Lunedì 24 marzo, la Sala Montanari di Varese ha accolto un convegno dedicato al dottor Geppino Micheletti, un medico di straordinaria umanità, padre e uomo che ha saputo unire nella sua vita scienza e valori morali in un legame profondo.
L’evento ha accolto numerosi ospiti, tra cui due figure di spicco di Varese. Il prof. Giuseppe Armocida, nato a Ispra nel 1946, è una figura centrale nella storia della medicina locale. Per oltre vent’anni ha guidato la Società Italiana di Storia della Medicina, approfondendo le origini della disciplina e diventando un riferimento per studiosi e professionisti. Professore ordinario presso l’Università dell’Insubria, ha diretto il Dipartimento di Medicina e Sanità Pubblica, formando numerosi medici e storici. Pur non potendo diventare rettore per limiti d’età, ha contribuito al prestigio dell’ateneo con importanti progetti nazionali e internazionali. Con il suo insegnamento, ha trasmesso passione per la storia della medicina, mostrando come questa disciplina sia radicata nella storia, filosofia ed esperienza umana.
L’intervento del Prof. Armocida al convegno ha rappresentato un momento di riflessione intenso, arricchendo il ricordo di Geppino Micheletti non solo come medico di grande valore, ma anche come uomo capace di incarnare i più alti principi etici e morali nella sua pratica quotidiana. Il convegno ha voluto mettere in luce non solo le sue competenze mediche, ma anche la sua profonda umanità, che ha influenzato e toccato le vite di chiunque abbia avuto il privilegio di incontrarlo. Durante l’incontro è emerso chiaramente come la medicina, oltre alla sua componente tecnica e scientifica, sia anche una vocazione al servizio degli altri, in cui la dimensione umana e relazionale riveste un ruolo fondamentale. Micheletti, infatti, non era solo un medico nel senso tradizionale del termine, ma un uomo capace di ascoltare, comprendere e sostenere il prossimo, qualità che lo rendevano una figura straordinariamente unica.
Peppino Micheletti non fu semplicemente una figura di rilievo nell’ambito sanitario, ma rappresentò anche il coraggio, la resilienza e la dedizione di chi, pur segnato dalla tragedia dell’esodo giuliano-dalmata, rimase fedele al proprio dovere. La sua vita è stata segnata da un dolore profondo, quello della perdita di una terra, della propria casa, ma anche di affetti e di amici. Nonostante questo, Micheletti ha continuato a svolgere il suo ruolo con dignità e impegno, portando avanti la sua missione di medico con dedizione e competenza
Peppino Micheletti non fu semplicemente una figura di rilievo nell’ambito sanitario, ma rappresentò anche il coraggio, la resilienza e la dedizione di chi, pur segnato dalla tragedia dell’esodo giuliano-dalmata, rimase fedele al proprio dovere. La sua vita è stata segnata da un dolore profondo, quello della perdita di una terra, della propria casa, ma anche di affetti e di amici. Nonostante questo, Micheletti ha continuato a svolgere il suo ruolo con dignità e impegno, portando avanti la sua missione di medico con dedizione e competenza. La sua memoria è strettamente legata alla strage di Vergarolla, uno degli episodi più tragici della nostra storia. In quella tragedia, come in tante altre vicende che hanno segnato l’esodo, si intrecciano dolore e speranza, sofferenza e resistenza. La sua figura, quindi, non è solo simbolo di una comunità che ha dovuto subire ingiustizie e perdite incommensurabili, ma anche di una testimonianza viva di chi ha cercato di dare un senso alla propria esistenza attraverso il servizio agli altri, nonostante tutto, è quanto il dottor Pier-Maria Morresi, Presidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia di Varese e dell’Associazione
Micheletti come uomo che ha scelto di rimanere al fianco di chi aveva bisogno, restando un faro di speranza per molti. La sua figura è e rimarrà fondamentale per la memoria e per la storia della comunità istriano-dalmata, un esempio di coraggio e dedizione che deve continuare a ispirare le generazioni future.