La Russia può chiudere i rubinetti, non l’Europa

In una nota dell’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale) si legge che «il forte aumento dei prezzi spot sui mercati europei spiega perché, pur avendo ridotto i volumi di gas esportati del 75%, la Russia continui a guadagnarci.

In parte è anche per questo che si potrebbe ritenere poco probabile la chiusura totale delle forniture russe: sarebbe come darsi la zappa sui piedi.

A cambiare le carte in tavola ci sarebbe però l’imposizione di un tetto europeo al prezzo del gas acquistato dalla Russia. Se così fosse, le entrate russe subirebbero un forte contraccolpo che potrebbe portare il Cremlino a percepire come molto meno costosa una ulteriore riduzione di forniture all’Europa, e anzi come vantaggiosa per punire i Paesi europei.

Ad oggi Mosca fornisce solo il 15% delle importazioni totali europee, rispetto al 40-45% degli anni scorsi. Già così, il prezzo spot del gas naturale è aumentato di 10-13 volte. Un taglio totale delle forniture costringerebbe gli europei ad andare a cercare quel 15% (equivalente a 60-65 miliardi di metri cubi l’anno) sui mercati internazionali, e quasi certamente di farlo guardando solo al GNL (Gas naturale liquefatto).

Ciò genererebbe grandi ulteriori contraccolpi sul mercato GNL mondiale, spingendo all’aumento il prezzo. Inoltre, l’Europa non avrebbe neppure un numero sufficiente di rigassificatori per importare tutto il gas necessario (salvo nel caso della Spagna, che tuttavia è energeticamente isolata dal resto del continente).

Insomma: un tetto al prezzo del gas russo potrebbe rapidamente portare a una chiusura delle ultime forniture russe verso l’Europa, e per questa via a un prezzo del gas non russo alle stelle. Con la certezza di razionamenti in tutti i Paesi europei nel corso dell’inverno».

La domanda allora è: perché Draghi insiste tanto nel chiedere un tetto europeo al prezzo del gas?

Da un lato butta lì una manciata di euro per sostenere le imprese, da un altro incentiva il blocco delle importazioni del gas dalla Russia che ha come conseguenza la chiusura di quelle aziende che dice di voler difendere.

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