così l”’altra parte” della popolazione istriana) filo titini e, (ciò che racconterò di seguito, non mi darà torto).

I Rimasti si sono sentiti abbandonati da coloro che se ne sono andati e non hanno mai completamente superato il trauma dell’abbandono. Sono ferite aperte e non ancora sanate.
Ecco la composizione dei Rimasti. 8/10.000 ai quali era stata negata l’opzione. Stesso numero i rimasti per attaccamento al paese o cittadina o per ragioni d’età. Altrettanti quelli che, per ideologia, accettano il nuovo regime, oppure sono costretti a fare il servizio militare e decidono di restare.

Duemila sono quelli che affrontano il controesodo e sono comunisti, artisti, letterati, Giacomo Scotti ne è un esempio e tra questi anche i Monfalconesi. Tornando al passato a quell’11 – 12 Luglio 1944 quando, vicino ad Albona, si costituisce “L’Unione degli Italiani d’Istria e di Fiume “che da questo momento chiamerò UIIF” il cui compito è di raggruppare le forze antifasciste italiane che agivano nel Fronte Popolare di Liberazione Jugoslavo.

È evidente, in questo momento, la colorazione politica che assume l’associazione, che rappresenta solo una parte di italiani, quelli schierati con Tito. Poco più tardi, con la Costituente, si definisce lo spirito di fratellanza con i croati con la ricostruzione sociale e costituzionale. Tito assicura l’autonomia culturale ma non politica. Questa è la prima ufficiale spaccatura tra italiani e italiani filo slavi.

Scrive Tazzer: “Le nuove autorità mirano ad eliminare i naturali punti di riferimento culturale della nostra comunità nazionale “. E, così, avviene. Prevale il nazionalismo jugoslavo che sradica ogni segno di italianità.

Ma, a Pola,  dal 6 Giugno 1945 si è insediato il GMA (Governo Militare Alleato), c’è ancora un’illimitata fiducia sul carattere italiano della città e non si teme il pericolo della slavizzazione. 

E ad Orsera, come si vive quel momento?
Orsera, nel 1945, è un paese di 2.000 anime, col circondario sono 5.000. In paese solo abitanti di lingua e cultura italiana; nel 1948/49 rimanevano 60 di nazionalità italiana; nel 1949 le case degli optanti, vuote, erano 221. Verranno tutte occupate da gente arrivata da molto lontano o dai rimasti, che si sono scelte le più belle. Il padre di Giuliano Boico, Luigi-Gigi-, da sempre socialista di ispirazione laburista – Fabian Society- crede nel socialismo jugoslavo.

Luigi aveva deciso. Le sue idee erano possibili. Pensò che fosse l’occasione per realizzarle in questo socialismo nascente jugoslavo: un mondo nuovo, una vita più giusta, più ugualitaria, meno egoista, anche a forza di sacrifici oggi, ma per un domani migliore. Il brusco risveglio, per tutti i giuliani e soprattutto per i polesani, sarà il 18 Agosto 1946, giorno in cui 110 persone, sulla spiaggia di Vergarolla, perderanno la vita in una strage di cui ancora oggi non si conosce ufficialmente il mandante.

A Settembre 1947 il diktat del 10 Febbraio diventa effettivo. Gli jugoslavi sono costretti a dar seguito alle opzioni previste nel Trattato di Pace, ma che sottostanno, sempre, all’arbitrio delle autorità jugoslave. Questo vincolo di supremazia di giudizio jugoslava era purtroppo contenuto nel testo del trattato. Arriviamo al 1948, in tutta la Jugoslavia, si avvertono le conseguenze politiche della risoluzione del Cominform.

In quell’anno la sede dell’UIIF si trova a Zagabria.
In tutta l’Istria nascono i circoli culturali.
Dal mese di Marzo dello stesso anno si sente, più acuta, la perdita della popolazione italiana.
L’UIIF (Unione degli italiani di Istria e di Fiume) e le autorità jugoslave tentano di porvi rimedio con mezzi propagandistici di regime, peggiorando la già grave situazione. Si propaga una vera ondata di panico e di insicurezza, si cerca il modo di andarsene, non si può si rimane isolati dalla Madre Patria, in un regime sempre più illiberale, nazionalista e antidemocratico.

Segretario dell’UIIF nel Maggio 1948 è Giusto Massarotto, già Giudice Popolare, un italiano filo titino. Egli incolpa la reazione italiana di istigare i connazionali ad abbandonare l’Istria per programmare, dall’Italia, la riconquista dell’Istria. A Orsera, la capacità di organizzare un circolo culturale è alquanto carente e lascia molto a desiderare.
Dati gli scarsi risultati ottenuti nella scuola per formare “i nuovi italiani “e ad altri insuccessi, diventa presidente UIIF Massarotto; altri dirigenti sono Antonio Borme, fratello di Sergio.

Con lo strappo del Cominform, sempre nel 1948, tutti gli ufficiali e i consiglieri militari sovietici operanti nell’Armata Popolare jugoslava vengono ritirati dall’URSS, seguiti dal personale diplomatico.

L’isolamento dagli altri paesi satelliti aggrava, nella Federativa jugoslava, le condizioni economiche; sopravviene l’embargo dei paesi satelliti dell’URSS. Iniziano le persecuzioni politiche verso i cominformisti e verso coloro che intendono venire in Italia. Tra questi Sergio Borme di Rovigno, Giulio Smareglia di Pola, Drioli a Capodistria.
Si inizia il lavaggio del cervello della classe insegnante che deve accettare le tesi di Tito.

Vengono prorogati i termini per la presentazione dell’opzione al 15 Settembre 1949. Contemporaneamente l’opzione viene estesa anche a coloro che erano venuti in Patria prima dell’entrata in vigore del Trattato di Pace. Fino al 10 Giugno 1949 vengono presentate 75.000 domande di opzione, immediatamente dopo l’abiura del Cominform nello stesso anno.
Le persecuzioni contro gli istro-quarnerini si intensificano: si eliminano così i pochi intellettuali ancora rimasti. Sempre nel 1949 Massarotto diventa membro del Comitato Regionale del Partito Comunista Croato.

Vengono epurati alcuni dirigenti, come viene confermato da Giuliano Boico nell’”Eredità”. Ad Orsera nasce la Cooperativa Agricola con 46 soci e 115 lavoratori. “I soci avevano messo a disposizione i loro averi e altri anche le loro proprietà…tutti i lavoratori erano stipendiati secondo le giornate lavorate:..Luigi fece un inventario che ci fa vedere che cosa si produceva e coltivava nel paese: il vino, l’olio, le nocciole”. Ecco cosa scrive Luigi-Gigi- Boico in quell’anno alla sorella Erminia esule a Torino: «Senti sorella, io non posso abbandonare la mia terra madre, perché qui esiste un potere che è il mio ideale E ancora: Noi siamo certi, che più il popolo lotta, più forte verrà, per poter dare a tutti gli onesti lavoratori i suoi necessari bisogni E ancora Con papà e mamma, io li dissi di non andare a optare, perché lo so che potevano vivere benne qui molto più giustamente di lì. Ma dato che non ho potuto a convincerli di non optare, meglio che vengano da voi…papà lottò sempre per portare il popolo verso il socialismo».

L’amaro commento di Giuliano Boico, poche pagine avanti: ma nessuno aveva voglia di sacrificarsi per un domani migliore. A causa delle domande delle opzioni respinte inizia il dramma delle separazioni: molte famiglie si dividono, molte non si ricongiungeranno mai.

Nel 1950 nasce la Nuova Riforma Agraria che scontenta tutti. Le riforme continueranno fino al 1955 e saranno solo di facciata. L’autogoverno non sarà mai attuato. La Jugoslavia si dibatte in enormi difficoltà economiche ed è costretta ad avvicinarsi e a chiedere l’aiuto economico delle potenze occidentali. Nel 1951 si apre la seconda fase delle opzioni a causa delle costanti persecuzioni e della disastrosa situazione economica.

Chi vuole optare lo può fare dall’11 Gennaio all’11 Marzo 1951. Due mesi per estenuanti pratiche che richiedono tantissimo tempo per la farraginosa burocrazia jugoslava. Nell’Assemblea dell’UIIF del 1951, sempre con la presidenza Massarotto, il barlume di democratizzazione, mostrato, cessa e si radiano i dirigenti che l’hanno chiesta. Per quasi dieci anni viene sospesa ogni attività culturale, si tende a far sparire il bilinguismo e si chiudono le scuole italiane.

Nel decennio 1950/60 la vita degli istriani fiumani e zaratini è tragica; è il periodo più duro per i Rimasti. L’anno peggiore è il 1953, in concomitanza con il governo Pella, in Italia, che mostrò “i muscoli” per la “questione di Trieste”.

In quest’anno, ad Orsera, Luigi Boico scrive una lettera di denuncia e protesta per gli abusi subiti al Maresciallo Tito che incarica i dirigenti del Partito Comunista di Parenzo di occuparsi “del caso Boico”. E Gigi Boico, l’italiano, paga l’affronto: Con la moglie viene accusato di aver preso alcuni pacchi di pasta dalla “botega” dove lavorava.

La moglie Giovanna sconta tre mesi di carcere a Parenzo, Gigi quattro a Pola. E si chiede Perché sono stato punito ed eliminato? Per voler benne e parlar benne per tutti è sbagliato. Ho pagato e ho imparato viene meno la possibilità di mettere in pratica la mia teoria.

Dal 1954 al 1959 Gigi lavora quel poco di terra che gli è rimasta: quella che può lavorare da solo “Il Canal “. Nel novembre 1959 ritorna a lavorare in cooperativa per poter avere una pensione. Con il Memorandum di Londra il clima, per la minoranza italiana, inizia a cambiare.

Le Unioni degli Italiani di Slovenia e Croazia si fondono e si sceglie un candidato del Partito Comunista Jugoslavo. Gli anni ’60-’70 Verso il 1960 riprendono i contatti con l’Italia per mezzo di una delegazione del PCI. Nel 1961 si registra un nuovo minimo storico di presenza italiana in Istria; compresa la zona B, si dicono italiani in 25.000. Una curiosità climatica di quegli anni di grande miseria, a Orsera.

Nel 1962 tra il 2 e il 9 Giugno la temperatura scende a 0°; dopo una settimana arriva a 38°. Nel 1963-caso rarissimo in Istria dal clima mite- nevica per tre volte, il freddo eccezionale brucia tutti gli ulivi e le viti rimaste, come nel 1928 e nel 1931.

Torniamo a Gigi Boico. Comprende che i suoi ideali, quelli per i quali è rimasto a Orsera per vederli compiuti, non si stanno realizzando. La delusione è grande, lo si legge nelle sue poesie dalle quali trapelano le sue illusioni, i suoi sogni di un mondo più giusto e migliore. Nel 1967 scrive: «Non so più cosa sia o bene o male. Cosa sia giusto o sbagliato!
Credo sia perché l’egoismo E ‘più forte dell’altruismo…»

Nel 1964, con precauzione si prendono i primi contatti con l’UPT (Università Popolare di Trieste). Nel 1968 si crea una commissione, storica iniziativa, timidamente criticata dal Movimento Nazionalistico Croato “Masovni Pokret”. 

Con il Trattato di Osimo del 1975, per i Rimasti, si ripresenta una crisi. Antonio Borme viene espulso dalla Lega dei Comunisti e destituito illegalmente dal presidente dell’UIIF.
Gli anni ’80 Negli anni ’80, con un nuovo censimento si nota un ulteriore calo del numero degli italiani: si arriva a 15.000.

Nel 1985, timidamente, molto timidamente, si apre la critica al comunismo; si approva il progetto che prevede la diffusione della cultura e della lingua italiana. Finalmente, nel gennaio 1988, a Capodistria, “Il Gruppo Nazionale Italiano, ieri, oggi, domani…” denuncia tutte le vessazioni cui era stata sottoposta fino ad allora la Comunità Nazionale Italiana. Si chiede la riabilitazione di Borme. Si accusano le autorità slovene e croate di “Etnocidio”.

Si forma il “Gruppo 88” e si affrontano temi quali il bilinguismo e il superamento dell’identità nazionale, visto il fenomeno dell’ibridismo cui era stata sottoposta la popolazione. Nel 1990 “Il Gruppo per la Costituente” rivendica per il gruppo nazionale italiano l’autonomia politica, il ricongiungimento tra Esuli e Rimasti, lo sviluppo economico e religioso della Comunità, l’istituto della doppia cittadinanza.

Dopo confronti, assemblee, riunioni, contrasti tra i movimenti dei Rimasti, il 15 Luglio 1991 nasce la Nuova Organizzazione Democratica degli Italiani con il nome di “Unione Italiana” con la presidenza di Antonio Borme, presidente della Giunta Esecutiva Maurizio Tremul. Dal vessillo dell’organizzazione viene tolta la stella rossa, sancendo, così, la rottura di ogni vincolo politico con il passato.

Nello stesso anno, a Venezia, si incontrano Esuli e Rimasti con l’allora Presidente della Repubblica Cossiga; nell’autunno avviene il primo incontro tra Federesuli e UI: La nascita dell’UI contribuisce a rinsaldare il sentimento nazionale della minoranza. Il numero dei Rimasti risale a 25.000. Gli anni ’90 Nel 1992 si firma, a Roma, il Memorandum per la tutela della minoranza italiana con la Croazia; la Slovenia non lo firma. Tornando a Gigi Boico, ad Orsera. Il 2 giugno 1975 si legge che Bojko Luidi ha regalato un terreno arabile alla Comunità prima di andare in pensione.
Prima del 20 dicembre 1978 Bojko Luidi lascia i suoi terreni da coltivazione alla Comunità; tutti i documenti sono scritti in serbocroato.
Va in pensione e lavora l’unica campagna che ancora possiede “Il Canal “, terra alla quale è molto attaccato e che è la quantità che può possedere per i propri bisogni personali e per poter avere una pensione.

Il 6 Giugno 1976 scrive:  «Dal 1965 fino a oggi 1976, il benessere a Orsera si trasformò. Ieri si sacrificava solo per il necessario Oggi si deve sacrificare anche per il lusso e il contrario.
Ieri poco si sapeva perché poche cose esisteva».

Nel gennaio 1978: «Quando eravamo poveri e ignari. Incolpavamo i signori. Adesso che dai signori bisogno non abbiamo, I più poveri li ignoriamo».

Il 10 Gennaio 1986: «Sono arrivato a ottanta anni, scrive. Dopo un lungo periodo di digiuno Gigi si lascia andare. Il mondo era impazzito, la Jugoslavia si preparava ad una guerra. Gigi, forse, non voleva assistere ad un’altra guerra. Prima di chiudere gli occhi, dice alla figlia Ora tutto è finito.» Muore nel Maggio 1989, pensando che i suoi sogni fossero morti. Sua moglie Giovanna non gli aveva mai perdonato di aver voluto rimanere a Orsera e di non aver voluto raggiungere il figlio Giuliano e i parenti a Torino.

Nel 1989 il muro di Berlino è caduto, il comunismo sta esalando l’ultimo respiro. L’aria di rinnovamento si sente anche in Jugoslavia. Tra il gennaio 1991 e quello 1992 falliscono le trattative per salvare la vecchia Jugoslavia.

La Slovenia e la Croazia proclamano l’indipendenza dalla Federativa Jugoslava. Fine della Jugoslavia. Slovenia e Croazia, in quanto stati sovrani, vengono riconosciuti a livello internazionale. Il confine sul Dragogna diventa effettivo, si costruiscono i check-point. L’Istria storica è divisa in tre stati: l’Istria italiana con la cittadina di Muggia e poco più, quella slovena e quella croata.

La creazione degli Stati di Slovenia e di Croazia crea nei Rimasti problemi gravi di carattere amministrativo. Alcune considerazioni e alcuni avvenimenti significativi. Le libere elezioni nelle nuove repubbliche di Slovenia e Croazia vedono il formarsi di nuovi partiti, quali (in Croazia) la DDI (Dieta democratica istriana) ed il partito nazionalista di Franjo Tudman.

Mentre si sta discutendo di un progetto di regionalismo autonomo per l’Istria ed il Carnaro, avviene l’attacco frontale del nazionalista Tudman all’Istria, in un discorso molto significativo, che riporto in parte, tenuto a Pisino il 22 giugno del 1994, in occasione della celebrazione della “Giornata della lotta antifascista”. Il premier croato, che si atteggiava anche a storico, rilevò “i tragici eventi delle guerre mondiali”, ponendo l’accento sulle “persecuzioni subite dai croati dell’Istria sin dal 1918, ovvero – così il presidente croato – con l’occupazione italiana e la continua riduzione della popolazione croata… l’irredentismo italiano ha saputo sfruttare le tesi regionaliste e autonomiste”.

Ed ancora altre due mie considerazioni.
La prima è che, se anche nelle elezioni politiche che si susseguirono nei primi anni della giovane repubblica croata la DDI ottenne una maggioranza schiacciante di quasi il 75%, la sua azione in favore della Comunità Nazionale Italiana fu grandemente inficiata dalla forte presenza nazionalistica nella Croazia e poco ottenne.

La seconda considerazione è che, anche attualmente, sporadicamente, si ridestano in Croazia- ad esempio a Fiume- le tendenze nazionalistiche, come rilevato dal presidente di Federesuli Prof. De Vergottini: in occasione dell’organizzazione del Convegno su d’Annunzio a Fiume nel 2019, che non avvenne.

Ma vorrei chiudere con una nota di ottimismo, che nasce dalla visita del presidente Ciampi in Istria nel 2001. Così nel saggio di Luciano ed Ezio Giuricin: «La visita in Croazia, il 9, 10 e 11 ottobre 2001, del presidente Carlo Azeglio Ciampi fu un enorme successo e suscitò, tra i connazionali, sentimenti di rinnovata fiducia e speranza. Ciampi, accompagnato nelle tappe compiute a Fiume, Rovigno e Pola dal presidente croato Stjepan Mesic, fu accolto con entusiasmo e simpatia dai connazionali. Sottolineando l’importanza dei valori della convivenza presenti in Istria ed a Fiume, Ciampi volle ribadire il ruolo insostituibile del Gruppo Nazionale Italiano. “Voi – disse – siete i migliori ambasciatori dell’Italia, ed i più efficaci fautori dei rapporti di amicizia e collaborazione tra i nostri due Paesi».

Il riferimento al Presidente Ciampi, in visita in Istria dopo la conclusione dell’accordo fra l’Italia e la Croazia sulla tutela delle minoranze, suggella queste note e tralascia di elencare gli ultimi accadimenti. Ormai la minoranza italiana è tutelata nel quadro di accordi bilaterali ed in un quadro europeo. Noi Associazioni degli Esuli ci auguriamo che col nostro impegno si possano realizzare gli obiettivi di una pacifica proficua convivenza con la maggioranza croata nelle terre dell’altra sponda dell’Adriatico.

Alla conferenza ha partecipato Bruno Cergnul, istriano nato a Pola e residente a Pola che ha sottolineato i problemi da lui vissuti “da figlio di Rimasti “ed oggi un Rimasto. Ecco che cosa ci ha fatto sapere. La nostra vita è stata durissima e, pochi, anche gli Esuli, lo sanno. Ho iniziato a frequentare la scuola italiana e, per un decreto, dopo poco tempo ho dovuto frequentare quella croata. Il problema della scuola nell’attuale Istria è grave.

Da alcuni decenni le scuole italiane sono state risistemate, modernizzate con lo sforzo congiunto dell’Italia e della Croazia. Molto recentemente a Buie è stata inaugurata una nuova scuola italiana.

I docenti sono tutti di lingua italiana, gli studenti sono italiani-non tutti gli italiani vanno alla scuola italiana-, molti sono di altre etnie, ed è un bene; sono simpatizzanti della lingua italiana-albanesi serbi e altri-.

L’importanza dell’asilo italiano è grande per poter avere, in futuro, alunni che frequenteranno la scuola italiana. Gli ostacoli sono molti. Faccio un esempio. A Parenzo c’è la scuola elementare ma non la media. Gli studenti che vogliono continuare a frequentare la scuola italiana devono recarsi a Rovigno, a più di 20 chilometri, con grandi disagi. Perdita di tempo che si ruba allo studio e costi. Se prendono l’autobus possono rientrare solo in serata.

Aggiungo che la strada “normale” è piena di curve saliscendi stretta e l’autostrada ha dei costi che non tutte le famiglie possono sostenere.
Finito il liceo molti vengono in Italia per l’Università, ma la laurea italiana non è riconosciuta dalla Croazia. perché sia riconosciuta i neolaureati devono sostenere un iter burocratico complicato e lunghissimo. Il risultato è che desistono dall’insegnamento e cercano un altro lavoro in biblioteche o in altri uffici. Molti ritornano in Italia per cercare lavoro. Ma lo scopo di avere insegnanti giovani e validi istriani italiani è reso vano.

E, così, i problemi si acuiscono sempre di più. Di questa situazione ne sono al corrente tutti da Furio Radin deputato al Tabor. -il Parlamento croato- a Maurizio Tremul e da tutti coloro che si ripresenteranno alle prossime vicine elezioni: ne parleranno, faranno grandi promesse e tutto finirà con le elezioni. Come è sempre avvenuto.

Parlando dei testi usati. Molti vengono tradotti dal croato e questo avviene per tutte le minoranze presenti in Croazia. Alle traduzioni provvede l’EDIT di Fiume, dopo aver ottenuto le autorizzazioni. Le traduzioni si fanno con gravi ritardi, la cosa si ripete da oltre 50 anni: le cose non cambiano. I libri arrivano sempre in ritardo, ad anno scolastico già inoltrato.
Molti libri arrivano dall’Italia. Quando mancano in italiano si usano i libri in croato…nella scuola italiana! Gli alunni devono studiare sugli appunti che prendono in classe dati dagli insegnanti.

Incolpevolmente, gli alunni che frequentano le scuole italiane sono preparati peggio di quelli che sono in Italia per mancanza di insegnanti e di buoni testi. Sarebbero utili, anzi utilissimi, degli scambi tra classi delle scuole italiane in Istria e quelli che vivono in Italia: per far conoscere i monumenti, le città, la storia così la capirebbero meglio. Gli studenti delle scuole italiane devono provare l’orgoglio non solo di parlare in italiano ma di essere italiani e sarebbe più facile se potessero conoscere qualche pezzo d’Italia. Contatti, servono i contatti per inculcare l’amore per la Patria e per mantenere la presenza dell’Italia in Istria».

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