Il “carello della spesa” è più caro, ma meno soldi pagati agli agricoltori

Oltre al danno, la beffa: con le file davanti ai supermercati per l’effetto Covid, in controtendenza alla deflazione generale salgono i prezzi al consumo nel carrello della spesa con un rincaro al dettaglio che va dal 9,9% per la frutta al 5,3% per la verdura. E’ quanto emerge da un’analisi della Coldiretti sui dati Istat relativi all’inflazione a ottobre che registra una spinta al rialzo del carrello della spesa con +1,2%.

“Un’accelerazione che riguarda al dettaglio sia gli alimenti lavorati che quelli non lavorati mentre i prezzi pagati agli agricoltori e agli allevatori spesso diminuiscono con le quotazioni riconosciute ai produttori che in molti settori – sottolinea il presidente di Coldiretti Varese Fernando Fiori – non coprono più neanche i costi e mettono a rischio il sistema agroalimentare nazionale. Senza contare la crisi conclamata di interi settori, come il florovivaismo, che anche nelle ultime festività si è trovato a dover fronteggiare un calo di vendite molto marcato – anche superiore al 30-35% – con una quota molto alta da invenduto, purtroppo non recuperabile”.

Le nostre imprese – continua Fiori – “lavorano giorno e notte per garantire gli approvvigionamenti di cibo e non ci fermiamo: ogni aumento di prezzo, quindi, è assolutamente ingiustificato e invitiamo a segnalarlo. Ovviamente, è ancor più importante fare attenzione alle etichette, verificando l’origine nazionale per essere sicuri della stagionalità, preferire le produzioni locali che non essendo soggette a lunghi tempi di trasporto garantiscono maggiore freschezza, privilegiare gli acquisti diretti dagli agricoltori, nei mercati e nei punti vendita specializzati anche della grande distribuzione dove è più facile individuare l’origine e la genuinità dei prodotti”.

Le ultime Faq del Governo – precisa il presidente di Coldiretti Varese – “hanno chiarito che fare la spesa rientra sempre fra le cause giustificative degli spostamenti quindi laddove, anche nelle zone rosse come la provincia di Varese, il proprio Comune non disponga di punti vendita. L’appello è, ovviamente, di limitare movimenti e  contatti, specie nelle aree dove i contagi corrono maggiormente: anche per questo, gli agricoltori di Coldiretti e Campagna Amica hanno attivato un servizio di consegna a domicilio dei loro prodotti e mantengono tutti gli appuntamenti mattutini con i Mercati di Campagna Amica, svolti in luoghi aperti e con accesso contingentato”.

Le nostre imprese agricole stanno resistendo “con il loro lavoro quotidiano” alla crisi di un anno senza precedenti: anche la seconda ondata sta avendo ripercussioni pesanti, “su filiere già duramente colpite dalla chiusura anticipata della ristorazione che ha un effetto negativo a cascata sull’agroalimentare nazionale, con una perdita di fatturato di oltre un miliardo per le mancate vendite di cibo e bevande nel solo mese di applicazione delle misure di contenimento”.

Un drastico crollo dell’attività che pesa sulla vendita di molti prodotti agroalimentari identitari della filiera prealpina, dai formaggi, ai salumi, alla carne, all’ortofrutta: senza contare che a venir meno sono anche i “frontalieri della spesa” che, dal vicino Canton Ticino svizzero, solitamente si recano in Italia per approvvigionarsi dei prodotti tipici di qualità reperibili nel nostro comprensorio.

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