Il popolo del grano è sceso oggi in piazza con una grande mobilitazione da Nord a Sud del Paese che vede migliaia di agricoltori della Coldiretti manifestare per denunciare le manovre di veri e propri trafficanti che utilizzano le importazioni di prodotto straniero per far crollare i prezzi di quello italiano, scesi ormai drammaticamente sotto i costi di produzione. “Speculazioni che rischiano di far drasticamente diminuire le capacità produttive del Paese in un settore strategico per l’approvvigionamento alimentare, con pesanti conseguenze dal punto di vista economico e ambientale: anche la provincia di Varese è colpita” ribadisce in occasione delle manifestazioni il presidente della Coldiretti provinciale Pietro Luca Colombo che già nei giorni scorsi aveva denunciato l’insostenibilità della situazione.
Venerdì 26 settembre, a partire dalle ore 9, gli agricoltori, provenienti da tutta Italia, hanno invaso pacificamente con cartelli, bandiere e striscioni le città simbolo della cerealicoltura nazionale, da Bari, capoluogo del Granaio d’Italia, la Puglia, a Palermo, in Sicilia. Ma presidi si sono tenuti anche in altre città.
“A rischio è la sopravvivenza di oltre centotrentamila aziende agricole impegnate nella coltivazione, ma anche un patrimonio territoriale di 1,2 milioni di ettari minacciati dall’abbandono e dalla desertificazione. Prezzi troppo bassi, concorrenza sleale dall’estero e costi di produzione sempre più alti: è questo il mix che rischia di mettere in ginocchio i cerealicoltori del Varesotto, soprattutto nelle aree a sud della provincia, dove l’agricoltura deve già fare i conti con una forte pressione urbanistica e con spazi produttivi sempre più limitati” aggiunge Colombo.
Il rischio? “Che molti agricoltori non potranno più permettersi di seminare” conclude il presidente. “Numerose superfici verrebbero abbandonate o convertite ad altre colture, con una perdita grave per la produzione di grano italiano destinato alla pasta e per la stessa tenuta del nostro territorio rurale”.
Il problema non riguarda solo la provincia di Varese ma tocca l’intero Paese, dove negli ultimi due anni il prezzo del grano è crollato di oltre un terzo. A pesare è soprattutto l’aumento delle importazioni: nei primi mesi del 2025 l’arrivo di frumento dall’estero – dal Canada alla Turchia fino alla Russia – è cresciuto sensibilmente, determinando una pressione al ribasso sulle quotazioni italiane. “Una concorrenza che definire sleale non è esagerato – prosegue Colombo – perché i nostri agricoltori devono rispettare norme ambientali e fitosanitarie molto più severe, mentre i prodotti stranieri arrivano sul mercato a prezzi inferiori anche grazie a pratiche che in Italia non sono ammesse”.
