Un nobile francese innamorato del Collio

«Contrariamente alle stime di inizio Agosto, che prospettavano un calo di produzione compreso tra il 10 e il 15 per cento rispetto alla media, la vendemmia 2022 in Friuli Venezia Giulia si sta rivelando migliore delle attese e sostanzialmente in linea con quella dello scorso anno». A dichiararlo al giornale online “Il Friuli.it” è il responsabile del settore vitivinicolo di Coldiretti Friuli Venezia Giulia, Marco Malison, che condivide le analisi già anticipate da Assoenologi, Unione Italiana Vini e Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare, secondo le quali la produzione in regione si aggirerà attorno ai 2 milioni di ettolitri e il livello qualitativo si collocherà tra il buono e l’ottimo.

La situazione della viticoltura friulana è in linea con quella più generale registrata nel Paese che, si stima, dovrebbe portare in cantina 50 milioni di ettolitri di vino, la stessa quantità dello scorso anno (50,23 milioni di ettolitri di vino il dato Agea 2021) e più 3% rispetto alla media del quinquennio 2017-2021.

Quando si parla di vini non si può non tener conto del Collio, un’area collinare divisa tra Italia (provincia di Gorizia) e Slovenia (Goriziano), che si estende tra il corso del fiume Isonzo e il suo affluente di destra, Iudrio; un’area che rappresenta una delle punte di diamante della viticoltura friulana. Proprio qui dal 2017 il nobile francese Charles-Louis de Noüe coltiva una decina di vitigni distribuiti su un’area di centoquaranta ettari.

Si tratta per lo più di vecchie vigne abbandonate che sono state riattivate e che oggi sono diventate solide piante le cui radici traggono il meglio della terra dalle profondità e soprattutto in grado di resistere alla bora, il vento freddo che scende dalle Alpi.

La famiglia de Noüe ha una lunga tradizione vitivinicola in Borgogna, dove Charles Louis de Noüe produce il pregiato Domaine Vicomte de Noüe-Marinič. Nel Collio, grazie ai vitigni francesi impiantati, s’è sviluppata da oltre 150 anni una zona che produce un chardonnay autoctono tra i più antichi al mondo. Come si legge nella presentazione della casa vitivinicola tutto ciò è stato reso possibile perché «la tradizione borgognona di Charles-Louis de Noüe nipote di Jeanne Leflaive, co-fondatrice con i fratelli del Domaine Leflaive», s’è affiancata a «Goriska Brda (“Collina di Gorizia”) di Alis Marinič della famiglia Marinič, che porta alta l’esigenza per il rispetto del terroir interpretandolo con la produzione ed il piacere di vini fini ed eleganti».

Per i cultori e i raffinati intenditori di vini giova ricordare che Domaine Vicomte de NoüeᚐMarinič vanta la classificazione di II Cru (introdotta da Maria Theresa d’Austria nel 1787) nei suoi vini Groblja, Tejca a Vedrignano e Sotto la Chiesa a Bigliana. Charles Louis de Noüe divide il suo tempo tra Francia, Slovenia, Friuli e la capitale, dove vive con la moglie e le due figlie. Il Nobile francese confessa il suo impegno per trasmettere alle figlie la passione che prova per il mondo del vino e soprattutto per la terra che nutre le viti.

Degli insegnamenti di Rudolf Steiner in campo agricolo si dice attento cultore e da lì vengono il rispetto e la promozione per le culture biodinamiche che osserva. A confermare i buoni risultati dell’attività di Charles Louis sono gli esigenti palati di tanti clienti, sommelier e buongustai (soprattutto di ristoranti romani) che, all’unisono, apprezzano tutte e cinque le caratteristiche del bouquet olfattivo dei suoi vini: finezza, intensità, armonia, franchezza e durata.

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