Cinghiali, bene Regione su delega abbattimenti per agricoltori danneggiati

Con almeno novemila assalti in dieci anni tra campagne e strade provocati dai cinghiali in Lombardia, ogni iniziativa che può aiutare ad arginare l’azione distruttiva di questi animali è importante. Così Coldiretti Lombardia commenta positivamente la delibera approvata dalla Regione su proposta dell’assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi Fabio Rolfi, che stabilisce la possibilità per gli agricoltori che subiscono danni causati dai cinghiali di indicare due operatori abilitati al contenimento dell’animale sui propri terreni.

“E’ una misura di rilievo, da cui gli agricoltori si attendono un contributo significativo per risolvere una situazione divenuta ormai insostenibile in varie aree delle nostre campagne” commenta Fernando Fiori, presidente di Coldiretti Varese. “I cinghiali stanno mettendo a rischio la tenuta stessa delle aziende agricole in ampi areali del Varesotto, a causa delle devastazioni che provocano alle colture in campo: dal fieno, la cui qualità è compromessa dall’andirivieni di questi animali sui prati, al mais, le cui semine vengono decimate se non azzerate; dalle patate ai piccoli frutti che sono ricercati come cibo. Non vengono risparmiate nemmeno le vigne dove le piantine più piccole vengono sradicate mentre il frutto maturo viene mangiato. Danni si registrano anche negli uliveti con i cinghiali che scavano vicino alle radici delle piante, pregiudicandone la tenuta. Questi animali sconvolgono l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali in aree di pregio naturalistico e aggrediscono perfino i muretti a secco  la cui arte è stata riconosciuta dall’Unesco patrimonio immateriale dell’Umanità”.

Senza dimenticare – continua Coldiretti Varese – il pericolo per la sicurezza delle persone sulle strade e nei centri abitati, oltre al rischio di diffusione di malattie come dimostrato dai primi casi di peste suina africana (PSA) riscontrati su cinghiali in Piemonte e Liguria ma anche in Germania, Belgio e Paesi dell’Est Europa, che rappresentano un grave campanello d’allarme per i nostri allevamenti di maiali. La Peste Suina Africana – precisa la Coldiretti – può colpire cinghiali e maiali ed è altamente contagiosa e spesso letale per questi animali, ma non è, invece, trasmissibile agli esseri umani.

Secondo le ultime stime – continua la Coldiretti Lombardia – a livello nazionale il numero di cinghiali ha superato i 2 milioni di esemplari. Non c’è più tempo da perdere, serve un’azione sinergica su più fronti per mettere in campo interventi decisivi e riportare sotto controllo la gestione di questi animali, sia a livello numerico che spaziale attraverso le attività venatorie, le azioni di controllo della legge 157/92 e le azioni programmabili nella rete delle aree protette.

La delibera approvata oggi prevede anche il potere sostitutivo di Regione nei confronti di quegli Ambiti territoriali e Comprensori alpini di caccia in aree non idonee al cinghiale che non dovessero predisporre nei tempi stabiliti i piani di intervento.

La situazione in provincia di Varese è particolarmente grave anche per la concomitanza con il problema di cervi ed altri ungulati, ma anche per la rimodulazione nel ristoro dei danni da selvatici (cervi e cinghiali): negli ultimi giorni, le imprese si sono viste tagliare di oltre il 45% gli indennizzi, a fronte di stime già in partenza ridotte al minimo.

“Se andremo avanti così, non potremo far altro che chiudere e abbandonare, insieme all’attività in azienda, anche l’alpeggio. Una decisione che spezza il cuore, perché con la scomparsa di un pascolo alpino si perde, oltre al presidio e alla salvaguardia idrogeologica di un territorio molto fragile, anche una lunga tradizione casearia che affonda le sue origini nei millenni” spiegano gli allevatori del territorio, nell’evidenziare una situazione “divenuta un incubo: assistiamo ad incursioni continue, in attesa di quegli interventi risolutivi più volte richiesti ma mai attuati. Gli insufficienti risarcimenti rendono drammatico un quadro già da tempo insostenibile. L’appello, a questo punto, è quello di salvare l’attività delle nostre imprese da morte certa”.

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