Andrea Prati, il “Pilato” di Sordevolo

«Mi ha sempre incuriosito la figura di Ponzio Pilato. Un uomo moderno; il suo modo di pensare è simile a quello dei nostri tempi», poche parole che spiegano la ragione che ha spinto Andrea Prati ad interpretare per la quarta volta il personaggio di Pilato nella rappresentazione teatrale la “Passione” che si svolge a Sordevolo in provincia di Biella tra il 18 Giugno ed il 25 Settembre.

Andrea, 56enne, impiegato in un’azienda privata, sposato e padre di due figli rispettivamente di 11 anni e di 16 anni, spiega che la “Passione” è nel Dna dei sordevolesi e che «il passaggio del testimone tra le generazioni è la benzina che smuove l’intera macchina della rappresentazione. In poche parole, si nasce nella “Passione”».

I figli cercano di seguire le orme del padre, così come suo figlio 16enne recita come comparsa, mentre è già stato Pilato nella “Passione” dei ragazzi, un’ unica rappresentazione, interpretata da bambini e adolescenti, la quale va in scena al termine della stagione, sul finire di Settembre.

Le ultime ore di vita di Gesù, presentate in un ampio anfiteatro realizzato all’ingresso del piccolo comune montano ad una manciata di chilometri da Biella, sono un grande spettacolo corale interpretato da dilettanti capaci però di regalare forti emozioni. Andrea Prati, nato e cresciuto a Sordevolo, loda l’impegno dei suoi compaesani.

Dice: «In tutte le famiglie della nostra comunità c’è almeno un componente che anima lo spettacolo. Facciamo tutto ciò che è utile per rendere la “Passione” unica nel suo genere. Badiamo agli elementi più appariscenti, la recitazione degli attori protagonisti, ma anche a tutto ciò che li deve supportare: dalla scenografia ai dettagli degli oggetti e dei costumi usati duemila anni fa a Gerusalemme».

“Pilato” tiene a precisare che anche i suoi genitori, sordevolesi d’adozione, si sono perfettamente integrati nel clima dello spettacolo che ogni cinque anni, da oltre due secoli, puntualmente viene realizzato fuori e dentro l’anfiteatro.

Mezz’ora prima dell’inizio, infatti, lungo le strade del paese, comincia a formarsi una processione composta da tutti coloro che prenderanno parte allo spettacolo (comparse e attori principali) i quali si arresteranno solo davanti ai cancelli dell’anfiteatro in attesa che il regista dia il segnale d’inizio dell’esibizione. Uno show dentro lo show, insomma, difficile anche da illustrare se non si ha avuto la possibilità di vederlo dal vivo.

Ecco ciò che intende sottolineare Andrea è che anche «mio padre, nato a Porto Ceresio nell’alto varesotto e mia madre di Castelfranco Veneto in provincia di Treviso, si sono perfettamente integrati nell’atmosfera generata dalla “Passione”, che sentono come loro quanto un sordevolese doc» .

Andrea ha accettato di interpretare Ponzio Pilato, il governatore romano che si lavò le mani della crocifissione di Gesù, perché è uno dei personaggi più complessi della storia. Un uomo tormentato (forse anche un po’ arrogante come tanti uomini di potere) che deve confrontarsi con la moglie Claudia sensibile alla figura di Gesù di Nazareth; un uomo colpito dal dubbio e forzato a prendere una decisione che vorrebbe evitare. Cede in nome del politicamente corretto e nel timore di vedere compromessa la sua carriera. Quanti politici, medici, magistrati si stanno pilatescamente lavando le mani davanti ai guasti prodotti dal virus di Wuhan?

Non a caso Andrea lo considera un personaggio molto attuale. «Pilato non era un fine intellettuale, aveva atteggiamenti diretti, forse un po’ rudi, probabilmente acquisiti negli anni della sua formazione militare», sostiene. «Un uomo che vuole far valere la sua autorità, mentre se avesse prevalso in lui l’aspetto del politico si sarebbe mosso con malizia, in modo forse anche meno plateale».

Un ruolo complicato che Andrea sente molto non perché abbia affinità caratteriali, «ma perché assume in sé», spiega, «le tante contraddizioni che gravano sull’uomo contemporaneo lacerato da un tumulto di passioni per la giustizia, la verità, il bene comune, ma anche tanto attratto da tutto ciò che lo può gratificare incurante del male che tale condizione può generare in altri suoi simili. C’è in Pilato quell’ambiguità che opprime tanti di noi e con la quale dobbiamo fare i conti, ma che raramente riusciamo a vincere».

Anche se nella “Passione” l’accento è posto più sull’aspetto della forma di Teatro popolare, il tema che viene trattato, inutile negarlo, ha forti implicazioni con il fatto religioso.

Chiusa l’intervista ci perseguita la domanda: di quanto migliorerebbe la vita del genere umano se ognuno di noi riuscisse a zittire il “Pilato” che si porta dentro?

(Andrea Prati – Pilato nella “Passione” di Sordevolo crediti fotografici E. Eletto)

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