La floricoltura varesina non può reggere un altro lockdown

C’è preoccupazione, perché una nuova chiusura generalizzata nel periodo più delicato della stagione avrebbe conseguenze gravissime per la floricoltura made in Varese. E’ successo lo scorso anno, durante il primo lockdown: un danno economico di proporzioni enormi, con le imprese florovivaistiche costrette a gettare letteralmente via mesi di lavoro”. 

E’ Fernando Fiori, presidente di Coldiretti Varese, a  lanciare l’allarme, evidenziato anche nell’intervista alla Tgr Rai in onda ieri, che ha raccolto anche le voci preoccupate dei florovivaisti della provincia prealpina, tra cui Carlo Cremona di Venegono Inferiore: “Anche la chiusura nei weekend –  ha dichiarato ai microfoni – sarebbe un grave danno, Chi lavora vede di fatto ridotta al weekend l’unica possibilità di acquistare quanto necessario anche per la cura di orto e giardino. Pesa inoltre, come lo scorso anno, anche il calo di vendite dovuto al taglio delle cerimonie che vengono sospese data l’incertezza di queste settimane”.

Preoccupazioni condivise, quindi. “L’emergenza, purtroppo, è tutt’altro che conclusa” riprende Fiori. “Oggi domina l’insicurezza e, di conseguenza, l’impossibilità di programmare con certezza il lavoro. Ciò determina un grave handicap per le nostre imprese” continua il presidente. “Tra marzo e aprile 2020 i floricoltori hanno subito perdite tra il 90% e il 100%. Poi, dal tardo autunno – e pure tra grandi fatiche e sacrifici – hanno ripreso a lavorare sfiorando ritmi e livelli di un periodo normale, il Natale ha retto il colpo e, finora, siamo riusciti a fronteggiare le incertezze”.

D’altronde – ricorda Fiori – “ciò che oggi i floricoltori hanno nei loro vivai è il frutto della programmazione dei mesi precedenti: si tratta, in particolare, delle piantine seminate a partire dal settembre scorso, quando nessuno avrebbe potuto immaginare una ulteriore situazione di tale portata e incertezza: un’estate che sembrava essersi portata via l’emergenza, insomma, aveva convinto i floricoltori ad impostare una programmazione “normale” del lavoro. E, finora, il mercato, ha dato loro ragione”.

I problemi, invece, possono sorgere ora: Una eventuale chiusura dei centri giardinaggio, ma anche una forte limitazione agli spostamenti delle persone nei week-end, avrebbe effetti drammatici, paragonabili a quelli dello scorso anno. Perché si tornerebbe a bloccare un settore nel vivo della stagione. Insomma, sarebbe il ripetersi di un incubo”.

Già oggi si registrano ordinativi più limitati da parte dei fioristi, essi stessi prudenti per il timore di ritrovarsi con ingenti quantitativi di merce invenduta a fronte delle nuove, possibili chiusure.

“E’ dunque importante scongiurare il ripetersi di una situazione simile a quella dello scorso anno” conclude Fiori. “E’ in gioco, infatti, la tenuta economica di un sistema produttivo, quello florovivaistico, strategico per il territorio, come evidenziano gli stessi numeri che lo contraddistinguono”.

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